Se commetti questo errore al Bancomat rischi il carcere

Ilena D’Errico

28 Marzo 2024 - 20:38

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Un errore da non commettere al Bancomat per non rischiare multe, sanzioni o perfino l’arresto: ecco cosa prevede la legge sul ritrovamento di denaro.

Se commetti questo errore al Bancomat rischi il carcere

Non sono poche le persone che si recano al Bancomat per prelevare e poi dimenticano di prendere il contante, lasciando i soldi appena richiesti. Potrebbe sembrare strano, ma episodi di questo tipo sono all’ordine del giorno, tanto in Italia quanto all’estero. Complice la frenesia quotidiana e lo stress, le somme dimenticate talvolta includono anche importi ingenti.

La cronaca italiana che riporta questi fatti contiene anche alcune vicende curiose o particolari. Per esempio, nel 2022 un cittadino di Oria si è recato dai Carabinieri per consegnare la somma di denaro dimenticata al Bancomat dal cliente prima di lui ma rapidamente andato via. Trattandosi di giorni di chiusura, il correntista e i Carabinieri si sono prodigati per diffondere la notizia e restituire la somma.

Nello stesso anno, un episodio del tutto differente a Cerreto d’Esi, con ben 600 euro lasciati al Bancomat e intascati dal cliente successivo. Quest’ultimo è stato ripreso dalle telecamere e identificato ben 7 mesi dopo dai Carabinieri che si erano occupati dell’indagine, avendolo riconosciuto in un posto di blocco. Errori di questo tipo possono costare molto caro a chi li commette, indipendente dall’eventuale - e in alcuni casi improbabile - buona fede.

D’altro canto, la normativa italiana sul ritrovamento di beni mobili, tra cui il denaro, può non risultare molto intuitiva. Si annoverano molti illeciti e reati che interessano il caso, con diverse punibilità. Vediamo dunque cosa prevede la legge e quando si rischia il carcere.

L’errore da non fare al Bancomat, quando si rischia il carcere

Secondo la legge chiunque ritrovi degli oggetti, indipendentemente dal tipo e dal valore, è tenuto a restituirli al proprietario oppure se è impossibile rintracciarlo all’ufficio oggetti smarriti del Comune di ritrovamento. Non si tratta di un mero dovere civico, ma di un vero e proprio obbligo prescritto dalla legge, con conseguenti sanzioni per chi non le rispetta.

Fino al 2016 il Codice penale prevedeva perfino uno specifico reato per questa fattispecie, in particolare furto e ricettazione di cose smarrite, trovate per errore o caso fortuito,individuato dall’articolo 647 del Codice penale. Quest’ultimo puniva la condotta di chi si appropria di cose smarrite con l’arresto fino a 1 anno o la multa da 30 a 309 euro.

Nel caso in cui l’autore del reato conoscesse il legittimo proprietario del bene di cui si era appropriato, la pena saliva fino a 2 anni di reclusione (sempre dietro querela della persona offesa). Questo reato, tuttavia, è stato depenalizzato nel 2016. Ad oggi, appropriarsi di cose smarrite da altri o comunque omettere di denunciarle non è più in reato.

La condotta descritta resta comunque un illecito di tipo civile, punito con una sanzione pecuniaria da 100 a 8.000 euro, applicata dal giudice in seguito alla causa civile per il risarcimento avanzata dalla persona offesa. Oltre alla multa, infatti, può essere dovuto un risarcimento del danno procurato, ma nessuna rilevanza penale.

Non c’è alcun dubbio sul fatto che l’omessa denuncia di beni ritrovati per errore o caso fortuito non sia più un reato, il problema sottovalutato dai più è che difficilmente questa fattispecie si può estendere al ritrovamento di soldi al Bancomat. È opinione indiscussa dei giuristi che in queste ipotesi non possa parlare di ritrovamento, che potrebbe essere richiamato soltanto laddove i soldi venissero lasciati lì.

Appropriarsene non è un ritrovamento perché è possibile, peraltro con facilità, rintracciare il proprietario. Oltretutto, tenere i soldi dimenticati da altri al Bancomat non configura il reato di appropriazione indebita, come molti credono, bensì il reato di furto. Quest’ultimo è punibile (a querela della persona offesa, se minore o infermo anche d’ufficio) con la multa da 154 a 516 euro e la reclusione da 6 mesi a 3 anni.

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