Flat tax: cos’è e come funziona

Rosaria Imparato

25/10/2022

25/10/2022 - 11:56

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Cos’è e come funziona la flat tax? Si tratta della tassazione agevolata al 15% per le partite Iva, ma solo con certi requisiti: vediamo un esempio e le novità del governo Meloni.

Flat tax: cos’è e come funziona

Cos’è e come funziona la flat tax? Si tratta di un’imposta fissa al 15%, applicata alle partite Iva in sostituzione delle aliquote e degli scaglioni Irpef. Ad oggi, la flat tax non si applica a tutti i titolari di partita iva, ma bisogna avere determinati requisiti, per esempio i ricavi e i compensi entro la soglia dei 65mila euro.

L’aliquota della flat tax è fissa al 15%: ecco perché viene definita anche «tassa piatta», in contrapposizione con il sistema progressivo e proporzionale alla base della tassazione Irpef, basata su quattro aliquote e altrettanti scaglioni.

Le elezioni politiche del 25 settembre sono state vinte dalla coalizione di centrodestra. Ciascuno dei tre partiti della coalizione ha una sua idea di flat tax, ma è stata Giorgia Meloni ad aver trionfato al voto. La proposta di Fratelli d’Italia era quella di una flat tax incrementale, ma non è detto che nel nuovo governo non si mischino le influenze, prendendo spunto dal programma della Lega di Salvini (per cui la flat tax è da sempre un cavallo di battaglia).

Cos’è la flat tax

La flat tax consiste nell’applicare l’aliquota fissa al 15% per tassare le partite Iva che hanno ricavi e compensi annuali non superiori a 65mila euro.

In caso si svolgano più lavori corrispondenti a diversi codici Ateco bisogna considerare la somma dei ricavi e dei compensi relativi alle diverse attività esercitate.

Gli altri requisiti per poter applicare la flat tax sono:

  • non aver sostenuto spese superiori a 20.000 euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e per compensi erogati ai collaboratori, anche assunti per l’esecuzione di specifici progetti;
  • non aver percepito oltre 30.000 euro di redditi da lavoro dipendente o da pensione. Tale soglia non si applica ai lavoratori licenziati o che si sono dimessi, che quindi hanno libero accesso al regime agevolato.

Come funziona la flat tax

Il principio su cui si basa la flat tax è che le imposte da pagare non vengono calcolate sul reddito imponibile in maniera progressiva, ma in modo fisso, a differenza di quanto previsto dal sistema di tassazione a scaglioni Irpef.

In pratica, quindi, al reddito imponibile si applica un’aliquota unica, attualmente del 15%. Tale imposta viene definita «sostitutiva» delle imposte sui redditi, delle addizionali comunali e regionali e dell’Irap.

La determinazione del reddito di chi applica la flat tax viene calcolato in modo forfettario, stabilito applicando ai ricavi o compensi un coefficiente di redditività variabile in funzione dell’attività svolta. I costi e le spese effettivamente sostenuti non sono deducibili.

Esempio di calcolo della flat tax

Il sistema di funzionamento della flat tax comporta che il reddito tassato non sia quello effettivamente conseguito, ma quello determinato. Facciamo un esempio pratico. Prendiamo il caso di un lavoratore single con reddito annuo di 27mila euro lordi: la prima cosa da fare è sottrarre dal reddito i 3mila euro di deduzioni fisse.

Il reddito su cui applicare la flat tax è quindi 24mila (27mila-3mila=24mila euro). L’aliquota del 15% va quindi applicata a 24mila euro, per un risultato di 3.600 euro: ecco a quanto ammontano le imposte dovute dal nostro ipotetico lavoratore.

Le novità del governo Meloni: come funziona la flat tax incrementale

La proposta del programma di Fratelli d’Italia prevede:

  • estensione della flat tax per le partite Iva fino a 100mila euro di fatturato;
  • introduzione della flat tax sull’incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti, con la prospettiva di un ulteriore ampliamento per famiglie e imprese.

Ma cos’è e come funziona la flat tax incrementale voluta da Meloni, che guida il nuovo governo? La flat tax incrementale sarebbe valida solo sull’aumento dei redditi dichiarati. Vuol dire che la flat tax si applicherebbe al 15% solo all’aumento del reddito.

Sono due i problemi di questa proposta, che ha messo in luce Carlo Cottarelli durante l’intervista rilasciata a Money.it: il primo è che nella proposta di FdI questa misura vale solo per un anno, quindi l’intervento dura molto poco. Un periodo di tempo troppo breve per capire se effettivamente un intervento del genere possa funzionare oppure no, quali aggiustamenti poter apportare, quali modifiche necessarie. Troppo poco, quindi, tanto che il senatore Cottarelli ha definito «una presa in giro» un intervento che dura così poco.

L’altro problema è che due persone con lo stesso reddito in un anno, e con la stessa fonte di reddito (cioè redditi da lavoro) pagherebbero due tassazioni diverse. Facciamo un esempio pratico: l’anno precedente un lavoratore ha dichiarato 27mila euro, e l’anno successivo ne ha dichiarati 32mila. Con la flat tax incrementale ad essere soggetti alla nuova aliquota sarebbero solo i 5mila euro aggiuntivi, per un totale di 750 euro.

Un altro lavoratore, invece, l’anno precedente ha dichiarato 50mila euro, e l’anno dopo 55mila. Con la flat tax incrementale le tasse da pagare sarebbero sempre di 750 euro, nonostante la differenza i 20mila euro annui di fatturato tra questi due ipotetici lavoratori. Due lavoratori diversi con fatturati molto distanti andrebbero a pagare lo stesso importo di tasse. Da un lato è evidente come l’approccio sia, semplificando, «più si fattura e meno si pagano tasse», dall’altro lato con un approccio del genere soccombe la progressività, e il principio stabilito dalla Costituzione secondo cui ognuno deve contribuire secondo le proprie possibilità economiche impallidisce (a dir poco).

Flat tax anche ai dipendenti?

Lega e Forza Italia, invece, hanno proposto l’estensione della flat tax anche ai lavoratori dipendenti. Tuttavia, l’impatto della tassa piatta sugli stipendi dei dipendenti non avrebbe ottimi risultati, anzi, i redditi bassi dovrebbero pagare ancora più tasse.

La Uil ha effettuato i calcoli che riportiamo in tabella:

fascia di redditotasse con flat tax
10.990 euro annui 1.819 euro in più
17.640 euro annui 1.500 euro in più
22.830 euro annui 985 euro in più
27.440 euro 544 euro in meno
44.240 euro annui 4.124 euro in meno
52.370 euro 5.995 euro in meno

L’applicazione della flat tax ai dipendenti, se applicata, dovrebbe tener conto dell’impatto fortemente negativo che avrebbe sui redditi più bassi.

I pro e i contro della flat tax

Per i sostenitori della tassa piatta i vantaggi della flat tax sono sostanzialmente tre:

  • una semplificazione del sistema di tassazione dei redditi;
  • la diminuzione dell’evasione fiscale;
  • una riduzione della pressione fiscale, con conseguente aumento del potere d’acquisto dei cittadini e delle famiglie.

Non bisogna però dimenticare il principio stabilito dall’articolo 53 della Costituzione italiana:

“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”

Proprio per rispettare il principio della progressività si paga l’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, in base allo scaglione di reddito di appartenenza, con un’aliquota di imposizione che aumenta con l’incrementarsi del reddito.

Non solo: applicando una sola aliquota a tutti, indipendentemente dal reddito percepito, il taglio delle tasse interesserebbe solo chi ha redditi alti, mentre i vantaggi per chi ha redditi medio-bassi sarebbero irrisori.

Inoltre, da un punto di vista prettamente pratico, se è vero che con la flat tax si ridurrebbe la pressione fiscale, è vero anche che in questo modo l’Italia si troverebbe con minori entrate nel bilancio statale.

Flat tax o sistema a scaglioni dell’Irpef: differenze e cosa conviene

La flat tax prevede quindi un’imposizione fiscale uguale per tutti i soggetti sotto una determinata fascia di reddito. Il sistema di tassazione Irpef invece su basa su un sistema progressivo con quattro aliquote e scaglioni:

SCAGLIONI IRPEF 2022 REDDITO ALIQUOTE IRPEF 2022
1° scaglione fino a 15mila euro 23%
2° scaglione da 15.000 a 28mila euro 25%
3° scaglione da 28.000 a 50mila euro 35%
4° scaglione oltre i 50mila euro 43%

Il sistema a scaglioni, insieme alla no tax area e alle detrazioni e deduzioni, garantisce la progressività dell’imposta, quindi i redditi prodotti vengono tassati tramite aliquote che dipendono dagli scaglioni di reddito.

Ma a chi conviene la flat tax e a chi la tassazione Irpef? Il discorso è complesso, e abbraccia sfere oltre l’aspetto lavorativo: per esempio, i lavoratori autonomi non rinuncerebbero all’indipendenza, che non ha prezzo ma comporta un certo sapersi «vendere», un approccio dinamico e intraprendente, eppure c’è anche il rischio d’impresa, e la consapevolezza che non tutti i mesi potrebbe esserci lo stesso guadagno. Il lavoratore dipendente invece ha più garanzie, le tasse vengono trattenute direttamente in busta paga, ma raramente gli stipendi di un dipendente arrivano a quelli di un autonomo.

Riprendiamo l’esempio del nostro lavoratore single con reddito lordo annuo di 27mila euro. Se applicassimo la tassazione Irpef, i conti sarebbero diversi. Oggi si applicherebbe l’aliquota al 25%, quella del secondo scaglione. Il 25% di 27mila è pari al 6.750 euro. Da prendere in considerazione, però, le detrazioni eventuali del lavoratore (come le spese mediche).

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