Ci sono importanti novità in arrivo per le eredità senza eredi. Ecco a chi vanno e cosa può cambiare con la riforma successoria.
Arrivano importanti novità sulle eredità, grazie a ben due disegni di legge in materia successoria che saranno presto discussi dal Senato. Presto potrebbe cambiare radicalmente il destino delle eredità vacanti, quelle che rimangono allo Stato quando non ci sono eredi del defunto.
Se la legge sarà effettivamente cambiata l’assegnazione dei beni ereditari avverrà in modo più equo e funzionale, privilegiando i parenti del defunto, anche quelli lontani e i Comuni.
Cosa succede adesso se non ci sono eredi
In Italia l’eredità viene assegnata in base al testamento e alle regole previste dal Codice civile. Queste ultime danno luogo alla cosiddetta successione legittima, applicata anche parzialmente alla parte di patrimonio ereditario non considerata dal testamento oppure regolata con disposizioni giudicate nulle da una sentenza. La legge prevede che l’eredità sia attribuita in precise quote secondo un rigoroso ordine gerarchico, consentendo via via il subentro dei familiari più lontani soltanto in caso di assenza o rinuncia di quelli prioritari.
Si arriva così al massimo ai parenti di 6° grado, in assenza dei quali l’eredità viene devoluta allo Stato senza possibilità di rinuncia. Questo non deve farsi carico dei debiti, se non usufruendo del patrimonio stesso, e acquisisce automaticamente diritti su tutti i beni lasciati dal defunto in assenza di eredi. In questo modo si assicura che i beni, in particolare gli immobili, non restino senza proprietario e si garantiscono la certezza e la continuità dei rapporti giuridici.
Cosa può cambiare
Il disegno di legge n. 409, presentato dalla senatrice Erika Stefani (Lega), intende sostituire il ruolo dello Stato con i Comuni, nel dettaglio quello di ultima residenza e quello in cui si trovano i beni immobili lasciati dal defunto.
Con questo cambiamento, la gestione dei beni sarebbe più diretta e meno dispersiva, a beneficio dei cittadini. Seguendo le regole di “vicinanza”, peraltro, i Comuni sono gli enti pubblici più prossimi rispetto al defunto, oltre ad avere gravi carenze di finanziamenti. Il patrimonio può così essere valorizzato al meglio e nell’interesse della comunità, limitando l’abusivisimo e sostenendo la spesa pubblica. Ci sono inoltre altre misure in corso di discussione per rivolgere i fondi ereditari a finalità specifiche, come il sostegno delle Rsa e dell’edilizia pubblica. Il criterio resta comunque quello della residenza del defunto, tranne che in situazioni particolari, in cui i beni saranno divisi tra quello di ultima residenza e quello in cui si trovano gli immobili, per esempio riguardo ai brevi trasferimenti dovuti alla frequenza di case di riposo.
Inclusi anche i parenti lontani
Affinché l’eredità possa andare ai Comuni, sempre che venga approvato il disegno di legge, è comunque essenziale che manchino altri eredi. A tal proposito, un altro disegno di legge (n. 960) presentato dal senatore Gianni Berrino (Fratelli d’Italia) consente di estendere l’eredità anche a parenti oggi esclusi. Le novità riguardano l’istituto della rappresentazione, a mezzo del quale i discendenti possono subentrare nella posizione successoria dell’erede che non ha voluto o potuto accettare l’eredità.
Nel dettaglio, il ddl propone di ampliare questa possibilità ai parenti fino al 6° grado, adottando la stessa regola prevista per la successione. In questo modo si riuscirebbe più spesso a mantenere l’eredità nella famiglia del defunto, per quanto i parenti possano essere distanti. Una novità che sembra rispettare meglio il presupposto delle norme successorie, ma funzionale anche a semplificare la successione ed evitare che i beni restino bloccati a lungo.
In presenza di eredi, designati dal testamento o dalla legge, l’eredità non va allo Stato e con la riforma non andrebbe ai Comuni. Ciò avviene soltanto in mancanza di eredi scelti dal defunto o dalla legge. Questo secondo disegno di legge limita ulteriormente la possibilità che ciò accada, privilegiando i legami familiari.
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