Dopo Elon Musk è Jensen Huang il nuovo amore tech di Trump

P. F.

20 Novembre 2025 - 10:57

Trump e Huang hanno stretto un’alleanza decisiva: il CEO di Nvidia è centrale per la supremazia USA nell’AI, mentre il presidente domina le licenze per l’export dei chip e le politiche energetiche.

Dopo Elon Musk è Jensen Huang il nuovo amore tech di Trump

Ormai Elon Musk è un lontano ricordo. Il rapporto tra Donald Trump e Jensen Huang è esploso sulla scena politico-tecnologica internazionale quasi all’improvviso. Tutto è iniziato durante un vertice in Corea del Sud poco meno di un mese fa, quando Trump ha interrotto un discorso sui nuovi investimenti in data center e sulla creazione di posti di lavoro negli Stati Uniti per cercare tra il pubblico il suo “nuovo amico”, il CEO di Nvidia. Un gesto inaspettato, che ha rivelato quanto Huang sia diventato rapidamente un interlocutore privilegiato per la Casa Bianca.

Poche ore dopo, parlando a una conferenza a Washington, Huang ha ricambiato l’attenzione del presidente, ringraziandolo per aver alleggerito la regolamentazione e favorito gli investimenti nell’intelligenza artificiale. Secondo il CEO, Trump avrebbe “cambiato completamente le regole del gioco” per l’AI. La successiva corsa di Huang per raggiungere il presidente in Corea del Sud ha trasformato un semplice scambio pubblico in una relazione strategica.

Trump e Huang, un rapporto che si consolida dopo un avvio difficile

Ma tra i due non è stato sempre tutto rose e fiori. Quando Trump è stato rieletto nel 2024, Huang non aveva partecipato all’insediamento e i loro primi incontri, avvenuti prima nello Studio Ovale e poi nella residenza del tycoon a Mar-a-Lago, erano stati piuttosto freddi, poiché Huang non era riuscito a dissuadere Trump dal limitare alcune esportazioni verso la Cina.

La svolta è arrivata nella primavera del 2025, quando Nvidia ha annunciato un maxi-piano da 500 miliardi di dollari per rafforzare la produzione negli Stati Uniti. Un impegno industriale che ha colpito Trump, storicamente sensibile ai ritorni economici sul territorio.

Da lì, la relazione si è intensificata. Huang ha accompagnato Trump nel suo primo viaggio internazionale, contribuendo a facilitare la vendita di chip per oltre 200 miliardi di dollari a Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. In pubblico, Trump ha iniziato a chiamarlo “il mio amico”.

La leva diplomatica di Nvidia e i vantaggi del rapporto con la Casa Bianca

L’intesa ha avuto riflessi anche sulla diplomazia statunitense. I chip Nvidia, diventati un’infrastruttura essenziale per i progetti di intelligenza artificiale, sono stati utilizzati come strumenti di negoziazione con Paesi come il Regno Unito e la Cina.

Washington ha poi proposto l’accesso alle tecnologie Nvidia come incentivo politico. Armenia e Azerbaigian, dopo un accordo mediato dagli Stati Uniti, hanno iniziato a discutere di cooperazione tecnologica su AI e data center. E lo stesso è avvenuto in Kazakistan, che dopo aver firmato gli “Accordi di Abramo” con USA e Israele ha annunciato un progetto da 2 miliardi di dollari per costruire data center basati sui chip Nvidia.

La Casa Bianca ha riconosciuto l’importanza del rapporto con Huang, pur precisando che nessun singolo dirigente definirà la politica industriale del secondo mandato del presidente. Ma la convergenza tra Trump e Nvidia si è ormai trasformata in un pilastro della strategia tecnologica americana.

Se Trump vede in Huang un alleato chiave per consolidare la supremazia statunitense nell’AI, Huang ha motivazioni altrettanto forti. Il presidente controlla il regime di licenze per l’esportazione dei chip più avanzati nei mercati strategici, Cina in primis, ed esercita un’influenza diretta sulle politiche energetiche e infrastrutturali necessarie per alimentare i data center.

Le politiche pro-industria della Casa Bianca hanno accelerato la crescita già esplosiva di Nvidia che, attualmente, è la società con la maggiore capitalizzazione al mondo. In questo contesto, Huang ha persino mostrato apertura verso proposte controverse, come l’idea di riconoscere al governo una percentuale sulle vendite di chip alla Cina. Un’ipotesi che richiederebbe un nuovo quadro normativo e che ha sollevato perplessità anche dentro l’amministrazione Trump.

Il caso Blackwell e i limiti dell’intesa

Il punto di frizione più evidente è arrivato con Blackwell, il chip di nuova generazione sviluppato da Nvidia. Huang puntava a ottenere l’autorizzazione a venderne una versione “depotenziata” in Cina. Per ingraziarsi il presidente, il CEO di Nvidia gli aveva donato uno dei primi esemplari prodotti in Arizona. Un gesto mirato che segnava la differenza con Apple, che per anni aveva promesso ma mai concretizzato una produzione domestica dei suoi prodotti principali.

Ma le parole di Trump, che aveva accennato alla possibilità di vendere chip avanzati a Pechino, hanno scatenato reazioni immediate. Alcuni membri del gabinetto, tra cui il segretario di Stato Marco Rubio, hanno sollevato obiezioni di sicurezza nazionale.

Tornando dagli incontri con Xi Jinping, il presidente ha quindi corretto il tiro, precisando che gli Stati Uniti non avrebbero condiviso i chip “più avanzati” con la Cina. Questo episodio cruciale ha dimostrato che, nonostante l’intesa personale tra Huang e Trumo, la sicurezza nazionale resta un limite invalicabile.

Nonostante gli attriti, il legame resta saldo. Huang continua a sostenere che la supremazia americana si giocherà sulla capacità di attrarre sviluppatori e dominare le piattaforme AI globali. Trump, da parte sua, lo cita come simbolo della rinascita industriale americana nel settore più strategico del momento.

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