Crisi Astaldi: ipotesi manovra da €1,5 miliardi

Elisabetta Scuncio Carnevale

8 Ottobre 2018 - 10:17

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Sulla crisi del Gruppo Astaldi emergono novità interessanti: il punto della situazione

Crisi Astaldi: ipotesi manovra da €1,5 miliardi

Continuano a emergere indiscrezioni sulla crisi del Gruppo Astaldi, che da tempo preoccupa investitori, dipendenti e committenti.

A poche ore dall’esclusione dal segmento STAR, prevista per domani martedì 9 ottobre, si è aperta l’ipotesi di una manovra da 1,5 miliardi, volta al riequilibrio finanziario.

L’operazione non sarà semplice, ma i vertici aziendali stanno lavorando alacremente per garantire continuità nei pagamenti e iniziative regolari. Come è noto, Astaldi, che opera nel settore delle costruzioni da 90 anni, sta pensando a una ricapitalizzazione da 400 milioni di euro, alla quale potrebbero affiancarsi altre manovre degne di nota.

Crisi Astaldi: la ricapitalizzazione

400 milioni di euro: a tanto ammonta la ricapitalizzazione ipotizzata da Astaldi per garantire equilibrio finanziario e continuità al Gruppo.

Secondo il piano di salvataggio, la società darà vita ad un aumento di capitale pari a €200 milioni e a una conversione parziale del Bond in scadenza nel 2020, per altri €200 milioni.

L’operazione complessiva prevederebbe anche l’emissione di strumenti finanziari (100 milioni per gli istituti creditori) e un taglio del debito per un miliardo. Una manovra finanziaria pari dunque a 1,5 miliardi di euro.

Astaldi avrebbe più volte incontrato anche le banche, Banco Bpm, Intesa Sanpaolo, Unicredit per accordarsi sulla ristrutturazione dei debiti ai sensi dell’articolo 182 bis della legge fallimentare.

Il concordato preventivo

Lo scorso 28 settembre il Gruppo Astaldi ha avanzato richiesta diu concordato preventivo in continuità. L’obiettivo, come spiegato dalla stessa società è

“garantire ai committenti la regolare prosecuzione dei lavori in tutti i cantieri in cui il Gruppo sta operando, oltre che tutelare i creditori e preservare il patrimonio aziendale”.

L’azienda, intanto, si è detta ottimista per le sue stesse sorti.
Il declassamento a D, default, reso noto da S&P - hanno assicurato dal Gruppo - non è in nessun modo da assimilare ad uno stato di fallimento.

Astaldi al 31 marzo scorso, data dell’ultima approvazione dei numeri semestrali, ha evidenziato un indebitamento finanziario complessivo di 1,67 miliardi.
La crisi della società edile, lo ricordiamo, è iniziata con l’aggravarsi della situazione economica turca.
Come spiegato da Standard & Poor’s:

“Il ritardo nella vendita della quota del terzo Ponte sul Bosforo, complicato dall’estrema volatilità della lira turca e dalla crisi del paese, ha accentuato i problemi di liquidità del gruppo. Ciò mette in pericolo la realizzazione del piano di rafforzamento della società, perché il via libera al rifinanziamento è connesso al procedere delle cessioni delle attività in concessione”.

Ad aggravare la crisi, l’economia altalenante del Venezuela dove Astaldi ha in attivo alcuni progetti ferroviari.

Al momento della scrittura, a poco più di un’ora dall’avvio degli scambi, le azioni Astaldi stanno registrando un progresso di oltre 9 punti percentuali su quota €0,68.

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