Il frumento e le nuove sfide dell’agroalimentare nel Mediterraneo

Domenico Letizia

6 Luglio 2022 - 19:26

condividi

Presentati i dati attuali della produzione mondiale del frumento e le nuove sfide della filiera del grano per pane e pasta fresca.

Il frumento e le nuove sfide dell’agroalimentare nel Mediterraneo

Si è svolta un’interessante e approfondita tavola rotonda dedicata a “Le nuove sfide dell’Arte Bianca: qualità, identità, inclusione, sostenibilità per analizzare lo stato attuale degli stock agroalimentari, con focus specifico dedicato ai cerali e alla filiera del grano per pane e pasta fresca. L’evento organizzato dalla Rete del Festival Cerealia, e dall’Associazione “Fusilli – Urban Food Planning”, ha visto la partecipazione della CNA Agroalimentare, di AgroCamera, di ARGA Lazio e del CREA. Dopo i saluti di Paola Sarcina, direttore di Cerealia Festival, di Gabriele Rotini, responsabile nazionale della CNA Agroalimentare e di Elisabetta Luzzi per l’associazione Fusilli, sono intervenuti Alex Bignoli, coordinatore di Romacereali (AgroCamera); Emanuele Marconi, Direttore del Centro di Ricerca CREA; Leonardo Spadoni, Presidente dei Panificatori CNA; Stefano Uccella, Presidente di CNA Agroalimentare; Francesco Paniè, Associazione Terra e Roberto Ambrogi, Presidente di ARGA Lazio. A concludere l’incontro, moderato da Tiziana Briguglio, l’Assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei Rifiuti di Roma Capitale, Sabrina Alfonsi.

In particolare, l’intervento di Alex Bignoli ha presentato i dati attuali della produzione mondiale del frumento, affermando che, nonostante gli effetti dell’aggressione russa all’Ucraina, nel mondo la produzione 2022 di frumento non ha subito un sostanziale calo rispetto al 2021. Le innumerevoli notizie che circolano sulla indisponibilità di grano spesso sono volutamente fuorvianti o sono frutto di scarsa informazione e conoscenza.

Inoltre, altre problematiche da superare, per la catena agroalimentare legata ai cereali, sono le enormi difficoltà economiche e le regole burocratiche complesse denunciate dai rappresentanti degli operatori artigianali dell’Arte Bianca, che hanno anche lamentato la scomparsa, nel Lazio e soprattutto in provincia di Roma, dell’attività molitoria, situazione che contribuisce all’aumento del costo della farina anche di produzione locale, dovendo inviarle fuori regione per la molitura, senza per altro avere la certezza che le farine che rientrano in regione siano effettivamente di origine locale.

Una soluzione alla problematica dell’approvvigionamento in tutto il Mediterraneo potrebbe giungere dal rafforzamento e dalla concreta cooperazione della filiera locale con impegni pluriennali per la coltivazione di grano, altri cereali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti, nel rispetto della nuova normativa sulle pratiche sleali, per consentire di recuperare i livelli produttivi raggiunti nel passato.

Con l’approvazione da parte dell’Europa all’aumento dei terreni che possono essere coltivati, il ministero dell’Agricoltura ha consentito a oltre 200mila ettari di essere riammessi in coltivazione. Una progettualità che serve per aumentare il potenziale di produzione agricola destinata all’alimentazione umana e del bestiame e contrastare il forte aumento dei prezzi delle materie prime e degli impatti su domanda e offerta dei prodotti agricoli, che l’invasione russa dell’Ucraina ha ampliato.

Creando una rete virtuosa e tracciata lungo tutta la filiera del grano, sfruttando le soluzioni tecnologiche disponibili sul mercato e il know how maturato grazie ai numerosi progetti di recupero dei mulini antichi e dei grani autoctoni e valorizzando una gestione agronomica innovativa e sostenibile, la produzione di grano biologico e autoctono potrebbe divenire un importante argine all’aumento dei costi degli ultimi mesi, sviluppando l’occupazione giovanile nei territori di appartenenza.

Negli ultimi dieci anni si è perso quasi mezzo milione di ettari coltivati e chi lavora allo sviluppo di accordi di filiera tra produttori agricoli e industrie per scoraggiare pratiche sleali, lavora per una diversa politica dei prezzi e per garantire la sostenibilità finanziaria dei produttori. La guerra in corso in Ucraina ha fatto emergere in modo prepotente la necessità di un piano strategico nazionale che metta al primo posto gli investimenti per la produzione di materie prime agricole nel Mediterraneo.

Tra gli esempi autorevoli, già realizzati, meritevole di attenzione è la cooperazione avviata tra Italia e Tunisia con la valorizzazione dei grani autoctoni di Tunisia, grazie all’impegno di Gi&Me Association, presieduta dall’ingegnere Franz Martinelli. Il progetto partito dalla Tunisia ha avviato un processo di valorizzazione dei cereali autoctoni locali per poi guardare alla promozione dei cereali delle sponde Nord e Sud del Mediterraneo, implementando soluzioni innovative e strumenti tecnologici per ottenere la tracciabilità totale del prodotto in diverse aree geografiche e in diversi contesti socioeconomici, garantendo la qualità attraverso l’innovazione, confermando l’autenticità dei prodotti, prevenendo le frodi agroalimentari, innescando nuova fiducia nei confronti dei consumatori, invitando a un’alimentazione sana, protetta e sicura e rilanciando la filiera locale per arginare la grande speculazione frutto dell’attuale conflitto.

Iscriviti a Money.it