Come va l’economia in Iran?

Laura Naka Antonelli

24/06/2025

PIL, inflazione, disoccupazione, tassi di interesse, esportazioni. Un Paese ricco di petrolio e di materie prime, ma strozzato dalle sanzioni e ora dalla guerra.

Come va l’economia in Iran?

Iran: già prima dell’attacco di Israele un Paese a basso tasso di crescita del PIL, alle prese con una inflazione galoppante e un tasso di disoccupazione che dal 7,8% del 2024 è destinato a balzare al 9,5% quest’anno, viaggiando ora attorno al 7,2%.

Un Paese che sarà anche ricco di petrolio, ma che nel corso del 2025, stando alle previsioni che sono state stilate dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) e che sono contenute nell’ultimo World Economic Outlook della istituzione di Washington, segnerà una crescita da zero virgola, pari a +0,3%, per accelerare il passo al +1,1% nel 2026 e a +2% nel 2027.

Tra l’altro, quello presentato dal Fondo è un quadro che lascia il tempo che trova, inevitabilmente destinato a peggiorare, visti gli effetti della recente escalation delle tensioni geopolitiche con Israele e gli Stati Uniti che si rispecchieranno nel PIL del Paese.

Quelle previsioni sono state formulate infatti dagli economisti dell’FMI prima dei recenti eventi, alias prima dell’attacco di Israele contro Teheran e prima, di conseguenza, della serie di attacchi che sono stati sferrati dagli Stati Uniti.

Iran nono produttore di petrolio, terzo di gas naturale. Un Paese grande 80 volte quanto Israele

Il valore del PIL nominale dell’Iran è di $418 miliardi, fattore che rende la sua economia la 36esima del mondo.

L’Iran è il nono Paese produttore di petrolio al mondo, quarto all’interno dell’OPEC, e il terzo principale di gas naturale.

Il valore totale di petrolio a disposizione dell’Iran è di 157 miliardi di barili di petrolio, 1/4 circa (il 24%) di quella dell’intero Medio Oriente e il 12% delle riserve di petrolio esistenti al mondo.

Una potenza di fuoco che tuttavia è stata stroncata dalla decisione degli Stati Uniti di tornare a imporre le sanzioni nel 2018 e che quindi, a causa del calo dei volumi di petrolio esportati, ha messo sotto pressione sia la crescita che le entrate incassate da Teheran.

Con una popolazione di 92 milioni di persone, l’Iran è il 17esimo Paese più grande al mondo, in termini di popolazione e di area geografica, con una estensione calcolata in 1,65 milioni di metri quadrati.

Per fare un paragone, l’area che l’Iran ricopre corrisponde a 1/6 circa del territorio degli Stati Uniti, a una grandezza all’incirca pari a quella dello stato dell’Alaska.

L’estensione, che è pari anche a 1/6 della dimensione dell’Europa, a 1/5 dell’Australia e alla metà circa dell’India, è pari a 80 volte quella di Israele.

L’età media in Iran è di appena 33-34 anni, con quasi il 60% della popolazione che ha meno di 39 anni, stando ai dati della divisione statistica delle Nazioni Unite (ONU).

I più grandi gruppi demografici hanno una età compresa tra i 30 e i 34 anni e tra i 35 e i 39 anni, il che indica come la maggior parte della popolazione sia nata dopo la Rivoluzione islamica del 1979, che ha rovesciato il regime dello scià di Persia.

Il 77% della popolazione vive in aree urbane.

Il valore del PIL dell'Iran, nono Paese produttore di petrolio e terzo di gas naturale al mondo Il valore del PIL dell’Iran, nono Paese produttore di petrolio e terzo di gas naturale al mondo L’Iran è il nono Paese produttore di petrolio al mondo, quarto all’interno dell’OPEC e il terzo principale di gas naturale. Il 77% della popolazione vive nelle aree urbane. Al momento il tasso di disoccupazione è pari al 7,2%, ma è atteso salire. (Fonte: Al Jazeera).

La doppia angoscia del PIL pro-capite e dell’inflazione

L’economia iraniana è impantanata in una crisi che dura almeno da due decenni, confermata da un PIL pro-capite che è scivolato al 117esimo posto della classifica globale.

Dai dati della Banca mondiale (World Bank) emerge che, nel periodo compreso tra il 1960 e il 2023, il PIL pro-capite in Iran si è attestato in media a 4.435,95 dollari USA, testando un record assoluto nel 1976 in corrispondenza di 7.422,13 dollari e un minimo record di $2.345,11 nel 1960.

L’inflazione iraniana, che da anni viaggia al di sopra del 40%, ha eroso il valore della moneta che, agli inizi di aprile, è scivolata al valore minimo nei confronti del dollaro USA, sulla scia delle continue tensioni tra Teheran e Washington in merito al programma nucleare che la Repubblica islamica continua a portare avanti.

Durante le festività celebrate per il Capodanno persiano, (Nowruz), il cambio tra il dollaro USA e il rial iraniano è affondato al punto che, per 1 dollaro, è stato necessario più di 1 milione di rial.

Dai dati ufficiali, è emerso che, nel corso del 2024, una fetta della popolazione iraniana di circa il 33% viveva al di sotto della soglia della povertà.

Non sono mancate fonti che hanno suggerito come la reale percentuale degli iraniani che vivono al di sotto della soglia della povertà sia in realtà superiore al 50%.

Il tasso di disoccupazione è stimato inoltre salire ulteriormente quest’anno al 9,5%, prima di segnare una lieve riduzione al 9,2% nel 2026.

In particolare, il tasso di disoccupazione giovanile viaggia al 19,4%, con la metà degli uomini di età compresa tra i 25 e i 40 anni che è disoccupata e che non cerca attivamente un posto di lavoro.

Non c’è alcun dubbio sul fatto che la spina conficcata nel fianco dell’Iran porti il nome di inflazione.

La febbre dei prezzi va avanti da quasi due decenni, ovvero dal 2007, fomentata da una combinazione di assenza di disciplina fiscale e dal fallimento continuo di riforme atte a modificare il sistema dei sussidi.

Risultato: per l’Iran l’inflazione è diventata una vera e propria malattia cronica.

Inflazione malattia cronica dell’Iran, gli interventi della banca centrale non bastano. I tassi

Nonostante il perseguimento da parte della banca centrale dell’Iran di una politica monetaria restrittiva negli anni 2022 e nel 2023, l’inflazione è rimasta confinata in un range compreso tra il 40% e il 50%, fattore che indica come le ragioni alla base del balzo continuo dei prezzi abbiano poco a che fare con le pressioni in arrivo dal lato della domanda quanto, piuttosto, dagli squilibri fiscali e da questioni inerenti l’offerta.

L’inflazione fuori controllo si è manifestata ripetutamente con episodi di rincari dei prezzi di beni, di immobili e di energia, erodendo in modo significativo il potere di acquisto della popolazione e provocando gravi diseguaglianze socioeconomiche nel Paese.

Fosche sono tra l’altro le attese del Fondo Monetario Internazionale per il tasso di inflazione dell’Iran: le proiezioni sono di un balzo significativo dal 32,6% del 2024 al 43,3% nel 2025, prima di un lieve e trascurabile indebolimento al 42,5%, nel corso del 2026.

Gli economisti sono dell’idea che la battaglia contro l’inflazione in Iran rappresenti una sfida talmente complessa da non poter essere affrontata soltanto attraverso la politica monetaria, richiedendo piuttosto riforme strutturali a 360°.

Dal canto suo, la Banca centrale della Repubblica islamica dell’Iran, nota anche come Bank Markazi Jomhouri Islam Iran, si è impegnata a tenere alto il livello dei tassi di interesse, che viaggiano al 23%, al record della storia, stando alle ultime rilevazioni, dopo essersi attestato in media al 17,9% nel periodo compreso tra il 1973 e il 2025.

Il record del 23% dei tassi è stato testato nel gennaio del 2023, mentre il valore più basso, pari al 10%, è stato toccato a dicembre del 1979.

Per un Paese che già prima dell’imposizione delle sanzioni internazionali, a partire dagli anni ’80 e ’90, ha promosso una politica economica incentrata sull’ideologia dell’autosufficienza, senza mai ambire a una integrazione con l’economia globale, la disponibilità di riserve di petrolio e di gas non è stata sufficiente a garantire un tasso di crescita sostenibile, a causa di una industria che è rimasta confinata in uno stato di isolamento che, oltre a essere stato provocato dalle restrizioni imposte da Washington - che hanno strozzato inevitabilmente il commercio dell’Iran con quello di altri Paesi - è stato autoimposto.

Di conseguenza, l’Iran ha perso diverse opportunità in termini di modernizzazione tecnologica e di investimenti diretti esteri, facendo affidamento su un numero limitato di partner commerciali che ha ulteriormente esacerbato la sua vulnerabilità economica.

Conti pubblici Iran, i rapporti debito-PIL e deficit-PIL

Lato conti pubblici, il rapporto debito-PIL dell’Iran relativo al 2024 rimane decisamente sotto controllo, pari al 36,80% (per i parametri occidentali), dopo essersi attestato in media al 28,63% nel periodo compreso tra il 1996 e il 2024. Il massimo è stato testato nel 2020 al 48,30%, mentre il minimo record è stato toccato all’11,80% nel 2013.

Un report del pubblicato nel 2024 dalla Banca Mondiale ha messo in evidenza la traiettoria discendente del debito pubblico rispetto al PIL fino al 29% tra la fine del 2023 e gli inizi del 2024, grazie alla elevata crescita del PIL nominale di quel periodo e ai tassi di interesse negativi su base reale.

Allo stesso tempo, è stato l’avvertimento, il debito pubblico rispetto all’NDFI (Iran’s National Development Fund, fondo sovrano dell’Iran), calcolato in dollari, non incluso nelle cifre ufficiali, è stato stimato a un valore di 100 miliardi di dollari, equivalente al 30% del PIL: “Questo debito è salito in modo significativo, a causa del calo delle entrate (incassate dalle finanze pubbliche di Teheran) legate alla vendita di petrolio, successivo alle sanzioni USA ”, si legge nel rapporto Iran Economic Monitor che è stato pubblicato dalla Banca Mondiale nella primavera del 2024 (l’ultimo disponibile nel caso specifico).

La cifra del debito-PIL, ha messo in evidenza la ricerca della World Bank, Banca Mondiale, non include inoltre neanche i prestiti che sono stati contratti dal governo denominati in valuta estera, che non sono stati ancora onorati.

A questo si aggiunge il fatto che i prelievi che Teheran ha fatto dall’NDFI per ottenere aiuti straordinari, come durante il periodo della pandemia Covid-19 e per finanziare attività di recupero necessarie nei casi di disastri naturali, hanno depresso le stesse finanze del fondo.

Il debito esterno complessivo dell’Iran, nel periodo 2022-2023 è rimasto comunque decisamente contenuto, pari ad appena l’1,9% del PIL, fattore che ha consentito al Paese di rimanere blindato dall’impatto diretto delle fluttuazioni del cambio e, anche, dal balzo dei tassi di interesse a livello globale che si è manifestato in quegli anni.

Ma occhio al rapporto deficit-PIL, a causa del balzo significativo che ha registrato in questi ultimi anni.

Dopo il surplus in media del 2,57% nel periodo compreso tra il 1990 e il 2023, il rapporto deficit-PIL viaggia al 5,50% (secondo gli ultimi dati disponibili, che risalgono a due anni fa).

Il deficit-PIL ha testato il record assoluto del 6,6% nel 2000 e il minimo al -6,3% nel 1993.

Deficit commerciale paga effetto sanzioni, il report del Parlamento di Teheran

Grande motivo di ansia per l’economia iraniana continua a essere il deficit commerciale: è stato uno stesso rapporto del Parlamento diffuso agli inizi di giugno a confermare la crescita del deficit commerciale iraniano a partire dal 2021, a causa del balzo dell’inflazione a livello mondiale, del valore in discesa delle esportazioni di materie prime da parte del Paese, della fluttuazione del valore della moneta e di un’attenzione eccessiva ai principali partner commerciali.

Stilato dal centro di ricerca del Parlamento iraniano, stando a quanto reso noto dall’agenzia di stampa Fars, negli ultimi due trimestri che si sono conclusi a settembre del 2024 il deficit commerciale dell’Iran si è attestato a $7,16 miliardi, al massimo in un semestre degli ultimi anni.

L’Iran ha continuato a soffrire un deficit commerciale a partire dal 2021.

La maggior parte delle esportazioni dell’Iran è stata destinata negli ultimi anni alla Cina e all’Iraq.

Un fattore che rende Teheran “ più vulnerabile agli shock politici, economici e commerciali di quei Paesi ”, si legge nel report, che ha raccomandato all’Iran di diversificare la base dei propri partner commerciali al fine di diminuire il valore attuale del suo deficit.

Deficit che, nell’anno che si è concluso lo scorso 20 marzo, è stato pari a $14,6 miliardi, complici, secondo diversi esperti, anche le enormi importazioni di oro avvenute nell’ambito della decisione delle autorità di adottare misure volte a proteggere l’economia dall’effetto delle sanzioni USA.

Nei due mesi terminati il 21 maggio scorso, il deficit commerciale dell’Iran si è attestato a $0,23 miliardi, secondo gli ultimi dati resi noti dal governo iraniano.

Esportazioni e importazioni dell’Iran, il quadro e i principali partner commerciali

Una panoramica delle esportazioni e delle importazioni del Paese è stata stilata dalla società Observatory of Economic Complexity (OEC), che fornisce dati relativi al commercio globale.

Dalle ultime informazioni, che risalgono al 2023, è risultato che le esportazioni di quell’anno sono ammontate a $13,2 miliardi, rendendo l’Iran il 92esimo esportatore del mondo.

Evidente l’effetto delle sanzioni sull’export, crollato di $80 miliardi in cinque anni rispetto ai $93,2 miliardi del 2018.

L’Iran esporta principalmente polimeri di etilene ($1,85B), minerali di ferro ($1,3 miliardi), derivati di alcoli acilici ($871M), gas di petrolio ($631 milioni), e rame raffinato ($560 milioni).

Le esportazioni e importazioni dell'Iran nell'anno 2023 Le esportazioni e importazioni dell’Iran nell’anno 2023 L’Iran esporta principalmente polimeri di etilene ($1,85B), minerali di ferro ($1,3 miliardi), derivati di alcoli acilici ($871M), gas di petrolio ($631 milioni), e rame raffinato ($560 milioni). Le principali destinazioni commerciali delle sue esportazioni sono state Cina ($4,59 miliardi), Turchia ($2,18 miliardi), India ($1,02 miliardi), Pakistan ($943 milioni) e Armenia ($597 milioni). Fonte: OEC.

Le principali destinazioni commerciali delle sue esportazioni sono state Cina ($4,59 miliardi), Turchia ($2,18 miliardi), India ($1,02 miliardi), Pakistan ($943 milioni) e Armenia ($597 milioni).

Le importazioni hanno avuto principalmente per oggetto apparecchiature di trasmissione ($3,24 miliardi); auto, veicoli a motore e componenti auto ($1,27 miliardi), mais ($1,27 miliardi), semi di soia ($1.24 miliardi), carrozzerie per veicoli a motore ($1 miliardo).

L’Iran ha acquistato questi prodotti soprattutto dalla Cina ($10 miliardi), dagli Emirati Arabi Uniti ($5.78 miliardi), dalla Turchia ($3.06 miliardi), dal Brasile ($2,3 miliardi), e dalla Germania ($1,26 miliardi).

L’interscambio commerciale tra l’Italia e l’Iran

Per quanto riguarda l’interscambio commerciale con l’Italia, dalle informazioni diffuse dalle Camere di Commercio italo estere ed estere in Italia è emerso che nel 2023 l’Italia ha assistito a un aumento del 9% del suo interscambio con l’Iran, dai 629 milioni di euro del 2021 ai 750 milioni, di cui 600 milioni di esportazioni.

La crescita è avvenuta per il secondo anno consecutivo.

Insieme alla Germania e all’Olanda, l’Italia si è confermata il Paese UE che ha avuto l’interscambio commerciale più significativo con Teheran.

Italia, Germania e Olanda i principali partner commerciali UE dell'Iran Italia, Germania e Olanda i principali partner commerciali UE dell’Iran Con un +9% l’Italia ha registrato nel 2023 un aumento dell'interscambio con l’Iran per il secondo anno consecutivo, passando dai 629 milioni di euro del 2021 ai 750 dell’anno appena trascorso, di cui 600 milioni di esportazioni. (Fonte Camere di commercio italo estere ed estere in Italia, sezione di Unioncamere).

Non solo petrolio, occhio a incidenza settore servizi sul PIL dell’Iran

Una economia in crisi con qualche punto di forza. Così ha fatto di recente il punto della situazione sull’economia iraniana Bijan Khajehpour - Managing partner presso Eurasian Nexus Partners GmbH, facendo notare che, da un punto di vista macroeconomico, se è vero che nei 12 mesi terminati il 20 marzo del 2024 il PIL del Paese è salito del 4% circa, in termini di dollari il valore nominale dell’economia è rimasto stagnante, come ha dimostrato il trend del PIL pro-capite.

Le vulnerabilità dell’economia dell’Iran sono state identificate nella presenza di “vari squilibri, che sono stati provocati da politiche di sussidi errate, dal malgoverno, dall’incompetenza e dalla corruzione. Fenomeni chiave che mettono a repentaglio la performance economica sono il deficit, carenza di elettricità e carenze nel settore finanziario, che si accompagnano alle maggiori fonti di instabilità, che sono rappresentate dalle sanzioni e dall’inflazione elevata”.

Detto questo, non mancano alcune note positive, che si possono riassumere, spiega l’esperto, nella “ prevalenza del settore servizi nel PIL ” del Paese.

Di fatto, nel periodo che si è concluso il 20 marzo del 2024, “il settore dei servizi ha contribuito a più del 50% del PIL complessivo ”, a fronte di un contributo del settore petrolifero sul PIL che è stato pari al 16%. La flessione più marcata ha interessato invece il comparto agricolo.

La composizione del PIL dell'Iran nell'anno che si è concluso il 20 marzo 2024 La composizione del PIL dell’Iran nell’anno che si è concluso il 20 marzo 2024 Si rileva una elevata incidenza del settore servizi sul prodotto interno lordo dell'Iran (Fonte: Banca centrale dell'Iran).

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