Il punto di vista della GenZ sulla politica

Il punto di vista della GenZ sulla politica

di Paolo Di Falco

Basta con le solite discussioni sterili: ecco perché il voto ai 16enni è una grande opportunità per il nostro Paese

Paolo Di Falco

17 marzo 2021

Basta con le solite discussioni sterili: ecco perché il voto ai 16enni è una grande opportunità per il nostro Paese

La proposta del neo segretario del Partito Democratico di estendere il diritto al voto ai 16enni potrebbe rendere le nuove generazioni più consapevoli e potrebbe anche invogliare qualcun altro ad esercitare quel dovere civico che, ancora oggi, è il motore di ogni democrazia.

Domenica scorsa al Nazareno, dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti, Enrico Letta ha preso le redini del Partito Democratico. Un partito che, nell’idea del nuovo leader, “non deve essere la Protezione civile della politica” ma “deve avere le porte aperte”: quindi un nuovo Pd che vuole essere la casa di tutti e soprattutto dei giovani. Il neosegretario ha infatti sottolineato che: “Se non riusciremo a coinvolgere i giovani io avrò fallito il mio obiettivo.”

Ma come favorire una maggiore partecipazione dei giovani? Una delle prime proposte, contenuta anche nel vademecum inviato ai circoli, è quella di estendere il diritto al voto ai 16enni. L’idea non è nuova: il primo a lanciarla fu Walter Veltroni quando, nel 2007, divenne segretario dello stesso partito che ora è guidato da Letta. E non solo, pensate un po’ che anche la Lega nel 2015 aveva presentato una proposta di legge costituzionale a riguardo. Dopo il rilancio ulteriore della proposta, si è aperto nel nostro Paese l’ennesimo dibattito tra favorevoli e contrari. Ecco perché, a parer mio, il voto ai 16enni potrebbe contribuire a dare “una spinta” alla nostra democrazia.

Cosa vuol dire abbassare di due anni l’età per votare?

Sfatiamo innanzitutto il primo mito: non basta abbassare l’età dell’elettorato per dare maggiore peso ai giovani nel dibattito politico del nostro Paese. Nonostante questo, sarebbe un primo passo molto importante che potrebbe portare ad un maggiore coinvolgimento attivo dei ragazzi dal punto di vista politico, economico…Parlando di numeri: se si guarda ai dati Istat, i 16-17enni in Italia sono circa 1,1 milioni rispetto agli attuali 49 milioni di aventi diritto al voto. Peserebbero circa il 2% sul totale.

Ma quanto viene a costare alle casse dello Stato? Praticamente nulla e inoltre, va anche considerato che, chi non ha ancora diciotto anni non potrebbe in ogni caso essere eletto. Bisogna sicuramente sottolineare che, allo stato attuale, i sedicenni possono già avere un contratto di lavoro e pagare le tasse. Di conseguenza è del tutto giusto, a parer mio, riconoscere loro il diritto di poter prendere parte in maniera attiva alle decisioni che riguardano il futuro del loro Paese.

In quali Stati i sedicenni possono già votare?

Il primo stato a dare il voto ai 16enni fu Cuba nel 1976, subito seguita dal Nicaragua nel 1984. Quattro anni più tardi toccò al Brasile che, nella costituzione approvata durante la presidenza Sarney, stabilì la possibilità di un voto facoltativo per i giovani tra i 16 e i 17 anni che però diventa obbligatorio dai 18 anni fino ai 70. Nel 2008 e nel 2012 il voto ai sedicenni è stato anche concesso, rispettivamente, dall’Ecuador e dall’Argentina.

L’Italia non sarebbe il primo paese europeo ad abbassare la soglia per poter votare. In Austria, per esempio, il voto ai sedicenni è stato concesso nel 2007 e può essere esercitato in tutte le elezioni. Dopo il referendum per l’indipendenza del 2014, anche la Scozia ha approvato all’unanimità una legge che consente a sedicenni e diciassettenni di votare per l’elezione del parlamento scozzese e degli organi legislativi locali. In Germania i 16enni invece possono già votare nelle elezioni dei Parlamenti di alcuni Länder come quello della Bassa Sassonia che elegge il suo organo legislativo in questo modo dal 1996.

Perché il voto ai 16enni è importante?

Quante volte avete sentito parlare di una generazione che sta sempre sui social e non si interessa per nulla a quello che accade intorno? Abbassare l’età del diritto al voto può essere una grande occasione e opportunità per provare a rendere i giovani più partecipi e consapevoli. Naturalmente, lo Stato deve essere in grado di far capire ai ragazzi il grande valore del voto e come, attraverso una semplice matita e una crocetta, la nostra democrazia può continuare a vivere. L’abbassamento dell’età elettorale deve essere quindi accompagnato da un pieno rilancio dell’educazione civica nelle scuole: una materia che dovrebbe aiutare i ragazzi a sviluppare una vera e propria coscienza politica e che non deve essere, semplicemente, un’ora noiosa basata sulla conoscenza dell’impianto burocratico del nostro Paese.

Insomma, bisogna rendere prima di tutto questa materia un vero e proprio trampolino di lancio per comprendere la realtà che ci circonda utilizzando anche tutti gli strumenti innovativi che abbiamo a disposizione: dalla rete sino ai social network. Concedere il voto ai 16enni vuol dire, sicuramente, dare una possibilità alle giovani generazioni che però devono prima comprenderne a pieno il significato. Allo stesso tempo, quest’ultimo potrebbe anche essere un mezzo per invogliare il resto della popolazione italiana a recarsi alle urne: se la nuova generazione si sentirà presa in considerazione, non solo i cittadini di domani saranno migliori di quelli di oggi ma, il loro esempio, potrebbe spingere anche qualcun altro a capire l’importanza di continuare a esercitare il suo voto attraverso cui può decidere non solo il futuro del proprio Paese ma anche quello dei suoi figli.

Paolo Di Falco

18 anni, di Siracusa. Ho creato La Politica Del Popolo, un sito di news gestito da giovani.

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