La Fed può fermare il prezzo del petrolio?

Violetta Silvestri

24 Luglio 2023 - 15:25

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Ci sarà un effetto Fed sul petrolio? Mentre il greggio dipende soprattutto dalla crescita della Cina e dall’offerta OPEC limitata, la decisione della banca centrale Usa può innescare volatilità.

La Fed può fermare il prezzo del petrolio?

Il prezzo del petrolio sale, poiché la riduzione dell’offerta e le speranze di uno stimolo cinese hanno sostenuto il Brent ben oltre gli 80 dollari al barile, anche se gli operatori si aspettano adesso ulteriori aumenti dei tassi dalle banche centrali statunitense ed europea.

Nello specifico, l’effetto Fed può abbattersi sul greggio se Powell e gli altri membri del FOMC decideranno che gli aumenti dei tassi non sono affatto finiti e se ci saranno chiari indizi di un inasprimento ancora in programma.

Con un balzo anche di oltre l’1%, le quotazioni Brent e Wti viaggiano rispettivamente su 81 e 77 dollari al barile mentre si scrive.

I benchmark sono saliti rispettivamente dell’1,5% e del 2,2% la scorsa settimana, la quarta consecutiva di guadagni, poiché si prevede che l’offerta si restringa in seguito ai tagli dell’OPEC+.

Tuttavia, ora si attende la decisione Fed sui tassi, potenzialmente capace di frenare il prezzo del petrolio: cosa può succedere.

Prezzo petrolio: c’è la spinta. La Fed fermerà il greggio?

Il greggio Brent è scambiato oltre la soglia di $81 al barile, segnando un guadagno di circa il 10% dalla fine di giugno. I prezzi si sono rafforzati quando l’Arabia Saudita e i suoi partner dell’OPEC+ hanno tagliato le forniture.

In più, il direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’energia Fatih Birol ha dichiarato durante il fine settimana che il mercato potrebbe tornare a un deficit di offerta.

Sul lato domanda, però, potrebbero arrivare delle sorprese. È ampiamente previsto che la Fed decida un altro aumento dei tassi durante la riunione di questa settimana, con lo scopo di frenare ulteriormente l’inflazione.

Il ciclo di inasprimento così repentino e ampio rischia però di far precipitare la più grande economia del mondo in recessione, danneggiando potenzialmente la domanda.

“Probabilmente c’è ancora qualche preoccupazione per l’imminente riunione del FOMC”, ha affermato Giovanni Staunovo, analista di UBS Group AG a Zurigo, che prevede che il Brent potrebbe salire a 90 dollari al barile entro la fine dell’anno. “Ma in generale direi che il mercato sembra credere che le scorte a stiano iniziando a diminuire”.

Gli analisti della National Australian Bank sono anch’essi convinti che non ci sarà un effetto duraturo della Fed sul greggio:

“Mentre un altro rialzo dei tassi della Fed questa settimana potrebbe determinare una certa volatilità dei prezzi a breve termine, prevediamo un inasprimento delle condizioni di mercato sui tagli dell’offerta dell’OPEC e l’aumento delle speculazioni di mercato su ulteriori stimoli in Cina per continuare a spingere i prezzi verso l’alto fino al terzo trimestre 2023.”

Gli investitori hanno scontato aumenti di un quarto di punto da parte della Federal Reserve e della Banca centrale europea questa settimana, quindi l’attenzione si concentrerà su ciò che il presidente della Fed Jerome Powell e il presidente della Bce Christine Lagarde dicono sui futuri aumenti dei tassi. Indicazioni sulla fine dell’inasprimento potrebbero ulteriormente rafforzare i prezzi del greggio, allontanando le possibilità di recessioni e scoraggiamento della domanda. Sia negli Usa - osservati speciali per l’ampiezza della loro economia - che nell’Eurozona.

C’è anche da sottolineare che l’aumento dei tassi di interesse ha frenato gli investimenti e rafforzato il biglietto verde, rendendo le materie prime denominate in dollari più costose per i detentori di altre valute.

Con un allentamento della politica monetaria e un indebolimento del dollaro, il prezzo del petrolio può crescere spinto da una domanda più forte.

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