Dopo un 2017 decisamente positivo, il 2018 è stato un anno complicato per l’azionario dei mercati emergenti. Con l’avvicinarsi della fine dell’anno, la situazione potrebbe però cambiare.
I timori legati alla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, il processo di normalizzazione della politica monetaria della Federal Reserve, il rafforzamento del dollaro e un pario di shock idiosincratici in alcuni paesi (come Turchia e Argentina), hanno complicato il 2018 per l’azionario dei mercati emergenti. Al momento, sembrerebbe che i fattori che hanno messo sotto pressione gli asset dei mercati emergenti stiano perdendo forza.
“L’attuale mercato potrebbe incorporare questo sconto, man mano gli importanti catalizzatori della sovra-performance dei mercati emergenti si allineano”, rilevano Salman Ahmed e Didier Rabattu, , Chief Investment Strategist e Head of Equities di Lombard Odier IM. “Riteniamo che questa situazione potrebbe portare a una ripresa sempre più sostenuta degli asset dei mercati emergenti man mano che ci si avvicina alla fine dell’anno”.
I fattori che potrebbero innescare la ripresa
Dal fronte guerra commerciale, i due esperti si attendono una riduzione delle tensioni nel breve termine. “Nonostante il Presidente Xi si sia espresso duramente nelle recenti dichiarazioni, nelle ultime settimane la Cina ha mostrato una maggiore volontà di impegnarsi con gli USA e ha parlato più apertamente di questioni che non coinvolgono solamente gli Stati Uniti, ma anche altri grandi blocchi commerciali (come la proprietà intellettuale e l’accesso al mercato cinese)”.
In quest’ottica il prossimo G20, che si terrà a fine mese a Buenos Aires (si tratta della prima volta per un appuntamento di questo genere in Sud America), è definito un “evento fondamentale” e “segnali tangibili di riconciliazione avrebbero un impatto significativo sul mercato”. E quindi, nell’ambito degli asset rischiosi, le azioni dei mercati emergenti potrebbero essere tra i maggiori beneficiari.
Buone nuove per l’azionario emergente sono arrivate anche dalle elezioni di metà mandato negli Stati Uniti. “La spaccatura del Congresso […] è probabilmente un fattore negativo per il dollaro, dato che le possibilità di un ulteriore miglioramento degli stimoli fiscali sono destinate a diminuire”. Inoltre, il risultato della consultazione potrebbe indirettamente modificare il programma del presidente Trump nell’ambito delle relazioni USA/Cina. “Probabilmente, se i repubblicani avessero conquistato entrambe le camere, l’amministrazione Trump avrebbe potuto assumere una posizione ancora più dura”.
Altro elemento rialzista è rappresentato dalle misure di stimolo varate dalle autorità cinesi. “Complessivamente, riteniamo che il prossimo anno la crescita cinese potrebbe sorprendere al rialzo e le stime di crescita del 6,2% per il 2019 potrebbero dover essere riviste in positivo, dato che l’impatto di varie mosse politiche inizia ad essere visibile nei dati”.
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