Il 29 maggio si è svolto a Roma l’evento Connact Finance & Insurance 2025. Focus sul piano UE per investire i risparmi europei nelle imprese del Continente.
Si è svolto ieri a Roma, presso Spazio Europa, l’evento Connact Finance & Insurance 2025, promosso da Connact in collaborazione con il Parlamento Europeo. L’iniziativa ha riunito istituzioni, rappresentanti del settore finanziario e assicurativo, esperti e membri delle commissioni europee ECON, BUDG, ITRE e LIBE, per discutere il ruolo cruciale della finanza nella ripartenza dell’economia reale europea.
Al centro del dibattito la proposta della Commissione UE per la creazione di una Saving and Investments Union, un progetto ambizioso che mira a trasformare la liquidità ferma sui conti correnti in capitali destinati allo sviluppo industriale, tecnologico e strategico del continente.
Durante l’evento sono stati presentati dati significativi sulla situazione dei risparmi italiani ed europei. Secondo una recente elaborazione di Fabi e Withub su dati Banca d’Italia e Istat, le famiglie italiane detengono 2.211 miliardi di euro di risparmi, pari a 37.525 euro pro-capite. Bolzano guida la classifica dei depositi bancari con 29.692 euro per abitante, seguita da Milano (26.989 euro) e Piacenza (26.869 euro). Se si considerano invece i risparmi complessivi, Milano si posiziona al primo posto con 71.671 euro pro-capite, davanti a Biella e Modena.
Tuttavia, l’analisi evidenzia una forte polarizzazione territoriale, con province come Crotone, Trapani e Siracusa in fondo alla graduatoria. A livello europeo, la situazione appare ancora più sbilanciata: lo stock di risparmi nell’UE ammonta a 9,5 trilioni di euro, tre volte quello degli Stati Uniti, ma la propensione all’investimento resta bassa e troppo conservativa. Solo il 31% dei risparmi europei viene investito in azioni e fondi, contro il 41% dell’Italia.
Mobilitare i risparmi per la crescita dei mercati e delle imprese
Il dibattito ha messo in luce la necessità di indirizzare una quota maggiore dei risparmi verso investimenti produttivi, a beneficio della crescita dei mercati europei e della competitività delle imprese.
Maria Luisa Gota (Intesa Sanpaolo e Eurizon Capital SGR) ha sottolineato l’importanza di sviluppare la propensione all’investimento tra i risparmiatori, anche in ottica previdenziale, per affrontare le sfide poste dall’invecchiamento della popolazione e dal calo demografico:
Dobbiamo aiutare i risparmiatori a sviluppare la propensione all’investimento e allungare l’orizzonte temporale, per cogliere le opportunità di rendimento sui mercati.
Fabio Marchetti (Generali) ha evidenziato come la fiducia negli investimenti finanziari sia fondamentale per sostenere l’economia reale, auspicando un quadro normativo più omogeneo e trasparente, oltre a incentivi per gli investimenti retail di lungo termine. Un ruolo chiave è stato attribuito anche all’educazione finanziaria, in particolare tra le nuove generazioni:
I giovani dovranno assumersi responsabilità di pianificazione pensionistica superiori alle precedenti e far fronte a nuove sfide, legate per esempio al clima in transizione e il suo impatto su economie e comunità.
Sul fronte delle policy, Stefano Firpo (Assonime) ha richiamato la necessità di riforme strutturali per rendere più attrattiva la Borsa italiana e riequilibrare la fiscalità sull’allocazione del risparmio, oggi troppo “sbilanciata sui titoli di Stato”.
Ignace Gustave Bikoula (Federcasse) ha invece sottolineato il valore delle realtà locali come le Banche di Credito Cooperativo nell’economia sociale, chiedendo un riconoscimento formale nel Piano di azione italiano per lo sviluppo dell’economia sociale.
L’Unione europea non ha solo bisogno di grandi gruppi finanziari globali, ma anche di realtà medio-piccole, con radicamento locale e regionale, capaci di supportare efficacemente l’economia sociale.
Secondo le analisi presentate, se anche solo la metà dei depositi europei fosse investita in operazioni di private equity e venture capital, si potrebbero generare milioni di nuovi posti di lavoro e almeno 500 miliardi di euro di Pil aggiuntivo.
L’Italia e il nuovo Fondo Nazionale Strategico Indiretto
Un focus specifico è stato dedicato al caso italiano e al lancio del Fondo Nazionale Strategico Indiretto (FNSI), uno strumento pubblico-privato creato dal Ministero dell’Economia per sostenere le aziende quotate italiane e mobilitare circa 700 milioni di euro. L’obiettivo è rafforzare la patrimonializzazione delle imprese di Piazza Affari, favorendo la crescita e la competitività del tessuto produttivo nazionale.
L’iniziativa è stata discussa dai principali promotori del progetto, tra cui Stefano Firpo (Assonime) e Santo Borsellino (Generali Investments Holding Spa), insieme a rappresentanti delle istituzioni e del Parlamento. In conclusione, il Sottosegretario Federico Freni ha ribadito l’importanza di un confronto continuo tra istituzioni, imprese e territori, per costruire una strategia condivisa e sostenibile di rilancio economico.
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