Foto cenone su Facebook: possibile prova contro i trasgressori del Decreto Natale?

Antonio Cosenza

25 Dicembre 2020 - 10:07

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Pubblicando la foto del cenone della Vigilia di Natale cosa si rischia? È possibile che venga utilizzata come prova.

Foto cenone su Facebook: possibile prova contro i trasgressori del Decreto Natale?

Come ogni anno molte famiglie hanno pubblicato foto del cenone della Vigilia di Natale su Facebook; altre però hanno preferito non farlo, per paura che la foto pubblicata sui social possa essere prova di trasgressione dei divieti imposti dal Decreto Legge del 18 dicembre.

Ricordiamo, infatti, che l’indicazione ufficiale è quella per cui si possono ricevere in casa non più di due persone oltre a quelle conviventi, con la possibilità di estendere l’invito anche agli Under 14, ai disabili o alle persone non autosufficienti.

In realtà il divieto - con annessa sanzione - non è tanto per chi riceve quanto per chi si sposta. Accettare un invito per un cenone della Vigilia in cui viene oltrepassato il limite delle due persone non conviventi potrebbe quindi far scattare una sanzione che va dai 400 ai 1.000 euro.

Abbiamo già spiegato, comunque, la difficoltà nell’effettuare controlli sugli spostamenti, poiché la deroga sugli spostamenti per andare verso altre abitazioni private lascia molto spazio (vista anche l’impossibilità per lo Stato di effettuare controlli nelle abitazioni private).

Ma attenzione perché di fatto una foto pubblicata su Facebook potrebbe effettivamente rappresentare una prova. Ovviamente dipende dalla gravità del fatto: difficile, infatti, che una semplice foto su Facebook possa far scattare un accertamento per assembramenti in casa.

Foto su Facebook: possono essere utilizzate come prove?

In linea generale le foto pubblicate su Facebook rappresentano delle informazioni conoscibili da terzi e di conseguenza possono essere prodotte in giudizio. Si tratta di un principio che negli anni si è fatto strada nella giurisprudenza, con il riconoscimento delle foto su Facebook come prova utile per dimostrare fatti o circostanze.

Come spiegato in diverse occasioni - come ad esempio dal decreto del 13 giugno del Tribunale di Capua a Vetere - anche se le informazioni di carattere personale, come pure immagini e video, pubblicati sulla propria pagina Facebook sono comunque “limitati secondo le impostazioni della privacy scelta dal singolo utente”, queste non sono comunque assistite dalla segretezza.

A differenza delle chat private, infatti, immagini e video pubblicati sul proprio profilo personale sono di per sé destinate ad essere conosciute a soggetti terzi e pertanto non possono essere ritenute assistite da una tale protezione.

Già il solo pubblicare un’immagine o un video su Facebook, quindi, rappresenta una testimonianza, in quanto la rende conoscibile a terzi ed utilizzabile anche in sede giudiziaria.

Foto su Facebook del cenone della Vigilia: cosa si rischia?

Immaginiamo che molte famiglie quest’anno avranno comunque ospitato più di due persone a tavola per il cenone della Vigilia di Natale. E molte di queste non si sono nascoste pubblicando su Facebook le foto in cui si è insieme a parenti e amici per festeggiare questo Natale particolare.

Ebbene, immaginiamo che non ci sarà la volontà di perseguire queste persone utilizzando la foto pubblicata su Facebook come prova, ad esempio per incolpare una persona di falsa dichiarazione in atto pubblico (ricordiamo, infatti, che ogni spostamento deve essere giustificato con l’autodichiarazione).

Ma, come anticipato, molto dipende dalla gravità del fatto. Pensiamo, ad esempio, al caso in cui una persona positiva al Covid pubblichi una foto del cenone che prova la violazione della quarantena; in tal caso il rischio che l’immagina pubblicata sui social possa essere una prova sarebbe elevato, con la possibilità di una sanzione penale dell’arresto da 3 a 18 mesi, oltre che di un’ammenda da 500 a 5.000 euro.

E ricordate anche che una foto su Facebook pubblicata in tempo reale potrebbe essere prova di flagranza di reato, con la possibilità quindi che le autorità possano anche travalicare la sfera privata per effettuare un controllo.

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