Dopo il petrolio e l’energia, l’Intelligenza Artificiale diventa la risorsa strategica decisiva. Stati Uniti e Cina guidano la corsa, l’Europa arranca, l’Italia rischia la marginalità.
Il termine geoeconomia è di “conio” recente, attribuibile probabilmente ad un noto politologo americano sulla ribalta internazionale dagli anni 90, Edward Luttwak (“From Geopolitics to Geo-Economics: Logic of Conflict, Grammar of Commerce”, pubblicato nel 1990 sulla rivista americana The National Interest).
È utilizzato per identificare lo studio dell’evoluzione dei rapporti internazionali avendo come chiave principale di interpretazione l’economia. È nella sostanza l’assunzione al rango di scienza di teorie e concetti già formulati da decenni. L’avvento di Trump e le sue politiche doganali hanno contribuito a dare ancora più risalto a questa disciplina.
E l’Intelligenza Artificiale cosa c’entra? Questo “strumento elaborativo”, in relazione alle sue infinite potenzialità, è diventato fattore strategico di competizione, fonte di potere, ricchezza e influenza globale: chi controlla le relative infrastrutture, i dati e gli algoritmi, controlla interi settori produttivi e può condizionare scelte politiche ed equilibri internazionali. Pensiamo a come in passato il petrolio abbia rappresentato la chiave del potere economico e politico. Oggi l’IA si avvicina a svolgere un ruolo simile: una risorsa strategica senza la quale è difficile immaginare competitività, sicurezza e persino autonomia politica. [...]
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