Dazi, miliardi e geopolitica: come Trump sta ridisegnando l’economia americana

Glauco Maggi

20 Novembre 2025 - 07:07

Tra dazi contestati, miliardi sauditi, stop ai centesimi e nuove alleanze globali, Trump intreccia politica, economia e diplomazia in una visione centrata su prosperità e potere finanziario.

Dazi, miliardi e geopolitica: come Trump sta ridisegnando l’economia americana

Nessun presidente prima di Donald Trump aveva mai avuto il suo nome tanto legato al dollaro, e in questo mese di novembre ha confermato il record con due - opposte per il loro valore simbolico e pratico - citazioni in cronaca. In ordine di tempo, la prima è la disposizione data alla zecca di non produrre più i centesimi (ne parleremo più avanti) e la seconda, di massima importanza, è la soddisfazione di aver fatto piovere sull’economia reale degli Stati Uniti un migliaio di miliardi da un singolo partner commerciale, l’Arabia Saudita.

In entrambe le notizie, il succo è che Trump ha l’ossessione dei soldi e, dice lui da quando è al potere, vuole farne guadagnare il massimo all’America. La via maestra, per lui, sono le tariffe alle importazioni dai paesi esteri. E che cosa sono i dazi, se non soldi che entrano? Il dibattito se siano una strategia sbagliata in quanto destinata a fare rialzare l’inflazione è aperto, and ci sono segnali in questa direzione, negativi per Trump. Vedremo se i critici delle tariffe, anche tra i Repubblicani, hanno torto o ragione. Ma, soprattutto, attendiamo, a breve, il verdetto della Corte Suprema che potrebbe dichiarare le tariffe incostituzionali. Sarebbe una debacle per il presidente, ma pure l’ennesima occasione per Trump di parlare al paese di dollari (persi, stavolta).

Non è stato calcolato ancora, e qualcuno dei reporter che lo braccano senza sosta dovrebbe farlo, quante volte nei discorsi e nelle conferenza stampa ha pronunciato le parole che ama, dollari e soldi, milioni e miliardi. Del resto, sono concetti al centro della sua linea politica, che viene dalla sua esperienza di vita. Con il passato da imprenditore di New York che ha sempre misurato il successo di chiunque, dal suo personale a quello delle nazioni, sulla base della ricchezza accumulata, questo approccio non può stupire. Lui sa, e ci tiene si sappia, di essere il presidente più ricco della storia di questo paese. Con un patrimonio netto stimato ora tra 5 e 7 miliardi di dollari, principalmente grazie a immobili, media e asset finanziari personali, è di gran lunga davanti a George Washington, valutato sui 525 milioni di dollari (di oggi), dovuti a speculazioni fondiarie e proprietà terriere. Seguono Thomas Jefferson, con circa 212 milioni derivati da proprietà fondiarie, Theodore Roosevelt, con 125 milioni da attività imprenditoriali e immobiliari, e John F. Kennedy, con 100 milioni in proprietà familiari e trust. [...]

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