E se la Terza guerra mondiale partisse dal Pacifico?

Giorgia Bonamoneta

19 Marzo 2023 - 19:17

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Da tempo si parla costantemente di rischio Terza guerra mondiale legato alla guerra d’invasione Russa in Ucraina, ma se la minaccia arrivasse da un’altra parte? Perché il Pacifico è una zona calda.

E se la Terza guerra mondiale partisse dal Pacifico?

È più o meno dall’inizio del conflitto in Ucraina, ormai più di un anno fa, che si scommette su quale sarà il punto caldo dal quale partirà una Terza guerra mondiale. Non solo questa è vista come inevitabile, con gli attori in campo ormai troppo gonfi di potere per poter cedere a un confronto diplomatico, ma i punti caldi stanno diventando sempre più caldi.

Le possibilità sono due: la Terza guerra mondiale scoppia in Europa come conseguenza di un’azione che richiede il supporto della Nato a uno dei membri che lo compongono; oppure la Terza guerra mondiale scoppia nell’Oceano Pacifico, dove gli Stati Uniti hanno più di un interesse. Spostato il fuoco fuori dal vecchio continente, è evidente che di punti caldi nel Pacifico ce ne sono eccome, tra Cina e Stati Uniti per l’isola di Taiwan o per le continue provocazioni di Kim Jong-un con test ed esercitazioni missilistiche.

Proprio Kim Jong-un ha lanciato nella giornata di oggi (domenica 19 marzo 2023) l’ennesimo missile a corto raggio verso il mar del Giappone. Non è mancata la risposta degli Stati Uniti e dei suoi alleati, come la Corea del Sud, ma il coinvolgimento dei mezzi militari difficilmente permetterà il raffreddamento della situazione.

La Terza guerra mondiale cambia epicentro: nuove tensioni nel Pacifico

Mentre Stati Uniti e Corea del Sud continuano le esercitazioni congiunte, anche i test della Corea del Nord sono aumentati. Secondo gli “assediati” - infatti l’esercitazione congiunta è vissuta come una prova di invasione da parte di Kim Jong-un - l’abbattimento di un loro missile comporterebbe l’inizio di un conflitto, perché sarebbe visto come una dichiarazione di guerra.

Allo stesso tempo però l’Oceano Pacifico, tra esercitazioni e test missilistici, si sta trasformando in un vero e proprio poligono di tiro e nella polveriera più grande al mondo. A dirlo è una nota del ministero degli Esteri nordcoreano, in critica alle esercitazioni statunitensi e sudcoreane, ma dimentica di aggiungere che parte della polvere è stata lanciata dal loro pugno.

Kim Jong-un lancia l’ennesimo test missilistico: siamo pronti alla guerra

Kim Jong-un ha lanciato un missile a corto raggio nelle acque del Pacifico. Il missile balistico, partito alle 11,05 di questa mattina, ha volato per 800 chilometri, a un’altezza di 50 chilometri, prima di colpire il bersaglio. Le informazioni giungono tanto dall’esercito sudcoreano, quanto dal ministero della Difesa giapponese.

La situazione è tesa e il lancio della giornata del 19 marzo si aggiunge a quelli effettuati nei giorni scorsi. Per Kim Jong-un i test sono una risposta alle esercitazioni congiunte di 11 giorni di Stati Uniti e Corea del Sud. In risposta gli Stati Uniti ha mostrato i muscoli e schierato un bombardiere strategico B-1B, previsto comunque per l’esercitazione.

Da parte sua Kim Jong-un ha continua a ribadire, nelle settimane prima e durante le esercitazioni, che avrebbe risposto al tentativo di invasione con forza, raccontando che sempre più giovani si stanno arruolando nell’esercito e che sono pronti a combattere.

Pacifico caldo: Stati Uniti e Cina in lotta per Taiwan

Un altro punto caldo, anzi caldissimo è quello che vede protagonista l’isola di Taiwan. Gli esperti sono certi che tra le due potenze le scintille faranno esplodere un conflitto, ma non sono ancora pronti a chiamarla “Terza guerra mondiale”, una definizione sancita da diversi fattori, primo fra tutti il coinvolgimento di numerosi altri Paesi nel conflitto.

La Cina ha però già annunciato delle tempistiche per una possibile guerra, che variano di 2 o 4 anni al massimo. Insomma, l’ipotesi di una Terza guerra mondiale lontana dall’Europa prende sempre più spessore, evidenziando ancora di più la guerra di potere tra Usa e Cina, in un tentativo di mantenere o spostare l’equilibrio mondiale.

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