La Russia stampa la prima banconota BRICS. Non è ufficiale, ma il messaggio è chiaro: il dollaro non è più l’unica moneta.
La Russia ha stampato una nuova banconota per i Paesi BRICS, ossia il raggruppamento di Paesi con economie emergenti fondato nel 2009 da Russia, Brasile, India, Cina e Sudafrica. La valuta tuttavia non ha un valore commerciale quanto simbolico. La moneta, stampata dal Cremlino, infatti, è diventata in pochissimo tempo un simbolo di resistenza.
Secondo quanto dichiarato da Sergey Katyrin, presidente della Camera di Commercio e Industria russa, sono state prodotte 10.000 banconote presso una tipografia statale russa. Non sarà usata nei mercati né negli scambi internazionali: il suo uso è vietato persino in Russia. Ma ha già scatenato un forte dibattito politico, economico e simbolico, in particolare negli Stati Uniti.
Donald Trump ha reagito duramente, accusando i Paesi BRICS di voler indebolire il ruolo del dollaro e minacciando dazi fino al 100% nel caso in cui la valuta diventasse ufficiale. Per Mosca, però, si tratta di un messaggio: un gesto che rappresenta la volontà di affrancarsi dal sistema dominato dal dollaro. Un primo passo per ora simbolico verso la costruzione di un’alternativa economica, finanziaria e geopolitica. Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
La Russia stampa la valuta dei Paesi Brics: ecco perché
I BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) rappresentano un’alleanza economica nata con l’intento di rafforzare la cooperazione tra economie emergenti e contrastare il dominio economico occidentale. Sebbene non siano un’organizzazione formale, i BRICS sono diventati negli anni un punto di riferimento per decine di Paesi del Sud globale che cercano una nuova architettura finanziaria.
Nel corso degli anni, il gruppo ha accolto sempre più partner e osservatori. Oggi, oltre ai cinque membri originari, anche Paesi come Iran, Egitto, Etiopia, Indonesia e gli Emirati Arabi Uniti sono stati inclusi nel blocco, con altri dodici designati come partner, tra cui Kazakistan, Turchia, Cuba, Nigeria e Thailandia.
La banconota stampata in Russia è un oggetto commemorativo che mostra simboli nazionali dei Paesi fondatori: un tucano per il Brasile, un’aquila per la Russia, un pavone per l’India, una gru per la Cina e un airone per il Sudafrica. Sullo sfondo, un grande “imbuto” inghiotte le bandiere degli Stati membri, un’immagine suggestiva ma controversa, non spiegata ufficialmente da Mosca.
Il significato dietro questa mossa è chiaro: Mosca vuole rilanciare l’idea di una moneta comune BRICS, proposta al vertice di Kazan nel 2024 ma mai formalmente adottata. Nonostante l’opposizione interna al gruppo e le pressioni esterne, soprattutto da Washington, la Russia insiste nel voler portare avanti una nuova visione monetaria. La stampa della banconota è quindi un modo per mettere il tema nuovamente al centro del dibattito globale.
Valuta Brics come risposta alle sanzioni: al via il processo di dedollarizzazione
La nuova valuta BRICS nasce in un contesto fortemente segnato dalle sanzioni internazionali contro la Russia. Dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, Mosca è stata progressivamente esclusa dal sistema finanziario globale basato sul dollaro. Per aggirare queste restrizioni, il Cremlino ha accelerato il processo di dedollarizzazione, ovvero la progressiva sostituzione del dollaro con valute alternative negli scambi internazionali.
Non a caso, la Russia ha affermato che oggi il 90% delle sue transazioni commerciali con i Paesi BRICS avviene già in valute nazionali come il rublo, lo yuan o la rupia. L’obiettivo, dichiarato dal viceministro degli Esteri Sergei Ryabkov, è quello di rafforzare meccanismi alternativi per regolare i pagamenti internazionali, come ad esempio il nuovo sistema BRICS Pay, una piattaforma digitale pensata per facilitare gli scambi tra i membri del blocco.
Gli Stati Uniti vedono in tutto questo un tentativo esplicito di minare il primato del dollaro come valuta di riserva globale. Donald Trump, tornato alla presidenza, ha reagito con durezza: ha annunciato dazi aggiuntivi del 10% su beni provenienti sia dai membri BRICS sia dai loro partner. Ma queste minacce sembrano sortire l’effetto opposto: rafforzare la volontà dei Paesi emergenti di emanciparsi dal sistema dominato da Washington.
In realtà, molti leader BRICS negano che l’associazione sia antiamericana. Tuttavia, il documento finale adottato a Rio de Janeiro nel 2025 contiene critiche esplicite alle politiche economiche e militari degli Stati Uniti. Il risultato è una crescente tensione geopolitica che sta accelerando i lavori per costruire un sistema finanziario più multipolare. La banconota stampata dalla Russia, pur non avendo valore legale, è quindi un segnale politico fortissimo: il dollaro non è più l’unica moneta possibile.
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