Cosa succede ora con la caduta del governo in Francia?

Ilena D’Errico

8 Settembre 2025 - 19:47

Nessuna fiducia a Bayrou, il governo francese è caduto con 364 voti contrari alla fiducia. Le opposizioni festeggiano (insieme ai cittadini) ma ecco cosa può succedere ora.

Cosa succede ora con la caduta del governo in Francia?

Concluso voto di fiducia al governo Bayrou e alla sua manovra finanziaria da 44 miliardi di euro, portata avanti dal primo ministro con l’intenzione dichiarata di far superare alla Francia un trascinato sovraindebitamento. Proprio come si temeva, però, la decisione dell’Assemblea nazionale ha segnato un ulteriore picco di crisi per il Paese, che rischia di riflettersi su tutta l’Unione europea. Il Parlamento ha negato la fiducia con 364 voti contrari e appena 194 a favore, ma non soprende. La caduta del governo francese era nell’aria da quando Bayrou ha presentato una delle leggi di bilancio più discusse di sempre ed era questione di poco prima che si concretizzasse.

La difficoltà economica della Francia, infatti, è seconda soltanto alla sua instabilità politica che negli ultimi tempi ha raggiunto vette inaudite. Con la caduta del governo Bayrou si arrivera alla quarta crisi di governo nell’arco di 2 anni soltanto. Già solo la richiesta di fiducia ha aumentato il caos, scuotendo i mercati e penalizzando profondamente la Francia. Il Paese avrebbe disperato bisogno di interventi finanziari mirati e prima ancora di riformare una classe politica coesa e stabile.

Eppure, la maggior parte dei cittadini è contenta della sfiducia, da cui il premier non si è tirato indietro. Un gesto da molti definito kamikaze, ma che Bayrou considera eroico e indispensabile. Certo, il piano del governo avrebbe potuto effettivamente aiutare Parigi a riprendersi da un debito pubblico sovrastante (più di 3.300 miliardi di euro, il 114% del Pil nazionale) ma comportava tagli che nessuno è disposto a sopportare, tantomeno l’opposizione che si dimostra più convinta e compatta. Buona parte della classe politica aveva già dichiarato che avrebbe negato la fiducia a Bayrou, perciò l’esito della votazione appare tanto scontato quanto preoccupante.

Cosa succede se cade il governo in Francia

La caduta del governo in Francia, ora che l’Assemblea nazionale ha negato la fiducia al governo Bayrou, impone al primo ministro e ai suoi ministri di rassegnare le dimissioni. Sarà quindi necessario che il presidente Macron, in carica fino al 2027 salvo imprevisti, nomini un sostituto (che diventerebbe il terzo nell’ultimo anno) o sciolga l’Assemblea nazionale per indire nuove elezioni anticipate. Più facile che opti per la prima soluzione, considerata la situazione di tensione e confusione che regna ora in Francia.

Questo tipo di evoluzione, preannunciata dichiarazioni dei gruppi parlamentari, porterà nuovo caos nel panorama politico francese. Quest’ultimo è infatti già fortemente provato, diviso (tranne che sulla sfiducia di Bayrou a quanto sembra) e in difficoltà rispetto alla situazione finanziaria. Servono delle soluzioni, ma che siano sostenibili. La caduta del governo è accolta positivamente dai francesi, di fatto convinti che si possa soltanto migliorare d’ora in poi.

Questo potrebbe anche essere vero, ma le prime fasi del cambiamento tanto sperato non potranno che incidere negativamente sulla Francia e sul resto d’Europa. Ci viene nuovamente restituita l’immagine di uno Stato instabile, vacillante, che non è in grado di rispondere con sicurezza alle necessità dei cittadini o presentare piani di ripresa credibili e coerenti. Si attendono quindi ricadute politiche ed economiche, anche perché la Francia non ha affatto un ruolo di basso rilievo nel panorama Ue e indebolendosi rischia di trascinare con sé anche gli alleati.

La manovra da 44 miliardi che è costata la fiducia di Bayrou

La legge di bilancio per l’anno 2026 presentata da Bayrou è al di poco controversa, si lascia immaginare quanto se il premier è arrivato a chiedere la fiducia, perdendola clamorosamente. Questo ci dice anche quanto il governo credesse nella necessità e nell’opportunità della manovra, ribadita da Bayrou davanti ai deputati nel suo discorso:

La Francia non ha un bilancio in pareggio da 51 anni (...) Siamo in pericolo di vita.

Ecco perché ha avanzato la “manovra più importante della nostra storia”, che avrebbe consentito al Paese di recuperare quasi 44 miliardi di euro e portare il deficit pubblico al 4,6% in 4 anni. Per evitare che la Francia segua la scia della Grecia, un paragone che molti ritengono eccessivo ma che appare calzante, Bayrou è disposto a misure estreme. I fondi vengono ridotti, le tasse alzate e i cittadini si trovano con 2 giorni festivi in meno, un’indennità di disoccupazione ridotta e pensioni non adeguate. Punti che il premier ha definito trattabili, ma che comunque hanno scosso profondamente l’opinione pubblica, anche perché nessuna delle proposte più concilianti arrivate dall’opposizione è andata in porto.

Tuttavia, anche se la linea di rigore di Bayrou è evidente, l’attuale clima è da cercare più nella storia politica francese che nella proposta finanziaria. Le ultime elezioni parigine hanno lasciato un Parlamento diviso tra l’alleanza di sinistra, il centro-destra (che anche da solo manca di coesione) e il Rassemblement National, nessuno con i numeri sufficienti per la maggioranza né con iniziative che possano guidare delle coalizioni stabili.

Intanto Macron si prepara a scegliere il quinto premier degli ultimi 3 anni. Un’operazione che aveva cominciato in anticipo, non solo per abitudine ma forte di una convinzione imparata a proprie spese: nessun politico può andare avanti senza il consenso del popolo francese, che aveva pronta una protesta contro la manovra finanziaria in grado di paralizzare la nazione.

I cittadini preferiscono sopportare qualche momento di crisi e puntare sui risultati a lungo termine piuttosto che scendere a compromessi. Si attendono forti disordini sociali, ma ora dovremo capire come sarà guidata la Francia e quanto riuscirà a fornire risposte efficaci al proprio debito, magari avvicinandosi anche alla situazione italiana, che con lacune più profonde ha una crescita più elevata e progetti ritenuti affidabili. Intanto, cambia la guida di Parigi, eventualmente migliorando le criticità, anche solo per il sollievo popolare.

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