Quando cambia davvero la residenza? Dalla richiesta al controllo dei vigili, ecco quando è effettivo il nuovo indirizzo.
Capita spesso di presentare la domanda di cambio di residenza e restare poi per settimane - a volte addirittura per mesi - senza ricevere alcuna risposta dal Comune. In molti casi non arriva né una conferma né un avviso di eventuali problemi, e questo genera dubbi comprensibili: la pratica è andata a buon fine? Da quando la nuova residenza è effettiva?
Queste sono le domande più comuni: il cambio di residenza, infatti, non si conclude automaticamente al momento della richiesta. Prima che diventi ufficiale, il Comune deve verificare la reale presenza del cittadino nel nuovo indirizzo dichiarato. Tale controllo viene svolto dalla Polizia municipale, che ha il compito di accertare che non si tratti di un cambio di residenza fittizio, utile magari per ottenere agevolazioni fiscali o accedere a bonus e benefici riservati ai residenti.
Tuttavia, non sempre il controllo avviene nei tempi previsti, anche per via della carenza di personale nei corpi di Polizia locale. Per questo motivo, la legge ha introdotto un meccanismo di tutela per il cittadino, stabilendo che, trascorso un certo periodo di tempo senza risposta, il cambio di residenza si considera automaticamente approvato. Si tratta del cosiddetto principio del tacito assenso, una regola che evita di bloccare le pratiche amministrative a causa dei ritardi degli uffici comunali.
Ma quanto tempo deve trascorrere prima che il cambio diventi effettivo? Come verificare se è stato accettato e da quando vale la nuova residenza? Nei prossimi paragrafi vedremo cosa prevede la normativa, come funzionano i controlli e in quali casi la richiesta si considera accolta anche senza una comunicazione formale da parte del Comune.
Cambio di residenza: l’esito della richiesta non viene sempre comunicato
Spesso riceviamo dai nostri lettori delle richieste di chiarimento a riguardo, soprattutto da parte di chi attende da mesi di ricevere una risposta sull’esito dell’istanza di cambio di residenza. Comunicazione che in alcuni casi non arriva proprio.
Le tempistiche, infatti, variano a seconda del Comune: ci sono amministrazioni che in pochi giorni completano l’intero iter, e altre che, per carenza di personale o per l’elevato numero di pratiche da gestire, impiegano più tempo.
L’errore più comune, però, è pensare che in assenza di una risposta da parte del Comune la richiesta di cambio di residenza non sia ancora stata accolta. Di conseguenza, quando è necessario indicare il proprio indirizzo - ad esempio nella Dsu ai fini Isee - molti cittadini continuano a riportare quello precedente, convinti che la variazione non sia ancora valida.
In realtà, la normativa prevede un principio preciso: quello del tacito assenso. Significa che, se il Comune non comunica nulla entro un determinato termine, la domanda si considera automaticamente approvata.
Un meccanismo pensato per tutelare i cittadini, evitando che i ritardi amministrativi possano bloccare la piena validità del cambio di residenza.
Cosa prevede il principio del tacito assenso
Per quanto riguarda il cambio di residenza e l’accoglimento della domanda si deve tener conto di quanto stabilito dal Decreto del Presidente della Repubblica n° 154/2012, pubblicato in Gazzetta Ufficiale 211/2012.
Si tratta del “regolamento di attuazione dell’articolo 5 del decreto-legge 9 febbraio 2012” - poi convertito dalla legge 35/2012 - “in materia di variazioni anagrafiche”. Qui viene descritto l’iter per il cambio di residenza ancora oggi in vigore e che si applica per tutti i Comuni d’Italia.
In particolare, è qui che viene normato il principio del tacito assenso del cambio di residenza, il quale prevede che in determinate circostanze - ossia quando trascorrono 45 giorni dalla data di presentazione della domanda - non è necessaria la risposta del Comune per essere certi del buon esito della stessa.
Dopo quanto è effettivo il cambio di residenza
Nel dettaglio, ai sensi del provvedimento entrato in vigore nel 2012, le dichiarazioni di residenza, come pure le variazioni anagrafiche dichiarate dal cittadino, vengono automaticamente iscritte dall’Ufficiale dell’anagrafe entro i 2 giorni lavorativi successivi dalla presentazione delle dichiarazioni. L’unico caso in cui ciò non avviene è quello per cui l’atto è da considerarsi come nullo (ad esempio come nel caso di vizio della firma).
Dalla presentazione della domanda, inoltre, scatta un altro termine: entro i 45 giorni successivi, infatti, il Comune ha la possibilità di effettuare gli accertamenti e le verifiche necessarie per valutare la veridicità delle dichiarazioni. Nel caso di cambio di residenza, quindi, potrebbe esserci un controllo da parte della Polizia Locale volto a verificare che effettivamente si risieda dove comunicato e che non si tratti di un cambio di residenza fittizio.
Non sempre però il controllo avviene, anzi - come detto sopra - ci sono amministrazioni che neppure comunicano l’esito della pratica. Ed è qui che interviene il principio del tacito assenso: nel suddetto Dpr, infatti, si legge che trascorso il termine dei 45 giorni, la dichiarazione di residenza è da considerarsi come accolta.
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