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Il "mea culpa" di Zuckerberg che ammette: “In pandemia Facebook ha censurato notizie vere”

lunedì 12 giugno 2023, di Enrica Perucchietti

«Sul Covid-19 penso che l’establishment scientifico si sia confuso su un mucchio di fatti e abbia chiesto di censurare un sacco di cose che, in retrospettiva, sono finite per essere discutibili o vere».

L’ammissione, seppure tardiva, è arrivata. A distanza di tre anni, Mark Zuckerberg sembra finalmente voler confessare il vero ruolo avuto dai suoi social: Facebook si è sbagliato, la censura operata durante gli anni dell’emergenza sanitaria è stata tutt’altro che corretta.

Questa dichiarazione inaspettata è avvenuta ai microfoni di Lex Fridman, ricercatore russo-americano, fra i massimi esperti di Intelligenza artificiale. Senza troppi giri di parole, Zuckerberg ha confermato come Facebook si sia impegnato ad applicare una censura costante verso determinati contenuti durante il periodo della pandemia, quando esprimere opinioni contrarie al pensiero scientifico dominante era quindi, di fatto, vietato.

Con le sue parole, Zuckerberg mette in discussione il comportamento che ha avuto la scienza durante la crisi sanitaria e con essa il ruolo dei fact-checkers, che hanno fatto da stampella alla censura sui social. Non solo, perché nell’intervista ha anche ammesso l’ingerenza esterna. Che ci fossero state ingerenze e spinte ad adottare la censura era chiaro da tempo, grazie no tanto a mea culpa tardivi ma inchieste quali i Twitter Files e i Facebook Files.

Nella sua intervista Fridman ha incalzato il presidente di Meta e gli ha anche domandato come distinguere, per esempio, i fatti dalle opinioni? La risposta imbarazzata di Zuckerberg è stata: «È complicato. Noi siamo pratici: ci limitiamo a domandarci se quell’informazione causa danni alle persone oppure no».

Incalzato sulla disinformazione, Zuckerberg ha spiegato senza troppi giri di parole che «ci sono alcuni argomenti che sono considerati pericolosi dalla comunità, come la pedofilia, il terrorismo o la violenza. Poi ci sono altri temi sui quali la società dibatte, come il Covid: a inizio pandemia c’erano reali implicazioni per la salute».

E sulla base della convenienza e di pressione “esterne”, le piattaforme social hanno abbracciato (e continuano ad abbracciare) la censura e silenziato le voci critiche e divergenti, anche quelle che si sono rivelate vere e che avrebbero potuto aiutare milioni di persone.

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