Di cosa hanno parlato Elisa Lupo, Azzurra Rinaldi e Flavia Provenzani nel panel “Verso un futuro equo: dialoghi su genere, lavoro e educazione finanziaria” durante la Rome Future Week.
Si è tenuto ieri, 16 settembre 2025, presso l’Europa Experience – David Sassoli a Roma, il panel “Verso un futuro equo: dialoghi su genere, lavoro e educazione finanziaria” organizzato dalla consulente del lavoro e divulgatrice Elisa Lupo nell’ambito della Rome Future Week, che ha coinvolto sul palco Azzurra Rinaldi, economista femminista, docente e imprenditrice, e Flavia Provenzani, direttore responsabile di Money.it.
L’incontro ha posto al centro le sfide ancora aperte per costruire un futuro più equo. Partendo dai dati, le tre speaker hanno esplorato in modo concreto e affatto retorico temi chiave come il divario salariale, la leadership femminile e la violenza economica.
leggi anche
Al Rome Future Week, dialoghi su genere, lavoro e educazione finanziaria. “Verso un futuro equo”

Disuguaglianze salariali e lavoro di cura: numeri e ostacoli concreti
Partendo dal divario salariale, nel nostro Paese una realtà è tangibile: “Secondo dati Inps, le donne guadagnano in media il 20% in meno dei loro colleghi uomini, percentuale che cresce fino al 35% all’aumentare dell titolo di studi e dell’anzianità di servizio”, apre la consulente del lavoro Elisa Lupo.
La direttiva europea sulla trasparenza salariale è certamente un primo passo verso una maggiore equita “ma lasciatemi dire che non sono soddisfatta”, dichiara Lupo, che spiega: “in Italia la direttiva verrà recepita a giugno 2026 e per la parte riguardante l’invio dei report al ministero avrà effetto per aziende con più di 250 dipendenti. Nel nostro tessuto produttivo una minoranza, e di certo non sono quelle le aziende in cui la presenza femminile è forte”.
Le donne guadagnano meno anche perché ricoprono meno spesso ruoli dirigenziali, in azienda o nel pubblico.
Durante il panel sono stati presentati i dati Inps che mostrano come solo il 21% dei dirigenti in Italia siano donne, mentre le donne quadro si fermano al 34%.
Azzurra Rinaldi ha individuato nella maternità il principale ostacolo: “È una consapevolezza terribile: il ruolo riproduttivo non è considerato produttivo, eppure diamo la vita e ci prendiamo cura personalmente degli individui che un domani consumeranno e produrranno”.
Quanto vale questo lavoro di cura non retribuito? L’OCSE ha stimato in circa 12 miliardi di dollari. “E noi lo facciamo gratis, spesso rinunciando al nostro stipendio e all’indipendenza economica”, dichiara Rinaldi. Che aggiunge: “spesso è la scelta più semplice, è culturalmente più appropriato che il ruolo di cura spetti a noi donne, ma è anche finanziariamente più sostenibile per la famiglia che abbandoni il lavoro chi guadagna di meno”.
La carenza di infrastrutture di supporto e di norme che rendano equa la condivisione della cura familiare porta a un carico sproporzionato sulle donne. I dati ILO mostrano infatti che il 74% del lavoro di cura non retribuito è svolto da donne e che ben il 16.5% delle donne subisce un part time involontario (che non sceglie ma è costretta ad accettare per curare i figli piccoli o i parenti malati).
“Questo ha anche delle ripercussioni previdenziali - ricorda Lupo - le pensioni femminili sono in media di 500 euro più basse rispetto a quelle maschili e la nostra unica speranza, arrivate ad una certa età diventa quella di percepire la pensione di reversibilità. Una prospettiva decisamente triste”, conclude.
Rinaldi fa notare come “la società si aspetta da noi che ci prendiamo cura, più lo facciamo più siamo femminili. Se non lo facciamo, non siamo sufficientemente donne”.
Leadership femminile, violenza economica e educazione finanziaria
A questo si riaggancia anche il tema della leadership. “Stando così le cose - aggiunge Rinaldi - quando una donna può diventare leader? Prima di diventare mamma o nel periodo che intercorre tra la crescita dei figli e la cura dei genitori anziani. Un periodo troppo ristretto.” E chi sceglie di farlo, rompendo gli stereotipi, va comunque incontro al giudizio di essere una cattiva mamma o una cattiva figlia, aggiunge Flavia Provenzani.
Il dibattito si è concentrato infine sulla violenza economica, più frequente in situazioni di dipendenza finanziaria delle donne dal partner o dalla famiglia. Rinaldi ha spiegato che spesso ci si accorge troppo tardi di subirla: “Inizia con gesti considerati normali, come non poter prendere decisioni finanziarie per la famiglia se non con il consenso del partner uomo, o dover chiedere soldi al partner per la spesa quando non si lavora o non si ha un reddito sufficiente. Finisce poi col controllo, l’isolamente e così via”.
Cosa possiamo fare quindi per costruire equità? “Non dobbiamo aspettare che qualcuno ci noti o che faccia per noi le scelte più giuste: iniziamo a parlare di soldi”, è il monito dell’economista, anche autrice del libro Le donne parlano di soldi.
“Facciamolo partendo da spazi sicuri.” - aggiunge - “Se la famiglia non lo è, e la scuola o il lavoro non ci mettono in condizione, parliamone con le amiche”.
Un primo passo per sdoganare un argomento per troppo tempo considerato tabù, oltre che per creare consapevolezza. I passi successivi diventeranno quello di chiedere un aumento, oppure prendere decisioni finanziarie importanti in autonomia.
Provenzani ha infine ricordato l’importanza dell’educazione finanziaria nelle scuole: “Siamo tra i Paesi europei che investono meno in istruzione, non può essere esclusiva responsabilità degli individui doversi informare e documentare”, sostiene la direttrice responsabile di Money.it.
“Come mezzi di informazione possiamo creare un ambiente in cui la comunicazione sia più semplice possibile. La conversazione non dev’essere per forza difficile per essere credibile. Al contrario, più ti fai capire più sei forte”, conclude Provenzani.
Il panel ha fatto scaturire molte domande tra i presenti in sala, innescando una conversazione partecipata e costruttiva. “Ma è solo un primo passo - afferma Lupo - c’è bisogno di più momenti come questo per diffondere consapevolezza e costruire insieme un futuro più equo per tutte e tutti”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA