Eredità, che succede se muore un figlio?

Ilena D’Errico

22 Agosto 2023 - 22:30

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Ecco a chi spetta l’eredità se muore un figlio e come viene diviso il patrimonio a seconda degli eredi presenti e dall’esistenza, o meno, di un testamento.

Eredità, che succede se muore un figlio?

La morte e la successione non sono quasi mai argomenti piacevoli da affrontare, ma come tutti gli eventi principali nella vita delle persone devono essere regolati dalla legge per assicurare ordine, legalità e tutela dei diritti degli individui. Tra le ipotesi più sgradite e statisticamente meno probabili c’è la morte di un figlio, ecco perché non a tutti è chiaro come si divide l’eredità in questi casi.

Si affronta molto più spesso il tema dell’eredità dei genitori defunti, considerando che, auspicabilmente il più tardi possibile, questo evento fa parte di un decorso naturale e fisiologico. Purtroppo, non è sempre così. Incidenti, malattie ma anche omicidi e suicidi possono stravolgere l’ordine naturale. Come ogni altra successione, però, anche questa evenienza è disciplinata dal Codice civile. Vediamo quindi che succede all’eredità quando muore un figlio.

A chi spetta l’eredità se muore un figlio

L’articolo 565 del Codice civile individua gli eredi che, in assenza di testamento, concorrono nell’eredità nell’ordine individuato dalla legge. In particolare, sono eredi:

  • Il coniuge e i figli;
  • i genitori e i nonni;
  • i fratelli e le sorelle;
  • i parenti fino al 6° grado;
  • lo Stato.

Il coniuge concorre all’eredità soltanto con i figli, i genitori e i fratelli del defunto, mentre esclude automaticamente la chiamata all’eredità di tutti gli altri soggetti individuati dalla legge. I figli, invece, concorrono soltanto con il coniuge, in assenza del quale spetta loro tutta l’eredità del genitore defunto.

In assenza di figli e coniuge, sono i genitori o i nonni (in generale gli ascendenti per ordine di grado) a diventare eredi, insieme ai fratelli e alle sorelle del defunto. In particolare, ai genitori è assicurato il 50% dell’eredità, mentra la parte restante è divisa tra fratelli e sorelle in parti uguali.

La presenza di ascendenti più vicini di grado esclude la chiamata all’eredità di quelli meno prossimi; pertanto, i nonni sono chiamati all’eredità soltanto in assenza dei genitori. I fratelli sono eredi universali soltanto in assenza di coniuge, figli e ascendenti. Si ricorda che per assenza dei possibili eredi non si fa riferimento alla sola casistica della morte, ma anche alla rinuncia all’eredità e all’indegnità a succedere.

Il Codice civile stabilisce anche le quote del patrimonio ereditario spettanti a ognuno degli eredi secondo le diverse ipotesi, ecco quali sono a seconda degli eredi presenti.

  • Coniuge e un figlio: metà dell’eredità ciascuno;
  • coniuge e più figli: 1/3 al coniuge e 2/3 ai figli divisi in parti uguali;
  • coniuge, in assenza di figli, ascendenti e fratelli o sorelle: l’intera eredità;
  • coniuge e ascendenti: 2/3 al coniuge, 1/3 agli ascendenti;
  • coniuge e fratelli o sorelle: 2/3 al coniuge, 1/3 a fratelli e sorelle;
  • figlio unico: erede universale;
  • più figli: il 100% dell’eredità diviso in parti uguali;
  • ascendenti: metà alla linea paterna e metà alla linea materna se di stesso grado, altrimenti l’eredità spetta agli ascendenti più prossimi in parti uguali;
  • fratelli e sorelle: ognuno una quota eguale di eredità.

Naturalmente queste regole valgono nel caso in cui il defunto non abbia lasciato testamento, perché altrimenti le quote ereditarie e gli eredi sarebbero completamente rimessi alle sue disposizioni. Non bisogna però dimenticare che il testamento deve comunque tener conto delle quote di legittima, altrimenti può essere impugnato dagli aventi diritto.

In particolare, il coniuge ha diritto a:

  • Il 50% del patrimonio in assenza di figli;
  • 1/3 del patrimonio in presenza di un solo figlio;
  • 1/4 del patrimonio in presenza di più figli.

I figli hanno invece diritto a:

  • Il 50% dell’eredità per il figlio unico;
  • 2/3 dell’eredità divisa in parti uguali fra tutti i figli del defunto.

Infine, gli ascendenti hanno diritto alle seguenti quote:

  • 1/3 in assenza del coniuge;
  • 1/4 in presenza del coniuge.

Le restanti quote dell’eredità possono invece essere liberamente regolate dal testamento, accrescendo l’eredità di uno dei chiamati o individuando nuovi eredi. In assenza di testamento, invece, si seguono le regole successorie, secondo le quote indicate dal Codice civile. Soltanto in assenza dei familiari citati l’eredità spetta agli altri parenti entro il 6° grado, con pari trattamento delle linee sanguigne ma priorità dei gradi più prossimi. Infine, solo in assenza anche di parenti entro il 6° grado l’eredità è devoluta allo Stato.

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