Il conto corrente diventa un diritto, la banca non può negarlo

Nadia Pascale

17 Luglio 2025 - 11:50

Il conto corrente presto diventa un diritto, la banca non potrà negare l’apertura di un conto tranne che in limitati casi e con obbligo di motivazione.

Il conto corrente diventa un diritto, la banca non può negarlo

Nasce il diritto al conto corrente. Il conto corrente potrebbe presto essere un diritto, è stato approvato dalla Commissione Finanze della Camera, in sede referente, il disegno di legge che mira a rendere obbligatoria l’apertura del conto corrente, o meglio, vieta alle banche di negare l’apertura del conto corrente.

Il conto corrente è uno strumento messo a disposizione dalle banche. Le banche sono dei soggetti privati, quindi, hanno libertà contrattuale e possono rifiutare di concludere un contratto con un soggetto. Resta però che il conto corrente è oggi uno strumento essenziale per l’accredito di stipendio o pensioni, per effettuare i pagamenti, in particolare per effettuare pagamenti tracciabili, gli unici che consentono di avere agevolazioni fiscali come detrazioni e deduzioni.

Ne consegue che se un soggetto ha difficoltà a ottenere l’apertura di un conto corrente, molte possibilità sono precluse in quanto deve limitarsi all’uso del contante. In tale prospettiva diventa essenziale avere la certezza di poter avere un conto corrente. Ecco cosa dice la proposta approvata che sancisce il diritto ad avere un conto corrente.

Diritto al conto corrente, cos’è e limiti

Il testo dell’emendamento stabilisce che

Fermo restando l’obbligo di osservare le disposizioni nazionali ed europee in materia di contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, la banca non può in alcun caso esimersi dalla stipula di un contratto di conto corrente con chiunque lo richieda.
La banca comunica l’eventuale diniego di stipula, derivante dall’osservanza delle norme antiriciclaggio e antiterrorismo, motivandolo per iscritto, entro dieci giorni dalla richiesta di apertura del conto corrente.
La banca non può recedere dal contratto di conto corrente a tempo determinato o indeterminato quando i saldi siano in attivo, se non per i motivi di cui al comma precedente.

Si fissano principi importanti, in primo luogo il diniego può arrivare solo per necessità di contrasto del riciclaggio e finanziamento del terrorismo.
In secondo luogo il diniego deve essere motivato per iscritto entro il breve termine di 10 giorni. Inoltre la banca non può recedere dal contratto quando il saldo del conto corrente è in attivo, se non per i motivi sopra esposti. Ne deriva che se Tizio apre il conto corrente e dopo qualche tempo lo stesso è in passivo, ad esempio perché non riceve più accrediti, non viene più usato, non ci sono fondi, la banca può recedere dal contratto.

Il Senatore Armando Siri che ha proposto il diritto al conto correte, sottolinea come oggi l’inclusione finanziaria coincida con il diritto alla cittadinanza, chi non ha un conto corrente non può ricevere la pensione o lo stipendio, non può effettuare bonifici e pagare le imposte e di conseguenza è diritto di tutti avere un conto corrente.

Conto corrente: costi poco chiari

Il diritto al conto corrente di fatto si scontra con i costi di gestione dello stesso. Come sottolinea un’indagine di segugio.it, la maggior parte delle banche in homepage non chiarisce i costi legati al conto corrente. Poco chiare le regole anche perché molte banche nella descrizione della promozione non mettono in evidenza il foglio illustrativo del contratto, lo stesso deve essere ricercato nella sezione “Trasparenza” del sito. Adempimento che comporta non poche difficoltà. La difficoltà di reperire i dettagli sui costi dei conti correnti, non consente una comparazione immediata delle varie proposte.

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