Gas e petrolio, l’altra guerra tra Israele e Palestina

Alessandro Cipolla

26 Ottobre 2023 - 11:57

Sullo sfondo della guerra tra Israele e Hamas c’è la questione dei giacimenti di gas e petrolio che la Palestina rivendica: in ballo ci sarebbero oltre 70 miliardi di dollari.

Gas e petrolio, l’altra guerra tra Israele e Palestina

Cosa c’entrano il gas e il petrolio nella guerra tra Israele e Hamas? In linea teorica nulla, ma la questione delle risorse naturali presenti in Terra Santa e in qualche modo contese tra lo Stato ebraico e la Palestina, assomiglia a una sorta di convitato di pietra di questo conflitto in corso ormai da diverse settimane.

Negli ultimi anni nel Mediterraneo orientale sono stati scoperti diversi importanti giacimenti di gas: Tamar - ora momentaneamente chiuso causa guerra - e Leviathan hanno fatto di recente le gioie di Israele, mentre il Gaza Marine si trova nella parte di mare che gli accordi internazionali hanno assegnato alla Palestina.

Il Gaza Marine è un giacimento di gas da 1.000 miliardi di metri cubi che è stato scoperto nel 2000. Il suo sfruttamento potrebbe garantire alla Palestina 4,5 miliardi di dollari ma, quasi cinque lustri più tardi, ancora è tutto fermo.

I motivi del mancato sfruttamento sono diversi: dalle diverse guerre che si sono susseguite alla mancata intesa con Sheel, fino alla ascesa di Hamas nella striscia di Gaza e al blocco navale da anni in atto da parte di Israele.

Il gas del Gaza Marine potrebbe coprire per intero il fabbisogno energetico della Palestina che, al momento, dipende in tutto da Israele per un costo pari a 22 milioni di dollari l’anno. Inoltre i palestinesi potrebbero diventare anche esportatori garantendosi così dei lauti incassi che potrebbero essere il volano per lo sviluppo del territorio.

Questa estate una svolta è apparsa vicina, con il governo israeliano che ha dichiarato come “nel quadro degli sforzi esistenti tra lo Stato di Israele, l’Egitto e l’Autorità palestinese, ponendo l’accento sullo sviluppo economico palestinese e sul mantenimento della stabilità della sicurezza nella regione, è stato deciso di sviluppare il giacimento di gas marino di Gaza”.

Lo scoppio della guerra però ha cancellato ogni passo in avanti anche per quanto riguarda il Gaza Marine.

Israele e Palestina: dal gas al petrolio

La questione del petrolio è ancora più intricata rispetto a quella del gas. Il pomo della discordia è il giacimento di Meged, che si trova proprio a ridosso del confine tra Israele e la Cisgiordania.

Il sito al momento è nelle mani israeliane con Tel Aviv che lo ha reso operativo nel 2010. Per la Palestina però l’80% del giacimento si troverebbe nel sottosuolo della Cisgiordania, rivendicando di conseguenza una congrua parte dei ricavi.

Al pari del gas, la Palestina anche per quanto riguarda il petrolio è totalmente dipendente dalle importazioni di prodotto finito: le interruzioni nei rifornimenti a Gaza non a caso sono una delle problematiche del conflitto in corso.

Stando all’Onu, i mancati introiti per la Palestina derivanti dallo sfruttamento del giacimento di Meged sarebbero pari a 67 miliardi di dollari. In Terra Santa però anche il petrolio resta una esclusiva di Israele che può contare pure su altri siti di estrazioni on e offshore.

In totale il conto per la Palestina derivante dai mancati incassi per lo sfruttamento di gas e petrolio sarebbe superiore ai 70 miliardi, soldi che sarebbero una manna visto che sempre l’Onu nel 2022 ha stimato che il 36% della popolazione palestinese vive al di sotto della soglia di povertà, con picchi molto più alti a Gaza rispetto alla Cisgiordania.

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