Paura contagi in Italia, l’allarme: «Ci sono due pandemie in corso, ecco cosa può succedere»

Emiliana Costa

10/01/2022

10/01/2022 - 10:40

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L’impennata di casi non accenna a placarsi. Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri, lancia l’allarme: «Ci sono due pandemie in corso, ecco cosa può succedere».

Paura contagi in Italia, l’allarme: «Ci sono due pandemie in corso, ecco cosa può succedere»

L’impennata di contagi in Italia non accenna a placarsi. Nel bollettino di ieri, 9 gennaio, sono stati registrati 155.659 nuovi positivi e secondo i dati del ministero della Salute, le vittime sono state 157.

Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, ha parlato di due pandemie in corso nel nostro paese. «Ecco cosa può succedere». Non solo. L’esperto parla anche delle armi a disposizione (oltre ai vaccini) contro la nuova variante. Entriamo nel dettaglio.

Due pandemie in Italia, cosa significa

In un’intervista al Corriere della Sera, il direttore dell’Istituto Mario Negri Remuzzi ha parlato di due pandemie in corso in Italia in questo momento: «Abbiamo in un certo senso due pandemie, una sostenuta dalla variante Omicron e una dalla Delta. Ci sono elementi per ritenere che le persone ricoverate in terapie intensiva in questo momento siano persone che hanno contratto la variante Delta».

Ci troveremmo, dunque, di fronte a una sorta di gara tra Omicron e Delta. Ma cosa può accadere nelle prossime settimane? «Si può temere che Omicron non riesca a contagiare un grandissimo numero di persone, vicino al 95%, prima che la Delta continui lungo la sua strada».

Se le due pandemie dovessero continuare a coesistere e Omicron non riuscisse a prendere il sopravvento, questo rappresenterebbe un ulteriore problema. « Se invece Omicron riuscisse a sopraffare Delta, allora forse riusciremo a vedere la discesa della curva nel giro di qualche settimana. Dal momento che è abbastanza chiaro che la malattia che provoca è meno severa, soprattutto per quanto riguarda l’interessamento polmonare. L’espansione rapidissima di Omicron non sarebbe in sé una cattiva notizia».

Difficile però fare previsioni. «Mentre speriamo che Omicron vinca la corsa con Delta, c’è un’altra variante che viene dal Camerun e che adesso si trova in Inghilterra e un’altra ancora è stata appena identificata a Cipro. La situazione da un momento all’altro può complicarsi, ma credo che qualche motivo di speranza ci sia».

La pandemia dei vaccinati e dei no vax

Il prof. Remuzzi, al Corriere della Sera, ha parlato anche dell’importanza della vaccinazione per arginare la circolazione del virus. «Anche all’interno degli ospedali ci sono ’due pandemie’. Una dei vaccinati e una dei non vaccinati. L’essere vaccinati protegge in un modo importantissimo. Con la terza dose in generale finiscono in terapia intensiva solo persone anziane e che hanno altri tipi di malattie associate. La percentuale di non vaccinati in ospedale è altissima. Se tutti fossimo vaccinati, non ci sarebbe alcun problema di saturazione dei posti letto».

Ma cosa aspettarci nelle prossime settimane? C’è chi ipotizza che Omicron possa far finire la pandemia. «Con una variante così contagiosa si arriverebbe prima al picco della curva dei nuovi positivi, allo stesso modo, come già successo in Sudafrica e Gran Bretagna, sarà più veloce anche il calo. Ma se vogliamo parlare di fine della pandemia credo che dovremo ancora prendere delle precauzioni almeno per un paio d’anni».

Remuzzi conclude parlando di una possibile immunità di gregge con Omicron. «Se anche arrivassimo al 95% tra vaccinati e guariti resterebbero da considerare le mutazioni del virus (che non si fermano) e la circolazione delle persone (che continua). Potremmo parlare di una ’via d’uscita dalla pandemia’, quasi una sorta di immunità di gregge».

Le armi contro Omicron e il ritorno a scuola

Oltre alla vaccinazione - fondamentale contro Omicron - ci sarebbero anche altre armi a disposizione per le cure domiciliari. «Due lavori scientifici che derivano dal nostro gruppo di ricerca dimostrano che l’impiego di antinfiammatori non steroidei utilizzati ai primi sintomi della malattia riduce del 90% l’evoluzione verso le forme gravi e l’ospedalizzazione. Entrambi gli studi hanno dei limiti e manca ancora la prova definitiva».

Il direttore dell’Istituto Mario Negri parla anche di paracetamolo e antivirali: «Il paracetamolo consuma il glutatione che è un antiossidante molto potente. Proprio in questi giorni è uscito uno studio che mostra che i pazienti con Covid hanno uno stress ossidativo importante, probabilmente responsabile del danno infiammatorio polmonare, associato a deficit di glutatione e si è visto che questo deficit aumenta con l’età».

E continua: «I farmaci antivirali impediscono al virus di replicarsi e quindi fermano la malattia ancora prima del suo manifestarsi. Andrebbero dati entro 5 giorni dall’inizio dei sintomi in quei pazienti che si prevede finiranno per avere una malattia più severa e che devono essere segnalati dai medici di medicina generale. L’antivirale ora a disposizione è il molnupiravir di Merck & Co che riduce la malattia severa con un’efficacia del 30%. Presto sarà disponibile anche il paxlovid della Pfizer, che arriva all’87% di efficacia».

Remuzzi conclude parlando di scuola. Oggi, 10 gennaio, si torna in classe. «La scuola è rimasta chiusa per tanto tempo e i contagi hanno continuato ad aumentare. Credo che il contributo degli studenti sia davvero irrilevante con una variante che si diffonde con tale velocità».

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