Coronavirus India: l’odissea dei tanti (invisibili) migranti

Violetta Silvestri

28/05/2020

Il coronavirus in India sta mostrando diversi volti. Tra le storie più drammatiche, ci sono quelle dei migranti interni, che dalle città cercano di giungere nei villaggi a causa del lockdown. Morire, letteralmente, di fame per loro è realtà.

Coronavirus India: l’odissea dei tanti (invisibili) migranti

Dall’India colpita dal coronavirus continuano ad arrivare storie incredibili nella loro drammaticità.

Il popoloso stato asiatico è rimasto sconvolto dopo la diffusione di un video, ora diventato virale. Un bambino trascina disperato il corpo della madre, cercando di risvegliare la donna, ormai morta.

La scena scioccante è accaduta nella stazione ferroviaria di una delle tante città indiane, Muzaffarpur. La donna non ce l’ha fatta a sopravvivere nell’estenuante viaggio verso il villaggio di origine, in quelli che sono diventati i tragitti della disperazione nell’India colpita dal coronavirus.

Fame e disidratazione sono state le cause del decesso, anche se la polizia locale ha smentito. Fiumi di persone hanno abbandonato le città dove lavorano dopo il lockdown, inondando strade, treni e bus nel difficile tentativo di tornare nelle loro famiglie.

Un esercito finora invisibile di persone, i migranti interni, sta uscendo allo scoperto in questo tempo dominato dalla pandemia. In India lo scenario si fa davvero cupo.

India: le storie assurde dei migranti al tempo del virus

Milioni di poveri indiani, soprattutto i lavoratori migranti, hanno sofferto del rigoroso blocco, con molti nelle città che hanno perso il lavoro, hanno fame e hanno difficoltà a tornare nei loro villaggi di origine.

Alcuni - li abbiamo visti in incredibili immagini diffuse in tutto il mondo - hanno camminato o pedalato per centinaia di chilometri sotto l’insostenible calura estiva, con decine di persone che sono morte per stanchezza, incidenti, fame, disidratazione.

Ci sono storie reali, raccolte da Reuters, che raccontano della disperata situazione indiana. Quando l’operatore del telaio elettrico Lokanath Swain è salito a bordo di un autobus dopo un’attesa di 40 giorni nel centro tessile indiano di Surat, ha promesso che non sarebbe più tornato sul suo posto di lavoro.

Swain è uno dei tanti che è stato lasciato senza un soldo e senza cibo mentre tentava di affrontare il viaggio di 1.700 km (1.100 miglia) nello stato orientale di Odisha. Il datore di lavoro, più volte contattato, non ha mai risposto alla sollecitazione di pagare gli stipendi arretrati, nonostante il blocco.

Destino amaro anche per il lavoratore migrante Rakesh Kumar che fino al lockdown si guadagnava da vivere a Bengaluru come elettricista, ma il blocco e l’arresto dei treni lo hanno trasformato in un mendicante. Descrive ogni giorno in fila per mangiare come “un’umiliazione per tutta la vita”.

Sono circa 100 milioni i lavoratori migranti in India - o il 20% della forza lavoro - che lascia i villaggi per lavorare in città, dove le loro competenze sono necessarie nella produzione artigiana, nell’edilizia o nell’industria dell’ospitalità.

Circa l’80% di questi lavoratori migranti sono uomini che poi inviano i loro guadagni ai villaggi per sostenere le loro famiglie. Un circolo economico importante, quindi, per l’India.

Che rischia, però, di spezzarsi dopo il trauma del ritorno a casa di queste persone, abbandonate dai datori di lavoro e poco stimolati ad affrontare un nuovo viaggio disperato per tornare nelle città.

Scenari difficili per l’economia indiana

La questione dei migranti indiani ha sollevato diversi interrogativi: di tipo umano, innanzitutto, legati alle condizioni estreme che hanno dovuto subire. E, soprattutto, economiche, quelle che stanno preoccupando maggiormente il Governo.

Se queste persone non ritorneranno nelle città da dove sono partiti, infatti, diversi settori industriali rischino di fallire. La mancanza di manodopera specializzata sarà un grave problema.

L’industria indiana della lucidatura e del taglio dei diamanti, che impiega oltre 1,5 milioni di persone - tutti i migranti - prevede, per esempio, di inviare lotti di diamanti grezzi alle fabbriche locali vicino ai villaggi una volta che i mercati globali si aprono e iniziano gli scambi.

Il settore delle costruzioni nello stato dell’India meridionale di Karnakata sta cercando di trattenere i lavoratori che non sono ancora partiti.

Lo stesso Governo sta cercando soluzioni. L’India ha annunciato una serie di misure per regolarizzare l’occupazione dei lavoratori migranti, dall’offrire salari giornalieri minimi universali di oltre 200 rupie ($ 2,64) all’avvio di un processo per ottenere la registrazione di tutti i migranti interstatali in modo che possano ottenere aiuti.

La situazione, però, resta molto in bilico. Industrie in crisi, persone disperate e lavori agricoli nei villaggi malpagati e insufficienti per tutti i migranti arrivati potrebbero essere elementi esplosivi in India. Gli effetti della pandemia vanno molto oltre l’emergenza sanitaria.

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