Fallisce uno storico marchio di abbigliamento francese, duro colpo per il Paese

Giorgia Paccione

5 Agosto 2025 - 14:20

Maison Décalé fallisce con 2,7 milioni di passivo: un modello virtuoso di moda sostenibile e 100% Made in France si arrende di fronte all’aumento dei costi e alla pressione della concorrenza globale.

Fallisce uno storico marchio di abbigliamento francese, duro colpo per il Paese

Maison Décalé, marchio nato nel 2018 con l’ambizioso obiettivo di riportare la produzione tessile di alta gamma in Francia, ha ufficialmente avviato la procedura di liquidazione giudiziaria. La decisione è stata formalizzata dal tribunale di commercio di Rouen a inizio luglio 2025, mettendo fine a un’avventura imprenditoriale che, sebbene breve, ha lasciato un segno importante per i valori che rappresentava.

Fondata da Caroline Chedrey e François Puech d’Alissac, Maison Décalé aveva scelto fin dall’inizio un posizionamento chiaro e coraggioso: produrre esclusivamente in Francia, con tessuti e manodopera locali, privilegiando la qualità, l’etica e la sostenibilità. Le collezioni del marchio venivano realizzate nei laboratori di Luneray, in Normandia, da un piccolo team di artigiani altamente specializzati. Nessun compromesso su filiera corta, impatto ambientale e valorizzazione del savoir-faire francese.

Ma l’entusiasmo e la determinazione non sono bastati a reggere l’urto di un mercato sempre più competitivo e globalizzato. Dopo qualche anno di attività, Maison Décalé si è trovata in gravi difficoltà economiche, culminate in un passivo di oltre 2,7 milioni di euro. Una cifra che ha reso inevitabile la fine del progetto, nonostante il supporto ricevuto a livello locale e l’attenzione mediatica.

Fallisce Maison Décalé: la crisi di un modello sostenibile

Maison Décalé è diventata in pochi anni un simbolo per chi sperava in un rilancio della produzione tessile europea, in particolare francese, in chiave etica e sostenibile. Dopo aver tentato inizialmente la strada della produzione all’estero, in Cina e in Tunisia, i fondatori avevano deciso di riportare l’intera filiera in patria, investendo negli atelier della casa madre, Somatico, e rilanciando così l’artigianato locale.

Il progetto aveva attirato attenzione e riconoscimenti, ma la sostenibilità economica si è rivelata più complessa della sostenibilità ambientale. La crisi pandemica del 2020 ha inferto un duro colpo ai consumi e la progressiva chiusura di punti vendita strategici, come la boutique di Rouen che rappresentava il cuore del marchio, ha ulteriormente aggravato la situazione. Il modello interamente Made in France è così diventato insostenibile da mantenere, specie in un mercato dominato da marchi globalizzati e prezzi ultra-competitivi.

Nel frattempo, i costi fissi sono aumentati e il margine di manovra si è ridotto. Nonostante gli sforzi per rilanciare le vendite e trovare nuovi canali di distribuzione, l’azienda non è quindi riuscita a invertire la rotta. Le quattro sarte rimaste negli atelier hanno visto svanire non solo il proprio posto di lavoro, ma anche una parte della cultura artigianale che rappresentavano.

Un segnale d’allarme per il futuro dell’artigianato

La caduta di Maison Décalé riporta l’attenzione su una questione cruciale per l’economia europea: è ancora possibile produrre moda di qualità localmente, senza compromettere la sopravvivenza finanziaria delle imprese? Il caso di questo giovane brand è solo l’ultimo di una lunga serie nel comparto dell’abbigliamento di fascia alta, dove i margini si assottigliano e la pressione dei mercati internazionali è crescente.

Come riportato dai media francesi, “questa bancarotta è lo specchio di un settore che cerca la sua strada”, costretto a mediare tra la domanda crescente di autenticità e qualità e l’impietosa realtà di un’economia dominata dalla velocità, dai costi bassi e dalla delocalizzazione.

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