Controlla lo scontrino, frega lo Stato chi indica questa voce

Ilena D’Errico

11 Luglio 2025 - 20:38

Attenzione a questa voce nello scontrino, ecco cosa devi controllare per scoprire chi evade le tasse.

Controlla lo scontrino, frega lo Stato chi indica questa voce

L’evasione fiscale in Italia è un problema considerevole, che danneggia l’intera collettività e, come spesso accade, soprattutto chi segue le regole e adempie ai propri obblighi fiscali. Tra gli esercizi commerciali, ci sono tante attività che faticano duramente per arrivare a guadagni dignitosi e pagare le tasse, altri che arrotondano (illegalmente) ai danni dello Stato. Questa è una differenza che la clientela dovrebbe conoscere bene, avendo la possibilità di scegliere chi e cosa vuole supportare. I consumatori, pur non responsabili nella maggior parte dei casi, hanno tutto il diritto di essere informati e comprendere chi frega lo Stato. Il primo passo è controllare lo scontrino, soprattutto quando indica una voce sospetta. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Attenzione a questa voce nello scontrino

Qualsiasi cliente, prima o poi, si è trovato perplesso davanti a uno scontrino con la dicitura “non valido a fini fiscali” o similare. All’inizio, quando appunto è stata prevista la possibilità di rilasciare queste ricevute, molti consumatori le guardavano con sospetto, temendo proprio l’evasione fiscale. Oggi gli scontrini non fiscali sono più comuni, pertanto è anche più facile abbassare il livello di guardia e non accorgersi delle violazioni. Chiariamo subito che lo scontrino non fiscale non è sempre illecito, né si associa sempre all’evasione.

Alcuni commercianti possono rilasciare correttamente uno scontrino non valido a fini fiscali ed essere in regola con le tasse. In altri casi, si tratta di uno dei tanti mezzi per aggirare i controlli ed evadere. I clienti, ovviamente, non possono conoscere nel dettaglio la situazione fiscale dei negozianti, né sono in qualche modo tenuti ad approfondire. Tuttavia, una semplice occhiata più attenta allo scontrino può fornire tante indicazioni.

In quest’ambito, sono almeno tre le violazioni che possono commettere gli esercenti ingannando la clientela (e lo Stato):

  • emettere uno scontrino non fiscale senza averne diritto;
  • emettere lo scontrino non fiscale senza trasmettere i dati all’Agenzia delle entrate;
  • emettere uno scontrino non fiscale camuffandolo per fiscale.

Lo scontrino non fiscale è valido se il commerciante rientra nelle casistiche previste dalla legge e se è riconoscibile come tale. Il cliente ha inoltre diritto alla fattura, se ne fa richiesta. Comportamenti contrari a queste disposizioni sono illeciti, perciò i consumatori devono sapere come riconoscerli.

Chi può emettere lo scontrino non fiscale

Cominciamo dal principio: chi può emettere lo scontrino non fiscale? Soltanto alcuni esercizi commerciali della Grande distribuzione organizzata (Gdo), a patto di avere alcune caratteristiche. Nel dettaglio, possono rilasciare uno scontrino non fiscale le attività della Gdo che:

  • hanno una una superficie di almeno 150 metri quadrati e si trovano in Comune con meno di 100.000 abitanti;
  • hanno un superficie di almeno 250 metri quadrati e si trovano in Comune con più di 100.000 abitanti.

Le aziende con un unico punto vendita non possono rilasciare (solo) lo scontrino non fiscale e neppure coloro che non rientrano nelle casistiche citate. Questi operatori possono infatti trasmettere i dati sugli incassi all’Agenzia delle entrate telematicamente, in modo pratico e funzionale. Lo scontrino non fiscale può inoltre essere emesso, facoltativamente, dalle attività che non sono obbligate a emettere lo scontrino fiscale, tra cui edicole, tabacchi, taxi e benzinai.

Chi non rientra in queste ipotesi, invece, deve rilasciare al cliente uno scontrino fiscale al momento del pagamento. Su richiesta deve trattarsi di uno scontrino “parlante” e, in ogni caso, il cliente ha diritto al rilascio della fattura se richiesta prima dell’emissione.

Oltre a ciò, lo scontrino non fiscale deve essere dichiaratamente tale, meglio se con riferimento alla normativa (legge n. 311/2004), e - per i soggetti della Gdo - indicare di conservarlo per almeno 15 giorni. La trasmissione dei dati fiscali, infatti, deve avvenire entro il 15° giorno che segue la scadenza del mese di riferimento.

Ecco chi frega lo Stato (e i clienti)

Chiarito chi è autorizzato a emettere lo scontrino non fiscale, bisogna fare un ulteriore passaggio, quello che poi nella vita quotidiana inganna molti consumatori. Si tratta della prassi di molti esercizi commerciali di rilasciare scontrini non fiscali che teoricamente dovrebbero essere accompagnati dal documento valido fiscalmente. Per esempio nell’ambito della ristorazione per certificare l’ordine, ma anche per lo scontrino di cortesia e così via. Questa prassi è del tutto lecita, ma soltanto se:

  • lo scontrino non fiscale ha un colore diverso da quello ufficiale;
  • lo scontrino presenta la dicitura “non fiscale”;
  • viene emesso lo scontrino fiscale (o fattura) al pagamento.

Altrimenti, si è dinanzi a un illecito fiscale e potenzialmente a un’evasione delle tasse. Il consumatore può pretendere l’adempimento ed eventualmente chiedere il supporto della Guardia di Finanza, ma non ha obblighi in proposito, né è perseguibile per le violazioni (ipotetiche) del commerciante.

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