Oggi è il marchio di birra più amato dagli italiani e un caso di successo internazionale che si distingue per territorialità e attenzione alla sostenibilità ambientale.
Nato all’inizio del Novecento come piccola realtà locale, questo brand di birre è oggi un simbolo dell’Italia regionale nel mondo.
Si tratta della la birra Ichnusa, che dal primo stabilimento nel cuore di Cagliari, ha saputo evolversi mantenendo salde le proprie radici, fino a diventare parte del gruppo Heineken e a conquistare il titolo di birra più amata in Italia.
Oggi il birrificio di Assemini genera un indotto che coinvolge migliaia di lavoratori in tutta la Sardegna, con un valore condiviso per l’intera isola che, nel 2019, ha superato i 450 milioni di euro.
Ma qual è la storia dietro il successo di questo marchio?
Le origini di Ichnusa: una sfida imprenditoriale dall’anima sarda
La storia di Ichnusa inizia nel 1912, quando Aristide Giorgetti e Antonio Birocchi fondano a Cagliari l’Industria Birraria Ichnusa, scegliendo il nome dall’antica denominazione greca della Sardegna, Ichnôussa, che significa “impronta”.
All’epoca la birra era ancora poco diffusa e la produzione rimase confinata a livello regionale per decenni. I primi tempi furono infatti segnati da difficoltà finanziarie, superate grazie all’intervento di Amsicora Capra, imprenditore sardo del settore vitivinicolo, che intuì il potenziale sinergico tra vino e birra e portò nuovi capitali e visione industriale al progetto.
Durante la Seconda Guerra Mondiale la produzione si interruppe, ma riprese subito dopo, diventando simbolo di rinascita per la città di Cagliari e per tutta la Sardegna. Negli anni ’60, la crescita della domanda spinse l’azienda a trasferirsi ad Assemini, dove fu realizzato il primo birrificio italiano con serbatoi di fermentazione cilindro-conici verticali, una novità tecnologica che segnò l’inizio di una nuova era produttiva.
La svolta dell’acquisizione Heineken e la crescita internazionale
Il vero salto di qualità arriva nel 1986, quando Ichnusa entra a far parte del gruppo Heineken. L’acquisizione da parte del colosso olandese garantisce al marchio sardo risorse, know-how e una rete distributiva globale, pur mantenendo la produzione nello stabilimento di Assemini. La fedeltà alle origini e la valorizzazione della tradizione sarda rimangono infatti elementi centrali del posizionamento di Ichnusa, che si distingue ancora oggi per autenticità e legame con il territorio.
Negli anni successivi, la capacità produttiva cresce rapidamente: negli anni ’80 si raggiungono i 400.000 ettolitri l’anno, per arrivare a 580.000 ettolitri nel 1986. Il marchio inizia così ad affermarsi non solo in Sardegna ma in tutta Italia, grazie a campagne di marketing efficaci e a un’identità visiva forte, che richiama i simboli e i colori dell’isola.
A testimonianza della continua innovazione, nel 2012, per il centenario, viene lanciata anche l’Ichnusa Cruda, birra chiara non pastorizzata.
Oggi Ichnusa fa parte di un portafoglio internazionale che ha visto Heineken registrare ricavi per 36 miliardi di euro nel 2024, con una crescita organica del 5% nel segmento premium e una presenza consolidata in oltre 50 mercati mondiali.
I numeri della crescita tra valore economico e impatto sociale
L’ascesa di Ichnusa non si misura solo in termini di volumi produttivi o di diffusione geografica, ma anche nel valore generato per il territorio. Secondo uno studio di Althesys, nel 2019 il contributo economico complessivo di Ichnusa alla Sardegna ha raggiunto i 455 milioni di euro, più del doppio rispetto ai 200 milioni del 2015. Il birrificio di Assemini impiega direttamente circa 100 persone, ma l’indotto lungo la filiera ha un impatto salariale pari a 137 milioni di euro, equivalente alla spesa media annuale di quasi 3.000 famiglie sarde.
Questi dati testimoniano come il successo di Ichnusa abbia generato benessere diffuso, sostenendo occupazione e sviluppo locale. Il marchio è diventato un vero e proprio ambasciatore dell’isola, capace di valorizzare le sue eccellenze e di promuovere una cultura del bere responsabile e sostenibile.
Sostenibilità e innovazione: il futuro di Ichnusa
Negli ultimi anni, la sostenibilità è diventata un pilastro della strategia di Ichnusa. L’azienda ha avviato un piano di investimenti da 73 milioni di euro per migliorare le performance ambientali e aumentare la capacità produttiva.
Tra le iniziative più rilevanti figurano l’installazione di nuove centrali frigorifere, impianti di stoccaggio di CO₂ e torri di raffreddamento che hanno permesso, solo nel 2023, di ridurre le emissioni di CO₂ del 24% e il consumo di acqua del 29% rispetto all’anno precedente.
Ichnusa promuove inoltre campagne di sensibilizzazione contro l’abbandono delle bottiglie e investe nell’economia circolare, riducendo la quantità di vetro da smaltire e le emissioni di gas serra. L’impegno verso persone e ambiente viene ribadito costantemente dalla direzione aziendale, che vede nella sostenibilità non solo un dovere etico ma anche un fattore competitivo per il futuro.
Un brand amato dagli italiani e riconosciuto nel mondo
Il successo di Ichnusa è confermato anche dalle analisi di mercato: secondo il report Alcoholic Drinks 2024 di Brand Finance, Ichnusa è la birra più amata dagli italiani, con il punteggio di 98 su 100, il più alto in termini di reputazione, adeguatezza alle esigenze dei consumatori e attenzione alla sostenibilità.
Ed è proprio la forza del brand, unita alla qualità del prodotto e alla capacità di comunicare i valori della Sardegna che hanno permesso a Ichnusa di trasformarsi da birra locale a icona internazionale, senza mai perdere il legame con le proprie origini.
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