Dai piccoli incentivi ai grandi problemi strutturali: come le scienze comportamentali possono guidare l’innovazione, migliorare i servizi e stimolare la crescita economica sostenibile.
È possibile stimolare la crescita economica con strumenti psicologici? La domanda può sembrare provocatoria, ma sempre più economisti e policymaker si stanno chiedendo se le scienze comportamentali possano contribuire a migliorare l’efficacia delle politiche pubbliche e, con esse, la produttività e lo sviluppo.
Le politiche comportamentali si basano su due pilastri fondamentali. Il primo è la consapevolezza che le persone non agiscono sempre in modo perfettamente razionale, come previsto dai modelli economici tradizionali. Semplici cambiamenti nel modo in cui vengono presentate le scelte — come l’impostazione di un’opzione predefinita — possono influenzare enormemente il comportamento.
Il secondo pilastro è l’adozione di un approccio empirico e sperimentale: testare nuove politiche in modo rigoroso, preferibilmente con esperimenti randomizzati controllati, per capire cosa funziona davvero. Non è un’idea esclusivamente comportamentale, ma spesso sono proprio i sostenitori dell’economia comportamentale a promuoverla con più forza.
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