Glovo offre bonus ridicoli ai rider che lavorano con temperature superiori a 40 gradi

Giorgia Paccione

3 Luglio 2025 - 10:25

Maggiorazione fino all’8% per i rider Glovo che consegnano durante le ondate di caldo estremo. I sindacati denunciano: “Sono solo spiccioli, non si può barattare la salute”.

Glovo offre bonus ridicoli ai rider che lavorano con temperature superiori a 40 gradi

La stagione estiva 2025 si sta rivelando tra le più torride degli ultimi anni, con temperature record che in molte città italiane superano ormai regolarmente i 40 gradi. Ed è proprio durante queste ondate di calore che Glovo, uno dei principali operatori del food delivery, ha annunciato l’introduzione di un “bonus” per i rider che continuano a consegnare nelle ore più calde.

La società avrebbe infatti inviato una comunicazione ufficiale in cui avverte i lavoratori della misura, secondo cui la maggiorazione prevista segue una scala legata direttamente alla temperatura registrata nelle zone di consegna. Si parte da un bonus del 2% per chi lavora tra i 32 e i 36 gradi, si sale al 4% tra i 36 e i 40 gradi, fino ad arrivare all’8% per chi effettua consegne con oltre 40 gradi. In termini pratici, queste percentuali si traducono però in pochi centesimi in più per ogni consegna, una cifra che secondo i sindacati equivale a “spiccioli” rispetto ai rischi reali affrontati dai lavoratori.

Bonus caldo Glovo: cifre irrisorie, ma rischi alti per la salute dei lavoratori

Sebbene sia stata presentata da Glovo come una misura “di tutela”, l’iniziativa ha subito suscitato polemiche e contestazioni da parte delle associazioni, che ritengono possa spingere i rider a lavorare anche quando le condizioni climatiche mettono seriamente a rischio la loro incolumità, pur di ottenere qualche euro in più. La Nidil-Cgil, ad esempio, ha sottolineato il rischio di “trasformare un pericolo per la salute in un incentivo economico”. Il sindacato ha infatti inviato una lettera formale a Glovo, ribadendo che “nessun compenso può giustificare il lavoro in condizioni di rischio estremo”.

Ma non finisce qui. Secondo quanto comunicato dall’azienda, il bonus dovrebbe servire anche a coprire le spese per “l’acquisto di crema solare, sali minerali e acqua”, tutti beni di prima necessità per chi lavora sotto il sole cocente. Tuttavia, i rider dovranno anticipare di tasca propria queste spese, poiché il contributo verrà erogato solo con la fattura di settembre, quando l’emergenza caldo sarà (forse) già passata.

La risposta di Glovo e le reazioni delle istituzioni

Glovo ha difeso la misura parlando di “compensazione” e non di incentivo: “L’attuale modello di collaborazione garantisce a ciascun rider la massima libertà di scelta su quando e come lavorare, anche in presenza di condizioni climatiche difficili”, ha dichiarato l’azienda, sottolineando il proprio “impegno prioritario per la tutela della salute e della sicurezza dei rider” e la disponibilità a proseguire il dialogo con i sindacati.

Nel frattempo, alcune Regioni, come il Piemonte, hanno esteso le ordinanze anti-caldo ai rider, vietando le consegne nelle ore più calde e nei giorni da “bollino rosso”, ma a livello nazionale la categoria resta in gran parte esclusa dai protocolli di protezione previsti per altri lavoratori esposti al sole, come gli addetti ai cantieri o all’agricoltura.

La polemica sui “bonus caldo” ha riacceso così il dibattito sulle condizioni di lavoro nel settore del delivery anche tra le istituzioni.

Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha ricordato come la sua Regione sia stata la prima in Italia ad adottare un’ordinanza specifica per i rider, suggerendo anche misure pratiche come la fornitura di acqua, sali minerali e abbigliamento adeguato da parte dei datori di lavoro. Tuttavia, per i sindacati queste misure non sono sufficienti: “Pretendiamo che si fermi il servizio in condizioni di caldo estremo”, afferma la Nidil-Cgil piemontese.

A livello politico, cresce la pressione per includere anche i rider non dipendenti nei protocolli nazionali di tutela contro lo stress termico, come richiesto dal Movimento 5 Stelle e da altre forze parlamentari. La capogruppo M5S in commissione Lavoro, Valentina Barzotti, ha definito “inaccettabile” che il Governo permetta “un ricatto economico che trasforma un pericolo per la salute dei lavoratori in un incentivo a rischiare”.

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