Conserva una pietra per anni sperando che sia oro. In realtà vale molto di più

Ilena D’Errico

9 Dicembre 2025 - 00:04

Immaginate di conservare una pietra per anni convinti di trovare una grossa pepita d’oro al suo interno, ma senza riuscire ad aprirla. Dall’insuccesso a una scoperta inestimabile.

Conserva una pietra per anni sperando che sia oro. In realtà vale molto di più

Dobbiamo ringraziare l’ottimismo e la perseveranza di David Hole se oggi riusciamo a scrivere un altro pezzettino della storia del nostro pianeta e, chissà, magari trovare qualche risposta in più sulla vita sulla Terra. Quest’uomo, infatti, ha conservato per anni una pietra credendo che fosse oro - e come biasimarlo - per poi scoprire, grazie all’intervento degli esperti, che si trattava di un meteorite antichissimo.

In fondo, Hole si era recato come d’abitudine nel Maryborough Regional Park in cerca del metallo prezioso, trovando con il metal detector un’insolita pietra rossiccia, proprio dove più di 150 anni prima si era tenuta la corsa all’oro di Victoria. Questa volta, però, l’Australia aveva in serbo un tesoro ben più prezioso.

Una storia quasi surreale quella che ha portato al ritrovamento del Maryborough, così è stato chiamato il meteorite in onore del luogo di scoperta. Inutile dire che vale molto di più di qualsiasi pepita, essendo un tassello fondamentale della ricerca spaziale, un frammento di roccia talmente raro da essere inestimabile.

Conserva la pepita per anni, ma la pietra non era oro

Quello che è successo a David Hole è davvero straordinario, non tanto per l’inaspettato ritrovamento di un meteorite antichissimo - che è già un evento raro - ma soprattutto per la tenacia con cui ha continuato a studiare la roccia. Di fatto a occhi inesperti il meteorite non salta particolarmente all’attenzione, una roccia rossastra e irregolare, più pesante del normale ma senza caratteristiche insolite.

Se non fosse stato per il metal detector è probabile che si troverebbe ancora nascosta nell’argilla gialla del Maryborough Regional Park. Fortunatamente Hole ha preferito fidarsi dello strumento e del suo istinto, intuendo che ci fosse qualcosa di prezioso dietro l’apparenza della pietra. Certo, la stessa perseveranza gli è costata anni di tentativi per esplorare l’interno senza successo, dopotutto pensava che ci fosse dell’oro.

Nessuno strumento è riuscito a svelare il tesoro nascosto dalla pietra, ma Hole senza darsi per vinto si è rivolto al Melbourne Museum, dopo aver esaurito i tentativi tra trapani, seghe e perfino acidi. I ricercatori del museo australiano hanno capito subito che la scoperta del cercatore d’oro nascondeva più del previsto. Come raccontato dal geologo Dermot Henry, infatti, la pietra presenta il caratteristico aspetto scolpito e le fossette che segnano i meteoriti nel passaggio dall’atmosfera.

La roccia era inoltre molto pesante, più di qualsiasi altra pietra di dimensioni analoghe presente sulla Terra. Analisi più approfondite hanno confermato che si tratta di un meteorite, una condrite ordinaria H5 con la sua alta percentuale di ferro, risalente addirittura a 4,6 miliardi di anni fa. Secondo la datazione al carbonio il meteorite sarebbe sul nostro Pianeta da un periodo variabile tra 100 e 1000 anni, ma è difficile ottenere una stima più precisa.

Vale molto di più dell’oro

I ricercatori del museo di Melbourne sono ancora emozionati per la scoperta, visto che devono continuamente spegnere le speranze dei cittadini convinti di aver fatto ritrovamenti spaziali ma che, purtroppo, hanno raccolto comuni rocce. In questo caso è andato tutto al contrario e David Hole ha scoperto uno dei 17 meteoriti registrati dallo Stato di Victoria, il secondo più grande peraltro, a dispetto delle migliaia di pepite d’oro.

Questo frammento, e lo definiamo così soltanto immaginando la provenienza visto che pesa ben 17 kg, permetterà di capire meglio la storia della nostra galassia e studiare la Terra, grazie al contenuto ricchissimo di molecole organiche. Secondo Henry, infatti, l’analisi dei meteoriti rappresenta il metodo più economico di esplorazione spaziale. Il suo valore è così difficile da quantificare, anche perché non esistono parametri fissi per i meteoriti come quelli dei metalli preziosi.

Secondo gli esperti potrebbe aggirarsi intorno a 3,6 milioni di euro, prendendo come riferimento il valore al grammo di meteoriti simili, provenienti dalla fascia di asteroidi tra Marte e Giove. Non ci è dato sapere se il museo australiano abbia ricompensato il ricercatore fortunato, ma è assai probabile che abbia avuto un riconoscimento per il suo contributo, per quanto sicuramente inferiore al valore del meteorite.

È un’ipotesi fondata su vicende simili, mancando appunto una regolamentazione univoca nel mondo. Qualche anno fa, per esempio, il museo del Maine prometteva una ricompensa da 25.000 dollari per il ritrovamento di meteoriti molto meno preziosi.

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