Brand del lusso della moda italiana preso di mira per sfruttamento del lavoro e caporalato. Cosa succede?
Tegola su un noto brand dell’alta moda italiana: Valentino Bags Lab, controllata dalla società madre Valentino, è finita in amministrazione giudiziaria per irregolarità nelle condizioni dei lavoratori impiegati per la realizzazione di borse del marchio.
La sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano ha messo l’azienda sotto tutela per un anno dopo aver scoperto abusi sui lavoratori all’interno della sua catena di fornitura, nell’ultimo di una serie di casi che hanno “macchiato” l’immagine dei marchi del lusso italiani.
Valentino Bags Lab, infatti, è la quarta azienda di moda a essere presa di mira dallo stesso tribunale per simili questioni e per violazioni nelle tutele della manodopera dal 2023. Dior, Armani e Alviero Martini sono state poste sotto amministrazione controllata in precedenza. Sebbene i procedimenti abbiano avuto un esito positivo con la revoca della tutela, le notizie hanno avuto un eco mediatico importante e messo sotto i riflettori un tema sempre attuale, quello dello sfruttamento dei lavoratori nel comparto della moda.
Valentino borse preso di mira: motivi e cosa accadrà
La cronaca racconta che secondo il tribunale di Milano Valentino Bags Lab, che produce borse e articoli da viaggio a marchio Valentino, ha subappaltato la produzione a imprese cinesi in Italia che hanno sfruttato i lavoratori.
L’azienda “ha colpevolmente omesso” di vigilare adeguatamente sui propri fornitori al fine di conseguire maggiori profitti, stando alle indicazioni del tribunale. Dinanzi a questa affermazione, la decisione è stata di porre sotto amministrazione giudiziaria l’impresa coinvolta. Con questa procedura si intende l’affidamento temporaneo della gestione di un’azienda a un amministratore nominato da un tribunale, con l’obiettivo di correggere eventuali violazioni e pratiche considerate illecite.
L’amministratore esterno - a breve nominato dal tribunale - controllerà che l’azienda soddisfi tutte le richieste dei giudici, ovvero che implementi strumenti efficaci per controllare la propria catena di fornitura. Valentino ha dichiarato in una nota che collaborerà con le autorità per comprendere meglio le motivazioni che hanno spinto l’azienda ad adottare tali misure.
L’amministrazione verrà revocata prima se l’unità allineerà le proprie pratiche ai requisiti di legge, come è accaduto alle tre società precedentemente prese di mira dal tribunale.
Valentino è posseduto in maggioranza dal fondo di investimento qatariota Mayhoola. Il gruppo francese della moda Kering ha acquisito una quota del 30% del marchio italiano nel 2023, con un’opzione per l’acquisto dell’intero capitale sociale entro il 2028.
Caporalato e sfruttamento del lavoro: le ombre su Valentino
Le indagini condotte negli ultimi anni dalla magistratura italiana hanno portato alla luce il diffuso sfruttamento dei lavoratori nella filiera della moda e del lusso.
Nel caso contro Valentino Bags Lab, i Carabinieri del Nucleo di Tutela del Lavoro di Milano hanno ispezionato sette laboratori di proprietà cinese nei pressi della capitale finanziaria da marzo a dicembre 2024, tra cui una delle aziende coinvolte nel caso Dior dell’anno scorso.
Sono stati identificati 67 lavoratori, nove dei quali senza contratto di lavoro e tre immigrati irregolari. Secondo quanto descritto dal tribunale, i lavoratori erano costretti a dormire sul posto di lavoro per “avere manodopera disponibile 24 ore al giorno”.
I consumi di elettricità mappati dagli inquirenti hanno mostrato “cicli di produzione giorno-notte senza interruzioni, anche durante le festività”. Inoltre, i dispositivi di sicurezza erano stati rimossi dai macchinari per consentirne un funzionamento più rapido, stando alla descrizione del tribunale.
Uno degli appaltatori di proprietà cinese, Bags Milano Srl, lavorava esclusivamente per Valentino Bags Lab dal 2018, producendo circa 4.000 borse al mese a un prezzo compreso tra 35 e 75 euro ciascuna, ha affermato l’azienda. Secondo due fonti giudiziarie, queste stesse borse vengono vendute al dettaglio a un prezzo compreso tra 1.900 e 2.200 euro.
I giudici hanno affermato che il proprietario di Bags Milano ha subappaltato la produzione di alcune borse Valentino ad altri laboratori di proprietà cinese. L’imprenditore avrebbe dichiarato che Valentino Bags Lab non aveva formalmente autorizzato l’operazione, ma ne era a conoscenza e “ha chiuso un occhio” vista la mole di lavoro.
I titolari delle aziende appaltatrici e subappaltatrici sono indagati dalla Procura di Milano per sfruttamento dei lavoratori e impiego di personale in nero. Valentino Bags Lab non è sottoposta ad alcuna indagine penale.
Tuttavia, un’ombra oscura uno dei più noti marchi moda a livello globale che ha fatto la storia sartoriale di lusso in Italia. “Dopo Armani e Dior, ora Valentino... queste cose offuscano il prestigio del Made in Italy”, ha affermato a Reuters Flavio Sciuccati, senior partner della società di consulenza The European House - Ambrosetti Group.
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