Consulta, sì a permessi premio a ergastolani. Di Matteo: “La politica reagisca”

Mario D’Angelo

23 Ottobre 2019 - 19:54

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I giudici delle leggi hanno stabilito che l’ergastolo ostativo è incostituzionale. Il parere del pm antimafia Nino Di Matteo

Consulta, sì a permessi premio a ergastolani. Di Matteo: “La politica reagisca”

L’ergastolo ostativo è incostituzionale. Questo è il parere della Consulta, che si è espressa sull’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario. Da oggi, un detenuto condannato all’ergastolo, anche per i reati più gravi, avrà diritto a permessi premio. Questo anche se sceglie di non collaborare con la giustizia. L’unica condizione è che ci siano elementi che escludano il ripristino di collegamenti con la criminalità organizzata.

Ergastolo ostativo è incostituzionale

Ha fatto molto scalpore l’ultima decisione della Corte Costituzionale relativa all’ergastolo ostativo. Questo fu introdotto negli Anni ‘90 per favorire la collaborazione con la magistratura, in modo da contrastare mafia e terrorismo.

L’ergastolo ostativo impediva l’assegnazione di lavori socialmente utili, permessi premio e misure di detenzione alternativa a chi ostacolava, con il proprio silenzio, le indagini giudiziarie. Secondo la Consulta, tale forma detentiva non rispetta la Costituzione.

La decisione è arrivata dopo che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha chiesto all’Italia di modificare la legge. Il parere della Cedu era stato criticato da chi, come l’ex pm Gian Carlo Caselli, riteneva che in Ue non sapessero “cosa sia la mafia”.

Nelle prossime settimane, la Corte depositerà le ragioni della sentenza. I “giudici delle leggi” erano stati chiamati in causa dalla Corte di Cassazione e dalla Corte d’Appello di Perugia per un ricorso dei legali di due ergastolani, Sebastiano Cannizzaro e Pietro Pavone. A questi il tribunale di sorveglianza aveva negato i permessi premio, facendo riferimento proprio all’articolo 4 bis, comma 1 del codice penitenziario.

Nicolò Zanon, giudice relatore della Consulta, ha motivato dicendo che la collaborazione non si può considerare “prova esclusiva del ravvedimento”. E, contestualmente, la reticenza del detenuto può essere dettata dalla volontà di proteggere i propri familiari da ripercussioni.

Consulta, Di Matteo avverte la politica

Uno dei primi pareri autorevoli ad arrivare è stato il pm antimafia Nino Di Matteo. Parlando all’Adnkronos, il consigliere del Csm ha detto: “Dobbiamo evitare che si concretizzi uno degli obiettivi principali che la mafia stragista intendeva raggiungere con gli attentati degli anni ‘92-’94. Spero che la politica sappia prontamente reagire e, sulla scia delle indicazioni della Corte Costituzionale, approvi le modifiche normative necessarie ad evitare che le porte del carcere si aprano indiscriminatamente ai mafiosi e ai terroristi condannati all’ergastolo”.

La sentenza è arrivata negli stessi giorni in cui la Cassazione ha stabilito che Mafia Capitale non fu mafia.

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