Le elezioni regionali confermano la crisi del Pd e del centrosinistra: il crollo dal 2015 a oggi spiegato in 3 grafici

Giacomo Andreoli

14 Febbraio 2023 - 13:23

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Negli ultimi otto anni sono cambiati notevolmente gli equilibri tra centrodestra e centrosinistra nelle Regioni italiane: l’alleanza conservatrice è passata dal controllare 3 a 15 Enti territoriali.

Le elezioni regionali confermano la crisi del Pd e del centrosinistra: il crollo dal 2015 a oggi spiegato in 3 grafici

Dopo le ultime elezioni regionali in Lazio e Lombardia è tempo di riflessioni tra i partiti politici italiani. In otto anni la mappa politica dell’Italia è cambiata radicalmente, con il centrodestra che è passato dal controllare 3 Regioni ad avere ora la maggioranza in 15.

Un declino lento e inesorabile, quindi, quello del centrosinistra, che nel 2015 controllava 16 Regioni (più la Valle d’Aosta, comunque governata principalmente dai partiti locali valdostani) e ora invece rimane alla guida di soli 4 Enti territoriali (sempre più la Valle d’Aosta).

L’alleanza tra Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega è cambiata molto negli ultimi anni, ma la tendenza generale è evidente: c’è un rallentamento delle forze progressiste e un rafforzamento di quelle conservatrici.

Questo per vari motivi: principalmente lo sfaldamento delle alleanze di centrosinistra e la disaffezione popolare, con l’astensionismo che colpisce più il centrosinistra che il centrodestra.

Elezioni regionali, cosa è successo dal 2015 al 2020

Nel 2015 le forze di centrosinistra, senza il Movimento 5 Stelle, controllavano come detto 16 Regioni: Piemonte, Trentino, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. A queste si aggiunge poi la Valle d’Aosta, con un’alleanza tra centrosinistra e partiti locali (prevalenti).

Le elezioni del 2015, che coinvolsero sette regioni su venti totali, videro ancora prevalere il centrosinistra, con cinque regioni vinte e la sola Liguria che cambiò colore politico, passando nelle mani del forzista Giovanni Toti. Fu uno degli ultimi momenti di gloria alle elezioni regionali per l’alleanza guidata dal Partito democratico.

Chi governa nelle Regioni italiane Chi governa nelle Regioni italiane La mappa del 2015

Alle elezioni regionali del 2018, in concomitanza con le politiche, il Pd e i suoi alleati persero moltissimi voti e con questi la guida del Molise, del Friuli Venezia Giulia, della Valle d’Aosta e della Provincia autonoma di Trento. In quelle elezioni il centrosinistra riuscì a mantenere la guida della Regione Lazio, con un margine di appena 2 punti percentuali sul centrodestra.

Nel 2019, poi, anche il Trentino Alto Adige passò all’alleanza conservatrice. Nello stesso anno il centrodestra vinse anche in Abruzzo, Piemonte, Basilicata, Umbria e Sardegna. Le elezioni regionali del 2020, infine, video il centrosinistra “resistere” in Puglia, Campania, Toscana, Valle d’Aosta ed Emilia-Romagna. Il centrodestra, però, strappò altri due Enti territoriali ai progressisti: le Marche e la Calabria.

Chi governa nelle Regioni italiane Chi governa nelle Regioni italiane La mappa del 2020

Regioni, quante sono controllate dal centrodestra e quante dal centrosinistra

Con l’attuale vittoria in Lazio e Lombardia alle ultime elezioni regionali, quindi, si è raggiunto l’assetto attuale di 15 regioni in mano al centrodestra e 5 al centrosinistra.

Perché il centrosinistra ha perso la guida della maggior parte delle Regioni italiane?

Alle elezioni regionali del 2015 votò il 53,90% degli aventi diritto, mentre all’ultima tornata in Lazio e Lombardia si è espresso il 40% degli elettori. Il calo è sostanzioso e ha colpito maggiormente i partiti di centrosinistra, che oggi risultano spaccati in tre, tra alleanza guidata dal Pd, Movimento 5 Stelle più liste civico-progressiste e cosiddetto “terzo polo”.

Chi governa nelle Regioni italiane Chi governa nelle Regioni italiane La mappa del 2023

Tuttavia la disaffezione per il centrosinistra non può essere spiegata solo così, visto che nel 2015, seppur ci fosse un’unione tra Pd e gran parte di quello che oggi è confluito nel terzo polo, il Movimento 5 Stelle non era un alleato. La perdita di credibilità dell’alleanza di centrosinistra al livello nazionale si lega quindi a un calo importante nei consensi dei grillini, la cui maggior parte dei voti, anche alle elezioni locali, sono confluiti nei partiti di destra, in primis Lega e Fratelli d’Italia.

Lo scenario tripolare sul territorio favoriva il centrosinistra, trainato dal voto delle grandi città, con le periferie spaccate tra centrodestra e Movimento 5 Stelle. Oggi, invece, con la debolezza dei progressisti e il calo netto dei grillini, favoriscono un centrodestra saldamente unito che risente meno, rispetto agli altri, della crescita spaventosa dell’astensionismo.

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