Accesso non autorizzato al Wi-Fi, cosa rischia chi si collega senza permesso? Multe, carcere e altre conseguenze legali.
Il consumo di dati mobili cresce e i costi delle utenze domestiche sono in continuo aumento. Accedere alla rete Wi-Fi di un vicino può sembrare una scorciatoia innocua, una soluzione semplice per rimanere connessi senza sostenere ulteriori spese. Tuttavia, ciò che può sembrare un gesto banale costituisce, a tutti gli effetti, un reato previsto e punito dalla legge.
Cos’è l’accesso non autorizzato a una rete Wi-Fi?
Il «furto di Wi-Fi» è più di una semplice scorrettezza: in molti casi, può integrare una vera e propria fattispecie di reato prevista dal codice penale. In particolare, l’art. 615 ter c.p. punisce l’accesso abusivo a un sistema informatico o telematico, ossia l’intrusione senza autorizzazione in una rete protetta. Secondo la legge:
«commette reato chi si introduce in un sistema informatico protetto da misure di sicurezza senza averne diritto»
La norma è pensata per tutelare la privacy e la sicurezza dei dati digitali, ma trova applicazione anche nell’ipotesi di connessione non autorizzata a una rete Wi-Fi privata.
Differenza tra rete protetta e non protetta
Una distinzione importante riguarda il tipo di rete:
- rete protetta: se il Wi-Fi è protetto da password o altre misure di sicurezza, in questo caso, l’accesso abusivo è sempre configurabile come reato;
- rete non protetta: se la rete privata è liberamente accessibile, ovvero, senza alcuna password, il comportamento è comunque censurabile, ma risulterà più complesso inquadrare penalmente l’intrusione.
Accesso non autorizzato alla rete Wi-Fi: le conseguenze penali
L’art. 615 ter c.p. prevede che:
«chiunque acceda abusivamente a un sistema informatico o telematico protetto sia punito con la reclusione fino a 3 anni.»
Tuttavia, la sanzione può variare in base alla gravità del fatto e alle circostanze specifiche. Nei casi meno gravi, il giudice può disporre l’applicazione di una multa. Questo avviene, ad esempio, quando l’intrusione ha avuto natura occasionale, senza arrecare danni economici rilevanti o violare dati sensibili.
Se invece il comportamento è sistematico, doloso e ha provocato conseguenze dannose gravi può scattare la reclusione. Inoltre, la pena può essere aumentata se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale o da chi esercita un pubblico servizio.
leggi anche
Come denunciare una persona? Ecco come si fa

Rubare il Wi-Fi in condominio
In linea generale, i regolamenti condominiali non disciplinano espressamente l’uso delle reti Wi-Fi dei singoli condomini, né prevedono, di norma, clausole che puniscano direttamente il «furto di Wi-Fi». Ma, il regolamento condominiale include norme generali di comportamento che impongono ai condomini di rispettare la privacy e la riservatezza altrui e non arrecare molestia o danno agli altri proprietari. Inoltre, i condomini non devono usare impropriamente beni o servizi di altri condomini.
Pertanto, se si accede senza permesso alla rete Wi-Fi di un altro condomino, si può incorrere nella violazione del regolamento condominiale. Il vicino può chiedere all’amministratore di intervenire con un richiamo formale o, nei casi più gravi, chiedere l’adozione di provvedimenti assembleari di censura.
Il vicino può denunciarmi per accesso abusivo Wi-Fi?
Sì. Il vicino ha il diritto di sporgere denuncia per accesso abusivo della rete Wi-Fi presso la Polizia Postale o un comando di Polizia. Inoltre, può agire in sede civile, chiedendo un risarcimento per eventuali danni causati dall’utilizzo improprio della connessione, ad esempio, danni di tipo:
- economico: aumento dei costi sulla bolletta internet per traffico anomalo o servizi acquistati tramite la rete senza autorizzazione;
- patrimoniale indiretto: responsabilità civile o penale derivante dall’uso illecito della connessione (es. truffe, reati informatici commessi tramite il suo IP);
- danno alla reputazione: coinvolgimento ingiustificato in indagini penali, che può ledere l’immagine personale o professionale;
- danno alla privacy: accesso non autorizzato ai dispositivi collegati alla rete, con possibile violazione di dati personali o sensibili.
Se il Wi-Fi rubato viene usato per attività illecite
Se la connessione viene utilizzata per compiere attività illecite, si aprono scenari complessi che coinvolgono sia l’utente abusivo sia il proprietario della rete. In questi casi, l’utente abusivo può essere perseguito per i relativi reati, con pene severissime, che vanno ben oltre la semplice multa o reclusione prevista per l’accesso abusivo. Ecco, alcuni esempi di attività illecite.
Truffe online
Se la rete rubata viene usata in operazioni di phishing, clonazione di carte di credito, frodi bancarie e riciclaggio di denaro. Per le truffe informatiche, l’art. 640 ter c.p. punisce l’autore con la reclusione da 1 a 5 anni e la multa da 309 a 1.549 euro, aumentate se il danno patrimoniale è ingente o se il fatto è commesso con strumenti sofisticati;
Pornografia minorile
In alcuni casi il Wi-Fi può essere usato per lo scaricamento, detenzione o diffusione di materiale pedopornografico. L’art. 600 ter c.p. prevede pene da 6 a 12 anni di reclusione, oltre a ingenti sanzioni pecuniarie;
Terrorismo informatico
La rete può essere usata per la diffusione di propaganda sovversiva, operazioni di finanziamento di gruppi terroristici tramite il dark web. Per il terrorismo informatico si applicano le norme previste dal codice penale e dalle leggi speciali sul contrasto al terrorismo internazionale, con pene che possono arrivare a 20 anni di reclusione.
L’autorità giudiziaria avvia indagini specialistiche, partendo dall’indirizzo IP associato alla rete compromessa. Questo può inizialmente esporre il proprietario della connessione a indagini e accertamenti.
Responsabilità del proprietario della rete Wi-Fi
Sebbene la legge italiana non imponga esplicitamente l’obbligo di protezione tramite password, il proprietario della rete può essere chiamato a rispondere, sotto alcuni profili, se terzi utilizzano la connessione per attività illecite.
«Chi possiede una rete Wi-Fi domestica o aziendale ha il dovere di proteggerla adeguatamente»
Se la rete Wi-Fi è lasciata priva di misure di sicurezza, infatti, può essere accusato di negligenza, se dall’omessa protezione deriva un danno a terzi o un utilizzo illecito della connessione. In sede penale, invece, per configurare una responsabilità del proprietario della rete Wi-Fi è necessario dimostrare che il proprietario abbia concorso volontariamente nel reato, cosa che raramente si verifica in caso di semplice trascuratezza. È quindi necessario che il titolare della rete: dimostri di aver adottato adeguate misure di protezione e collabori attivamente durante le indagini, fornendo dati, log degli accessi e qualsiasi elemento utile a escludere il proprio coinvolgimento diretto.
Come proteggere la propria rete da accessi non autorizzati
Adottare misure di protezione adeguate consente di ridurre al minimo il rischio di accessi non autorizzati e di prevenire responsabilità legali per utilizzi illeciti della connessione.
Ecco una checklist pratica di azioni da mettere in atto:
- cambiare regolarmente la password del Wi-Fi utilizzando password complesse, composte da lettere maiuscole e minuscole, numeri e simboli. La password di fabbrica del router va modificata immediatamente dopo l’installazione, e si consiglia di aggiornarla ogni 6 mesi;
- aggiornare il firmware del router, verificare la disponibilità di aggiornamenti e installarli per mantenere il dispositivo protetto contro vulnerabilità note;
- usare protocolli di sicurezza avanzati (WPA3), la rete Wi-Fi dovrebbe essere protetta con il protocollo di crittografia WPA2 o, ancora meglio, WPA3. Il protocollo WEP, ancora presente in alcuni dispositivi, è ormai obsoleto e facilmente violabile;
- impostare un firewall, la maggior parte dei router moderni offre la possibilità di attivare un firewall interno, utile per filtrare il traffico in entrata e in uscita e rilevare tentativi sospetti di accesso;
- creare una rete guest separata, se si desidera concedere l’accesso a ospiti o collaboratori, è consigliabile creare una rete Wi-Fi separata «guest network» con limitazioni specifiche. In questo modo si protegge la rete principale e i dispositivi collegati;
- usare una VPN domestica, aggiunge un ulteriore livello di protezione, criptando il traffico dati e rendendo molto più difficile l’intercettazione da parte di utenti esterni.
Chi ruba il Wi-Fi rischia davvero? Ecco cosa hanno deciso i tribunali
La Cassazione ha stabilito che:
«il reato di accesso abusivo a sistema informatico si perfeziona con la mera introduzione non autorizzata, a prescindere dalla produzione di un danno economico o da un uso illecito successivo» (Cass. sent. n. 27382/2017)
È sufficiente l’introduzione non autorizzata in un sistema informatico protetto per integrare il reato, indipendentemente dall’uso che viene fatto della connessione. Inoltre:
«ai fini della configurabilità del reato di accesso abusivo a un sistema informatico, è sufficiente l’esistenza di una misura anche minima di protezione, senza che sia richiesta un’efficacia assoluta contro ogni intrusione.»
In altre parole, non è necessario che la rete sia dotata di sofisticati sistemi di sicurezza, è sufficiente l’esistenza di una qualsiasi misura che limiti l’accesso ai soli autorizzati (ad esempio, una password WPA2).
Un caso reale: furto di Wi-Fi condominiale e truffe online
Nel 2019, il Tribunale di Milano si è occupato di un caso di accesso abusivo a rete Wi-Fi condominiale. Un condomino era riuscito a collegarsi alla rete privata di un altro residente del palazzo, ottenendo le credenziali di accesso (in quel caso, le password erano state condivise durante un intervento tecnico nell’immobile). Approfittando di questa connessione «rubata», l’imputato aveva poi utilizzato la rete per commettere frodi tramite e-commerce e per creare profili falsi per ingannare utenti sui social.
Il tribunale ha riconosciuto la responsabilità penale dell’imputato per il reato di accesso abusivo a sistema informatico, sottolineando che il consenso iniziale (la condivisione della password per finalità tecniche) non autorizzava un uso continuativo della rete, né tantomeno per attività illecite. In secondo luogo, il tribunale rilevava che, la rete Wi-Fi domestica è equiparabile a un sistema informatico privato, protetto anche se fisicamente accessibile da più condomini.
L’imputato è stato condannato a 2 anni e 6 mesi di reclusione, oltre al risarcimento dei danni nei confronti delle vittime delle truffe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA