Geopolitica del retail: come le aziende possono tutelarsi dagli shock globali

Niccolò Ellena

18 Maggio 2023 - 17:05

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Saper rispondere efficacemente agli shock geopolitici è fondamentale anche per le imprese che si occupano di retail ed e-commerce. Ma com’è possibile? Se ne è parlato al Netcomm Forum 2023 a Milano.

Geopolitica del retail: come le aziende possono tutelarsi dagli shock globali

In un mondo sempre più abituato a doversi confrontare con importanti shock con implicazioni geopolitiche, per le aziende è fondamentale capire come tutelarsi, per evitare di essere danneggiate da queste dinamiche.

Farlo, certamente, non è semplice, poiché richiede una grande capacità di governare la complessità che, per sua natura, è piuttosto ostica da gestire.

Il mondo del retail non è esente da questa necessità: dato l’ampio numero di complessità presenti nel settore, chi opera al suo interno è tenuto ad occuparsi - e magari anche preoccuparsi - della situazione geopolitica globale, poiché essa impatta fortemente il business sotto molti punti di vista.

Di questo si è parlato durante la 18esima edizione del Netcomm Forum, organizzato dal Consorzio Netcomm. Il suo Presidente, Roberto Liscia, ha presentato alcuni dati relativi alla crescita dell’e-commerce relativi al periodo 2022-2027.

Geopolitica del retail: Europa e USA faranno meglio della Cina

L’Europa e gli Stati Uniti cresceranno di più rispetto alla Cina”, lo ha detto Roberto Liscia, sottolineando anche che “la Cina ha avuto una crescita pazzesca negli ultimi anni”.

I dati a cui fa riferimento Liscia sono quelli del report Statista Digital Market Outlet 2022, secondo cui il valore dell’e-commerce in Cina nel 2022 è arrivato a 1.098 miliardi di dollari e arriverà a 1.456 miliardi nel 2027, grazie a un tasso composto di crescita annuale (CAGR) del 5,8%.

Seppur con cifre nettamente minori, USA e Europa cresceranno di più: gli USA passeranno da un valore di 552 miliardi di dollari a 1.280 miliardi di dollari (CAGR 18,3%), mentre l’Europa, infine, passerà da 480 miliardi di dollari a 997 miliardi (CAGR 15,8%).

Questi dati portano alla luce un fatto importante: le potenze geopolitiche sono in competizione tra loro per primeggiare nella leadership digitale e nel settore dell’e-commerce.

Per farlo, specialmente Cina e USA, stanno investendo nelle tecnologie emergenti, così da avere la possibilità di controllare le filiere tecnologiche che, come abbiamo visto durante la pandemia, hanno un ruolo fondamentale.

Ciò è diventato evidente con la crisi dei semiconduttori. A tal proposito Liscia ha commentato “l’interdipendenza sui semiconduttori negli ultimi 2 anni ha bloccato moltissime industrie: non soltanto quella dell’e-commerce ma anche quella della produzione dei prodotti, dai computer alle automobili”.

Ha sottolineato poi il ruolo della Cina, in particolare in relazione alle terre rare: “la Cina controlla fino al 90% delle terre rare che entrano all’interno delle nostre tecnologie abilitanti e che riguardano il nostro business”.

Per quanto riguarda l’Europa, Liscia ha affermato: “noi (l’Europa), siamo indietro (con gli investimenti) e ovviamente l’aspetto normativo e legislativo è un aspetto di cui è necessario tenere conto”.

Il ruolo della geopolitica nelle transizioni gemelle

Gli elementi di geopolitica di ieri condizionano le aziende di oggi”, ha detto - a ragion veduta - Roberto Liscia. Mai come oggi, nel mondo multipolare e globalizzato in cui viviamo, questa affermazione può essere considerata vera.

Una delle questioni di maggior preoccupazione per gli Stati negli ultimi anni è diventata l’interdipendenza, che impedisce loro di essere indipendenti in settori strategici. A tal proposito, Filippo Fasulo, Head of Geoecononics dell’Istituto di Studi di Politica Internazionale (ISPI) ha affermato “L’interdipendenza non è sempre e soltanto un valore, ma, se asimmetrica, può diventare un punto di debolezza”.

Questa affermazione è effettivamente sostenuta dai fatti: a partire dall’inizio della pandemia, l’Europa ha dovuto chiedere soccorso ad altri Paesi per mascherine e respiratori, mentre altri Paesi, come per esempio la Cina, ne disponevano già internamente.

Certo, ciò non è avvenuto per caso: il Paese guidato da Xi Jinping ha iniziato già negli anni duemila a lavorare per essere sempre maggiormente indipendente rispetto agli altri Paesi, cosa che essi, al contrario, non hanno fatto.

Cosa ci ha insegnato questo? Secondo Fasulo “in alcune circostanze è assolutamente fondamentale prodursi in casa i prodotti necessari”. “A partire dalla pandemia, ha spiegato Fasulo, ha iniziato a farsi strada un pensiero per cui l’interdipendenza non è l’unico modo per ottenere ciò che serve ma che ci sono anche delle questioni di sicurezza economica di cui tenere conto”.

E cosa ha tutto questo a che fare con le transizioni gemelle, ossia quella digitale e quella ecologica? Fasulo spiega che per realizzarle entrambe sono necessari alcuni prodotti, per esempio semiconduttori, che per essere realizzati hanno bisogno di materie prime critiche.

Chi possiede questi beni ha la possibilità di politicizzarli e utilizzarli come mezzi di coercizione economica”. Non c’è un solo attore a controllare tutti i prodotti necessari per le transizioni. Alcuni, come batterie e pannelli solari, sono posseduti principalmente dalla Cina; mentre i semiconduttori sono controllati e posseduti principalmente da USA, Corea del Sud e Taiwan.

Come superare l’insicurezza economica

Compreso il problema è necessario trovare le possibili soluzioni. Fasulo ne ha individuate principalmente tre:

  • creare nuove politiche industriali: con l’obiettivo di produrre “in casa nostra” tutti i prodotti necessari per diventare indipendenti. Non è sempre possibile, ma è necessario provarci.
  • alleanze con partner affini: dal momento che non tutto può essere prodotto internamente è fondamentale costruirsi una rete di Paesi partner (possibilmente con vedute affini) con i quali collaborare per essere sempre più indipendenti.
  • limitare le esportazioni: non vendere soltanto a chi offre di più ma vendere a chi è affine nel pensiero.

Per riuscire a fare business in un mondo sempre più geopoliticamente complesso, ha spiegato Fasulo, è necessario “perseguire la sicurezza economica e garantirsi che l’avversario non possa utilizzare a suo favore il monopolio di un determinato settore strategico”.

Questo porterà probabilmente alla biforcazione delle economie, con alcuni Paesi che commerceranno soltanto tra di loro, come per esempio Cina e Paesi affini.

Le aziende sono chiamate a ripensare la loro logica di produzione, in particolare in relazione a off-shoring o nearshoring o, perché no, “friendshoring”, che vede lo spostamento della produzione in un Paese politicamente amico.

Certamente, data la volatilità di queste dinamiche esse possono cambiare rapidamente, per fare in modo che esse non si facciano cogliere impreparate, Fasulo ha affermato “iniziate a guardare con più attenzione al quadro geopolitico”.

I tempi complessi si governano cambiando la cultura

Come abbiamo visto, la situazione geopolitica attuale può essere molto dannosa per le imprese che non sanno gestirla, tuttavia ciò non è affatto semplice, a causa della sua complessità.

Imparare a gestire la complessità è un compito estremamente arduo, poiché - spiega Gianmario Verona, Presidente di Human Technopole - ci sono variabili molto ostiche da calcolare.

Secondo Verona per imparare a gestire la complessità è necessario badare ad alcuni aspetti fondamentali. Il primo è il problem framing, che si basa sulla necessità di contestualizzare le situazioni, talvolta problematiche, per provare a risolverle al meglio. Il secondo aspetto è l’apertura e la necessità di investire e far leva sul capitale umano.

Il terzo aspetto sono gli incrementalismi, che - ha spiegato Verona - rappresentano i feedback intermedi che è necessario chiedere nel momento in cui si formula una decisione. L’ultimo aspetto, infine, è quello della sensibilità digitale e ESG, che non riguarda solo l’attenzione verso l’ambiente, ma anche nei confronti della società e della governance.

Insieme a tutti questi aspetti, ha suggerito Verona, è fondamentale lavorare sulla cultura aziendale, che oggi rappresenta uno dei principali ostacoli alla crescita di molte aziende, ancorate al passato e poco predisposte a guardare al futuro.

È importante, ha sottolineato Verona, lavorare sul cambiamento culturale, un mezzo di fondamentale importanza per superare le difficoltà ed evolversi.

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