Ex dirigente Amazon svela i trucchi per aumentare la produttività con l’AI

P. F.

17 Ottobre 2025 - 17:38

Allie K, Miller, ex responsabile di Amazon, spiega quali sono gli utilizzi migliori dell’AI per ottimizzare produttività, creatività e rendimento, sia a lavoro che nel quotidiano.

Ex dirigente Amazon svela i trucchi per aumentare la produttività con l’AI

Nel mondo imprenditoriale contemporaneo è sempre più di tendenza parlare della necessità di una strategia per l’intelligenza artificiale. Tuttavia, pochi sanno davvero come metterla in pratica. In questo può aiutarci Allie K. Miller, ex responsabile globale del Machine Learning per le startup in Amazon Web Services, sussidiaria di Amazon, che fornisce servizi di cloud computing su un’omonima piattaforma on demand.

Secondo l’esperta, infatti, l’AI non è “cattiva”: non punta a sostituire il lavoro umano, ma ad amplificarne la produttività. Se utilizzata nel modo giusto può diventare uno straordinario moltiplicatore di capacità, creatività e rendimento, permettendo agli imprenditori di ottenere risultati dieci volte superiori con lo stesso impegno di sempre. Ecco come.

Tutti utilizzano l’AI (anche se non lo sanno)

A molti l’AI fa paura. Eppure non sanno che, quotidianamente, ci si interfacciano senza rendersene conto. Filtri antispam, algoritmi di raccomandazione, assistenti vocali o robot domestici fanno già parte della nostra routine, anche se non li percepiamo come strumenti di AI. Per Miller, il primo passo è proprio riconoscere questa presenza. L’AI non è un’entità distante o astratta, ma una tecnologia utile che può migliorare notevolmente la vita delle persone, sia in campo lavorativo che nel quotidiano.

L’uso dell’intelligenza artificiale non serve solo a migliorare l’efficienza, ma anche a stimolare la creatività. Ad esempio, può aiutare un genitore a inventare una storia fantasiosa da raccontare al figlio prima di andare a dormire. Allo stesso modo, un utilizzo mirato durante il lavoro può aiutare a generare idee, intuizioni o connessioni utili. Tra i punti di forza dell’AI, c’è infatti la sua capacità di aiutarci a guardare ai problemi da angolazioni nuove e, di conseguenza, a individuare soluzioni inattese.

Come l’AI moltiplica e facilita il lavoro umano

Una delle applicazioni più immediate dell’intelligenza artificiale è l’automazione dei processi quotidiani. Attività come la gestione delle email, la stesura di bozze commerciali, la revisione di documenti o la classificazione di informazioni possono essere affidate, almeno in parte, a sistemi intelligenti. Questo non significa eliminare il contributo umano, ma liberare tempo prezioso da dedicare ai compiti più strategici o creativi.

Un altro vantaggio riguarda la possibilità di avvalersi - anche solo parzialmente - delle competenze che normalmente richiederebbero nuove assunzioni. Grazie all’intelligenza artificiale, un imprenditore può ottenere il consulto di un esperto di marketing, di un venditore o di uno sviluppatore senza dover sostenere i costi di una nuova figura professionale. È una soluzione particolarmente utile per startup e piccole imprese, che possono così crescere in modo sostenibile evitando spese superflue.

Miller consiglia di iniziare da un’unica piattaforma centrale - come ChatGPT, Claude o Gemini - integrandola con i propri strumenti di lavoro, da Gmail a Google Drive, fino al calendario. Una volta consolidata questa base, si possono aggiungere applicazioni specializzate per la trascrizione di riunioni, l’automazione dei flussi di lavoro o la creazione di contenuti per i social.

I limiti etici e le regole di utilizzo

Ovviamente, l’uso diffuso dell’intelligenza artificiale richiede politiche aziendali chiare. Miller sottolinea che ogni impresa dovrebbe definire linee guida precise su ciò che può o non può essere condiviso con strumenti esterni. È importante formare i nuovi dipendenti su queste regole, affinché sviluppino un approccio consapevole e responsabile.

La sua azienda, ad esempio, evita l’uso di piattaforme di AI per correggere errori, trattare proprietà intellettuali non pubbliche o gestire situazioni di crisi con i clienti. Un pericolo ancora più sottile è quello della memoria condivisa. Quando un sistema conserva tracce di conversazioni precedenti, può capitare che riporti dati sensibili di un cliente in un contesto sbagliato, compromettendo la fiducia e la reputazione dell’azienda. In questi contesti, il giudizio umano resta insostituibile.

Oltre ai rischi legati alla privacy, Miller avverte di prestare attenzione anche alle cosiddette “allucinazioni” dei modelli linguistici, ovvero la produzione di informazioni inesatte o inventate. Per evitare di commettere errori, ogni output generato dall’AI deve essere verificato attentamente.

Storie di ispirazione e casi aziendali

Fra gli esempi più significativi riportati da Miller, c’è quello di un uomo di 91 anni che, senza alcuna formazione tecnica, è riuscito a creare con l’aiuto dell’intelligenza artificiale un’app per coordinare le attività della propria comunità religiosa. Episodi di questo tipo dimostrano come la tecnologia sia in grado di abbattere le barriere di età e competenza, mettendo la creatività alla portata di tutti.

A livello aziendale, poi, Miller cita il caso di Coca-Cola, che ha ideato un’esperienza immersiva basata sull’AI. I dipendenti dovevano affrontare una sorta di “escape room” in cui imparavano a distinguere tra risposte corrette e menzogne dei modelli generativi. Iniziative di questo tipo dimostrano come l’AI possa diventare uno strumento formativo, capace di unire divertimento e apprendimento, e di rafforzare la cultura tecnologica all’interno delle imprese.

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