Fine dell’asse tra Musk e Trump: le azioni Tesla crollano, i margini si assottigliano, e il futuro dell’EV americana vacilla tra flop di vendite e ostilità politica.
Era una stretta di mano controversa, ma promettente: Elon Musk e Donald Trump, due delle figure più polarizzanti dell’America contemporanea, avevano stretto un’alleanza tattica in vista delle elezioni del 2024. Un patto che sembrava poter garantire vantaggi reciproci: visibilità politica per l’uno, supporto normativo e vantaggi fiscali per l’altro. Eppure, come previsto da molti osservatori, la tregua è durata meno del previsto. E la sua rottura – spettacolare e pubblica – ha avuto ripercussioni devastanti per Tesla.
Le vendite di Tesla stanno crollando sia negli Stati Uniti che all’estero, a causa della crescente competitività di altri produttori di veicoli elettrici – soprattutto cinesi – e del progressivo logoramento della brand reputation personale di Musk.
L’immagine pubblica di Musk, sempre più politicizzata e divisiva, sembra aver alienato parte del suo storico pubblico, in particolare quello progressista. A ciò si aggiunge la forte pressione sui margini di profitto: con l’abbassamento dei volumi, anche la redditività si sta rapidamente erodendo. Le attività collaterali dell’azienda, come la produzione di batterie ad alto margine, sono state messe in crisi dai nuovi dazi imposti a livello internazionale. Anche il tanto promesso servizio di robotaxi è rimasto indietro rispetto alla concorrenza, con aziende come Waymo che sembrano ormai più vicine alla commercializzazione di massa. [...]
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