Il neoliberismo è morto, il capitalismo quasi. Questa è la nuova (vera) minaccia per il mondo

Donato De Angelis

9 Ottobre 2025 - 16:52

Il neoliberismo è morto, e il capitalismo sta morendo. Secondo Yanis Varoufakis, sta arrivando qualcosa di molto più spaventoso.

Il neoliberismo è morto, il capitalismo quasi. Questa è la nuova (vera) minaccia per il mondo

Il mondo è ormai nelle mani di un nuovo tipo di sistema, guidato dai principi e dagli interessi delle grandi aziende tecnologiche. Alimentato da oltre 15 anni con risorse finanziarie da capogiro, il tecno-feudalesimo sta sostituendo il capitalismo tradizionale, pur parassitando su di esso. La fede neoliberale nella “mano invisibile del mercato” è stata rimpiazzata dall’algoritmo onnipotente e il mercato decentralizzato è stato sostituito da un meccanismo perfettamente centralizzato che collega venditori e acquirenti.

Queste sono le osservazioni di Yanis Varoufakis, uno degli economisti di sinistra più famosi in Europa ed ex ministro delle finanze in Grecia sotto il governo Tsipras nel 2025, nel pieno della crisi del debito ellenico e della lotta di Atene contro l’austerità imposta dalla Troika.

In un’intervista al quotidiano spagnolo El País, in occasione del suo ultimo libro dall’eloquente titolo “Tecnofeudalesimo”, Varoufakis afferma con decisione che il nuovo ordine mondiale è nelle mani dei super-ricchisignori della tecnologia” e che il momento in cui inizieremo ad essere governati direttamente dagli algoritmi non è lotnano.

“Il neoliberismo non è mai stato reale. È stato solo un’ideologia legittimante del processo di finanziarizzazione e globalizzazione iniziato dopo la fine del sistema di Bretton Woods, agli inizi degli anni ’70. Ora, con il tecno-feudalesimo, il potere è passato dalle grandi istituzioni finanziarie ai colossi del Big Tech: così il neoliberismo è finito - persino come ideologia”,

spiega Varoufakis.

La nascita del “capitale delle nuvole”

La crisi finanziaria del 2008 ha senza dubbio segnato un punto di svolta. Per salvare le banche, i governi e le banche centrali hanno stampato circa 35.000 miliardi di dollari, affiancando delle misure di austerità che hanno compresso stipendi e welfare.

Il risultato? Una combinazione tra enorme liquidità e bassa domanda dei consumatori.

“Le uniche aziende che hanno investito parte di quei 35 trilioni sono state quelle della Silicon Valley, che hanno creato il Big Tech sulla base di una nuova forma di capitale, che io chiamo capitale delle nuvole. Questo segna l’inizio del tecno-feudalesimo”,

afferma Varoufakis.

Secondo Varoufakis, il “capitale delle nuvole” è concentrato solo in due luoghi del mondo - Stati Uniti e Cina - mentre il potere delle aziende tecnologiche è globale:

“Per esempio, anche se i governi europei volessero limitare aziende come Google o Meta, queste hanno un potere enorme su di loro: basta minacciare di sospendere l’accesso a YouTube o Instagram, e i politici arretrano”.

La “rendita delle nuvole”: una nuova forma di sfruttamento

A differenza del capitale tradizionale - fatto di mezzi di produzione come catene di montaggio e generatori - il capitale delle nuvole non produce beni fisici:

“Produce potere per conto dei suoi proprietari. Non si tratta solo di macchine e cavi in fibra ottica; sono soprattutto i post caricati dagli utenti e gli effetti della rete generati da quella massa di contenuti.”

Oggi le Big Tech estraggono ciò che Varoufakis chiama una “rendita delle nuvole”. Amazon, ad esempio, trattiene il 30–40% del prezzo finale dei prodotti.

“Quando queste rendite superano il 20% dei costi totali, le nostre economie non funzionano più come nel capitalismo”,

avverte.

La differenza rispetto al passato è impressionante: nelle aziende come General Electric o ExxonMobil, l’80% dei ricavi andava ai salari, mentre nelle Big Tech i dipendenti ricevono meno dell’1% dei ricavi, perché la maggior parte del lavoro è svolta gratuitamente da miliardi di ‘contadini delle nuvole’ - gli utenti, che danno senso all’esistenza di Facebook, TikTok, X/Twitter, ecc.

Gli utenti producono valore con i propri post, ma sono “vincolati” dalla difficoltà - talvolta impossibilità - di spostarsi da un ecosistema digitale a un altro. Ogni passaggio tra i “territori” di Apple, Meta, Google o Microsoft è “doloroso” e rischia di far perdere dati e contatti, motivo per cui pochi lo fanno.

Un sistema è destinato a fallire

Varoufakis considera il tecno-feudalesimo un sistema parassitario destinato al collasso.

“Un’economia in cui la ricchezza si accumula sempre più sotto forma di rendite, invece che di profitti reinvestiti nella produzione di beni, è condannata a morire”,

avverte.

E traccia un’analogia con i virus:

“Se un virus è tanto letale da uccidere tutti i suoi ospiti, inevitabilmente muore anche lui”.

Il capitale delle nuvole riesce a estrarre valore crescente dal lavoro umano rispetto all’economia capitalista tradizionale. “Ma più aumentano le rendite delle nuvole, più l’intero sistema affonda nella non-sostenibilità”, sottolinea l’economista.

Ma una speranza c’è

Nonostante la diagnosi cupa, Varoufakis rimane ottimista. Crede nella visione dialettica del mondo:

“La realtà non è mai armoniosa; si costruisce dalle contraddizioni. Tutto può essere diverso. E poiché il tecno-feudalesimo è forse la più grande contraddizione di tutte, scelgo di avere speranza”.

Per il cambiamento, però, serve mobilitazione: “come sempre, in ogni epoca e in ogni sistema di sfruttamento, nulla cambierà finché i cittadini non si mobiliteranno”.
E la sua proposta è radicale: “Marx offre l’unica soluzione - socializzare il capitale delle nuvole, rendere tutti noi azionisti alla pari”.

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