Come provare un pagamento in contanti

Ilena D’Errico

15 Dicembre 2023 - 23:02

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Ecco come provare un pagamento avvenuto in contanti in caso di contestazione: tutti i metodi a disposizione e i rischi.

Come provare un pagamento in contanti

Ad oggi il denaro contante resta il metodo di pagamento più utilizzato, perlomeno per le transazioni di modico valore (anche perché la legge mette un limite ai pagamenti contanti, attualmente a 5.000 euro). Nonostante questa preferenza, i contanti hanno un significativo svantaggio rispetto agli altri metodi di pagamento, che riguarda la tracciabilità.

Provare un pagamento avvenuto con mezzi tracciabili è estremamente semplice, ma ciò non significa che i pagamenti in contanti non siano documentabili, anche perché altrimenti sarebbero inammissibili.

Poter dimostrare il pagamento è essenziale in caso di contestazioni, perché altrimenti si rischia di dover corrisponderlo nuovamente. L’esempio più classico, per quanto attenga a un comportamento di base scorretto e illegale, è quello dei lavoratori in nero. In una causa sul lavoro nero, difficilmente il datore può provare di aver corrisposto i pagamenti, dunque i lavoratori possono pretenderli ancora una volta.

Ovviamente, i pagamenti i contanti non attengono sempre ad azioni illegali o comunque scorrette ed è quindi ancora più importante sapere come provarli.

Come provare i pagamenti in contanti

Come anticipato, provare il pagamento è fondamentale nell’ambito di una causa civile, laddove l’altra parte contesti di non averlo ricevuto. Ovviamente si presuppone un comportamento scorretto (o molto molto smemorato) da parte del ricorrente, come un venditore che vuole ricevere il pagamento doppio o un creditore che nega di aver ricevuto la restituzione del debito.

Non solo, provare il pagamento è spesso utile per esercitare i diritti dei consumatori (ad esempio per cambiare un prodotto dopo aver perduto lo scontrino). Se si considera che il limite attuale ai pagamenti contanti è pari a 5.000 euro, la difficoltà di dimostrare il pagamento potrebbe essere enormemente dannosa.

Una buona norma è sicuramente quella di premunirsi per le transazioni più elevate di prove, come una scrittura privata tra le parti in cui si dichiara l’avvenuto pagamento. Se ciò non è stato fatto, bisogna provare a dimostrare la transazione con altri mezzi.

La prova testimoniale

Dato che i pagamenti in contanti non sono tracciabili il modo migliore per provarli sono sicuramente le dichiarazioni dei testimoni che hanno assistito personalmente alla consegna del denaro. Ovviamente, non possono testimoniare le parti in causa e tutte le persone con interessi nell’esito della stessa.

Bisogna però tenere a mente anche un altro principio stabilito dalla legge, ovvero il divieto della prova testimoniale per i contratti di valore superiore a 2,58 euro stabilito dall’articolo 2721 del Codice civile. Posta in questo modo, la funzione dei testimoni potrebbe apparire vana per l’esiguo valore della causa, tuttavia c’è un’eccezione.

Il giudice, infatti, può derogare il divieto se lo ritiene opportuno, basando la sua valutazione sugli usi e le consuetudini rispetto alla natura del contratto e ai rapporti tra le parti. Il giudice deve quindi chiedersi anche se sia verosimile la consegna di denaro senza ricevuta (o il fatto di averla persa con negligenza), ma anche se sia verosimile che l’altra parte abbia consegnato il bene o effettuato la prestazione senza aver ricevuto il denaro.

La testimonianza può quindi essere ammessa come mezzo di prova.

Lo scontrino

Lo scontrino è un documento di natura fiscale ma può essere impiegato come prova di pagamento, poiché di norma viene rilasciato contestualmente allo stesso. Oltretutto, pare poco proficuo dichiarare un reddito su cui andranno pagate le tasse senza averlo effettivamente incassato.

Per queste ragioni, lo scontrino è una valida prova d’acquisto secondo la Corte di Cassazione. Allo stesso tempo, non mancano i precedenti giuridici in cui allo scontrino è stato attribuito il valore di prova presuntiva, cioè efficace solo fino alla contestazione dell’altra parte.

Più che parlare di contrasti nella giurisprudenza, però, si deve guardare ai casi specifici e a tutti gli elementi della compravendita. Nella maggior parte dei casi, non è verosimile l’emissione di uno scontrino senza la ricezione del denaro, ma non è sempre così.

Per esempio, nella sentenza n. 365/2016 il tribunale di Ivrea ha limitato l’efficacia probatoria di uno scontrino da 30.000 euro per l’acquisto di mobilia, in ragione del limite ai contanti vigente e alla mancanza di altri elementi sicuri a sostegno della tesi.

Il giuramento decisorio

In assenza di testimoni e scontrini, per provare il pagamento avvenuto in contanti resta solo il giuramento decisorio, che vincola il giudice a decidere in base al contenuto delle dichiarazioni. Una parte chiede all’altra di giurare una circostanza, la quale può:

  • Giurarla, vincendo la causa;
  • non giurare e perdere la causa;
  • deferire il giuramento all’altra parte, che a sua volta potrà giurare e vincere o non giurare e perdere (ma non deferire ancora il giuramento).

Potrebbe apparire un metodo poco efficace, ma il deterrente sta nella sanzione per il giuramento falso: la reclusione da 6 mesi a 3 anni. Per arrivare a questo punto è però necessario instaurare un’azione penale per falsa testimonianza.

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