Parlare senza mascherina è rischioso: l’esperimento che lo dimostra

Leonardo Pasquali

15/05/2020

18/06/2021 - 11:02

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Un esperimento condotto da un team di scienziati svela perché parlare con un’altra persona senza mascherina è un’attività rischiosa e può causare la trasmissione del coronavirus.

Parlare senza mascherina è rischioso: l’esperimento che lo dimostra

Parlare con un’altra persona senza mascherina è tra le attività ad alto rischio contagio da coronavirus, secondo uno studio americano pubblicato sulla rivista scientifica PNAS.

Stando ai risultati della ricerca, le goccioline espulse durante una conversazione sarebbero nell’ordine delle migliaia al minuto e il tempo di permanenza nell’aria delle stesse sarebbe molto lungo.

Non solo tosse o starnuti, quindi, come metodi di trasmissione principali. Il team di esperti che ha condotto lo studio ha voluto ribadire attraverso i risultati raggiunti quanto sia importante indossare e usare la mascherina correttamente in ogni situazione e non solo quando è obbligatoria.

Si rischia il contagio anche quando si parla: l’esperimento

La mascherina sta diventando uno strumento indispensabile per scongiurare il contagio da coronavirus. Sopratutto in questa fase, in cui molti Paesi stanno allentando le misure restrittive e le persone tornano a circolare liberamente. I rischi di non indossare questo dispositivo di sicurezza sono molteplici e un gruppo di ricerca americano ha voluto spiegare perché con un esperimento, i cui risultati sono stati pubblicati su The Proceedings of the National Academy of Sciences.

Attraverso l’utilizzo di laser ad alta tecnologia, infatti, hanno potuto rilevare la quantità di goccioline espulse da diversi candidati con il solo parlare. A questi è stato chiesto di ripetere frasi a intensità e volumi diversi. Premettendo che ognuno di noi ne produce in quantità diverse, si è concluso che in media parlando ad alta voce se ne emettono circa 2.600 ogni minuto, quasi come con un colpo di tosse o uno starnuto.

Non solo, visto che le cosiddette droplets in un contesto simile rimarrebbero in aria da 8 a 14 minuti. Queste infatti secondo gli esperti sono il vero veicolo di trasmissione del coronavirus. Gran parte tendono a cadere dopo l’avvenuta emissione, finiscono quindi su svariate superfici, come le maniglie delle porte, che tocchiamo con le mani. Le restanti rimangono sospese in aria e possono essere inalate da altri.

Gli esiti della ricerca potrebbero contribuire a spiegare il motivo per cui persone con sintomi lievi o asintomatiche riescano a trasmettere il virus, soprattutto in ambienti chiusi come uffici, case di riposo e navi da crociera. È chiaro che le condizioni ambientali in cui sono stati condotti gli esperimenti non rispecchino quelle reali e che per questo andranno replicati prendendo in considerazione diverse variabili.

Lo studio rimane comunque molto utile per comprendere ancora una volta quanto gli accorgimenti da seguire e le indicazioni delle autorità sanitarie siano importanti per evitare infezioni. I dispositivi di produzione individuale rimangono imprescindibili.

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