È stata annunciata la prima capitale mondiale a rimanere senza acqua

P. F.

1 Agosto 2025 - 17:47

Questa capitale potrebbe diventare la prima città moderna a rimanere senza acqua. Le conseguenze sarebbero devastanti.

È stata annunciata la prima capitale mondiale a rimanere senza acqua

L’ombra di una catastrofe umanitaria incombe su Kabul. Secondo un recente allarme lanciato dalla ONG Mercy Corps, la capitale dell’Afghanistan rischia di diventare la prima città moderna al mondo a rimanere senza acqua.

Ma questo tragico record potrebbe non essere l’unico. La scarsità d’acqua è un problema globale che colpisce sempre più aree della Terra e, in passato, altre città hanno rischiato seriamente di raggiungere il limite.

Nel 2018, Città del Capo, in Sudafrica, è stata sul punto di rimanere senz’acqua dopo un periodo di siccità prolungata, mentre nel 2019 è stato il turno di Chennai, la più grande città nel sud dell’India, che ha esaurito tutti e quattro i suoi bacini idrici. Ma quali sono le cause principali dietro a questi disastri?

Le cause della crisi idrica a Kabul

La situazione disastrosa a Kabul affonda le radici in una combinazione di fattori strutturali e ambientali. Il rapido aumento demografico della città - passata da meno di un milione di abitanti nel 2001 a oltre 6 milioni nel 2025 - ha fatto esplodere la domanda idrica a livelli insostenibili. A peggiorare ulteriormente la situazione, si sono aggiunti fenomeni legati al cambiamento climatico e il malgoverno delle risorse d’acqua.

Le costanti estrazioni idriche superano di ben 44 milioni di metri cubi all’anno il naturale tasso di rigenerazione delle falde acquifere di Kabul, che vengono così esaurite rapidamente. Attualmente, la metà dei pozzi sotterranei della città è secca e il livello d’acqua è calato di circa 25‑30 metri nell’ultimo decennio.

Questa fragile infrastruttura cittadina è inoltre aggravata dalla presenza di oltre 100.000 pozzi illegali, serre e industrie che richiedono grandi volumi d’acqua, contribuendo così al rapido esaurimento delle falde.

La crisi umanitaria a Kabul

L’emergenza ha già avuto effetti devastanti per la popolazione. Molte famiglie spendono fino al 30% del proprio reddito solo per l’acqua, rinunciando ad altri beni di prima necessità come il cibo e le medicine.

Anche i rischi per la salute sono ingenti: circa l’80% dell’acqua estratta a Kabul è contaminata da arsenico, salinità e rifiuti fognari. Le malattie causate dalla contaminazione idrica - come vomito, diarrea e infezioni - sono ormai all’ordine del giorno, soprattutto in soggetti più vulnerabili come i bambini e le persone immunodepresse.

Il problema non è recente, ma è peggiorato vertiginosamente dopo il 2021, quando una grande fetta degli aiuti internazionali presenti in Afghanistan è venuta a mancare a causa del ritorno al potere dei talebani, limitando così la disponibilità di fondi per l’acqua e per i servizi igienico-sanitari.

Le strategie per impedire una catastrofe idrica

Secondo un’analisi delle Nazioni Unite, senza un rapido intervento attraverso nuove riforme decisionali, investimenti infrastrutturali e progetti di rigenerazione delle falde, Kabul potrebbe rimanere completamente senza acqua entro il 2030, con conseguenze potenzialmente devastanti per la popolazione afghana.

In Europa, la Commissione UE ha già messo in campo un piano che punta a ridurre del 10% i consumi idrici entro il 2030 e a rafforzare le infrastrutture, consapevole che la crescente scarsità d’acqua rischia di compromettere fino al 15% del PIL del continente.

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