Come affrontare i dazi e le crisi globali: strategie per piccoli imprenditori che esportano, tra elasticità della domanda, branding e simulazioni per restare competitivi sui mercati esteri.
Ogni volta che il mondo si trova a vivere momenti di tensione o di crisi, succede che le imprese cercano una giustificazione alla loro perdita di fatturato. Così si incolpano le guerre, il terrorismo, le pandemie, i crack finanziari oppure i dazi, come quelli che gli Stati Uniti stanno minacciando di applicare a tanti prodotti del Made in Italy.
Il problema, però, è che spesso si resta fermi. Si subisce la situazione senza reagire e senza cambiare il proprio modo di fare impresa, in particolare quando si parla di come si costruisce un prezzo per esportare un prodotto all’estero. Si tende a pensare che si possa solo alzare o abbassare, senza una vera strategia.
E invece c’è tanto che si può fare. Basta partire da una domanda semplice: se gli USA mettono un dazio del 20% su un nostro prodotto, significa per forza che il prezzo per il cliente americano aumenterà del 20%? La risposta è no, perché quel costo può essere gestito in diversi modi lungo tutta la catena del valore.
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