Dal degrado del Parlamento britannico al debito fuori controllo: come l’inerzia politica e i cicli storici mettono a rischio la stabilità economica delle grandi democrazie.
Il Palazzo di Westminster, sede del Parlamento britannico, è in condizioni allarmanti: topi, calcinacci, tubature di piombo che perdono acqua, cablaggi elettrici obsoleti. Nonostante il pericolo costante di incendi e crolli, i politici del Regno Unito sembrano incapaci di affrontare seriamente la questione. I piani di ristrutturazione sono stati accantonati anni fa e, nel frattempo, si procede a colpi di interventi provvisori, mentre i costi salgono e i rischi aumentano.
Questa paralisi non riguarda solo l’architettura, ma riflette una crisi più profonda: l’incapacità delle élite politiche occidentali di gestire con responsabilità la finanza pubblica. Nel Regno Unito, il debito pubblico ha ormai raggiunto quasi il 100% del PIL, con un deficit superiore al 5%. Secondo l’Office for Budget Responsibility, senza interventi incisivi, il debito potrebbe salire al 270% del PIL nei prossimi 50 anni. Eppure, ogni tentativo di contenimento della spesa – come il taglio ai sussidi invernali per i pensionati più benestanti – viene immediatamente sabotato dalle pressioni interne ai partiti.
Il Regno Unito non è solo. In Francia il debito pubblico supera il 112% del PIL, mentre negli Stati Uniti ha toccato il 121%, con un deficit che oscilla intorno al 7%. L’FMI invita i governi a “rimettere ordine nei conti pubblici”, ma il richiamo resta spesso inascoltato. A dominare è un’inerzia generale, aggravata da una crescente aspettativa pubblica verso l’intervento statale in ogni crisi. [...]
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