Nell’oceano giapponese diamanti insanguinati e metallo del diavolo. Presto al via l’estrazione da decine di tonnellate (al giorno).
Nell’oceano è stata fatta una scoperta sensazionale, minerali in quantità enormi e di assoluta rarità, compresi i cosiddetti diamanti insanguinati e il metallo del diavolo. Rispettivamente, enormi giacimenti di cobalto e nichel, in un gigantesco deposito di metalli rari. La scoperta, che è avvenuta in territorio giapponese, ha un’importanza strategica senza precedenti. Un deposito da oltre 230 milioni di tonnellate di materiale secondo le stime più aggiornate, interamente di metalli essenziali nella produzione tecnologica. Un tesoro che il Giappone non ha alcuna intenzione di lasciarsi sfuggire, tanto che sta già organizzando le prime fasi dell’estrazione. Quest’ultima impone alcuni limiti economici e soprattutto ambientali, ma potrebbe garantire a Tokyo una posizione di predominanza assoluta nel contesto globale. Ecco cosa sappiamo per il momento.
Presto saranno estratte decine di tonnellate dal giacimento
La Nippon Foundation e l’Università di Tokyo hanno scoperto il maxi giacimento di metalli nei nei fondali marini giapponesi, presso l’isola di Minamitori, nell’Oceano Indiano. La conferma ufficiale è stata data dalle due organizzazioni il 21 giugno 2024 e ora, a distanza di poco più di un anno, si è molto vicini all’estrazione. Secondo le stime dei ricercatori il giacimento si concentra in un’area di 100.000 chilometri quadrati, interamente situata nella zona economica esclusiva (Zee) del Giappone, che nasconde ben 230 milioni di tonnellate di metalli.
Buona parte del deposito è formato da cobalto e nichel, presenti rispettivamente per almeno 610.000 tonnellate e 740.000 tonnellate, quindi 75 e 11 anni di consumo nazionale. Probabilmente, i metalli non saranno limitati al fabbisogno giapponese, pur elevato, ma dedicati principalmente alla vendita, trattandosi di materie prime molto ricercate. Come già detto, questi metalli trovano larga applicazione nel settore tecnologico, rivelandosi essenziali per smartphone, veicoli elettrici, computer e persino sigarette elettroniche. Il margine di guadagno è ampissimo, se i giapponesi sapranno sfruttare al meglio la risorsa.
A tal proposito, già nel corso di quest’anno comincerà una fase di estrazione sperimentale, dalla durata prevista di 3 anni. Nel 2028 saranno quindi disponibili i primi risultati sulla fattibilità e l’efficienza dello sfruttamento del giacimento, che comunque dovrebbe garantire un’estrazione di circa 10.000 tonnellate al giorno. Quantità impressionanti, che costeranno al Giappone svariate decine di milioni di dollari.
Non a caso, la sperimentazione deve essere coordinata tra imprese, governo e mondo accademico e comunque supervisionata dalla Nippon Foundation. Secondo il professor Katö Yasuhiro, che ha diretto il team di ricerca, dovrebbe essere possibile estrarre 3 milioni di tonnellate ogni anno senza compromettere l’ecosistema marino. Tutti gli occhi del mondo sono quindi puntati sull’estrazione, anche se è assai probabile che alcune imprese private comincino fin da subito a prenderne parte, garantendo lo sfruttamento su larga scala.
Diamanti insanguinati e metallo del diavolo, cosa contiene il deposito
In merito al ritrovamento giapponese si parla spesso di diamanti insanguinati e metallo del diavolo, nomi che da anni si riferiscono al cobalto e al nichel - rispettivamente - con un’importanza nient’affatto banale. È proprio in queste definizioni, infatti, che risiedono alcune caratteristiche fondamentali dei metalli ritrovati in Giappone e che li rendono, per certi versi, ancora più preziosi. Cominciamo dai diamanti di sangue, termine che si riferisce al cobalto, a causa dell’elevatissimo costo in vite umane e alla sua estrema richiesta nel mondo. Le guerre, il lavoro minorile e lo sfruttamento che si accompagnano alle campagne di estrazione di massa di questo metallo producono infatti morti quanto le peggiori guerre.
Come se non bastasse, i lavoratori, giovanissimi e in condizioni disumane, hanno a malapena di che sopravvivere, mentre l’estrazione frutta miliardi di dollari. Non a caso questo termine viene spesso indicato per lo sfruttamento del territorio africano, Congo in primis. Il soprannome del nichel, invece, riguarda il paragone con il rame e il disprezzo degli antichi minatori che lamentavano lo scarso valore a confronto dell’altro metallo, pur somigliante. Anche il nichel, peraltro, ha i suoi effetti sui lavoratori esposti durante l’estrazione.
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