Le bollette troppo alte del gas in condominio potrebbero dipendere da un malfunzionamento del contatore. Ecco a chi spetta la contestazione e l’onere della prova tra condominio e fornitore.
Come contestare le bollette del gas troppo alte in condominio? Quando quando spetta al condominio dimostrare che c’è stato un malfunzionamento del contatore e quando spetta al fornitore dimostrare che i consumi registrati sono corretti?
Si tratta di un dubbio che, ormai da anni, nasce ogni volta che un condominio contesta al fornitore del gas una bolletta troppo elevata, una questione che è stata chiarita dalla sentenza 5587 di ottobre della Corte di Appello di Roma.
Bollette gas troppo alte, il caso
La sentenza nasce dal decreto ingiuntivo proposto da un fornitore del gas nei confronti di un condominio per incassare il pagamento di oltre 175 mila euro. In primo grado il giudice aveva accolto l’opposizione al decreto ingiuntivo del condominio per una serie di elementi poco chiari come:
- l’avvenuta prescrizione di alcune fatture pretese;
- malfunzionamento del contatore;
- consumi non effettivamente provati per giustificare il credito vantato;
- irregolarità nella quantificazione degli interessi applicati;
- mancanza dell’allegato in cui verificare l’effettivo prezzo del gas.
Da tutti questi elementi era emerso che il condominio non era in grado di verificare se le somme richieste corrispondessero ai consumi effettivi. Il tribunale di primo grado aveva ritenuto fondate le opposizioni del condominio revocando il decreto ingiuntivo.
Il fornitore, però, si era opposto alla sentenza di primo grado con l’appello affermando che i consumi presunti corrispondevano a quelli reali. Ma anche in Appello i giudici si sono focalizzati sulla mancanza della prova sui consumi energetici.
A chi spetta l’onere della prova?
Solitamente quando si contesta un credito (come nel caso del decreto ingiuntivo) sostenendo che il fornitore non abbia diritto alle somme che richiede, la società fornitrice ha l’onere di dimostrare che i consumi presunti rispecchino quelli reali. I consumi registrati dal contatore sono considerati corretti fino a quando non si prova il contrario: se ci sono contestazioni, quindi, la presunzione dei consumi è superata e si deve dimostrare che corrisponde ai consumi reali.
Il condominio in più di un’occasione aveva richiesto una verifica del contatore affermando che ci fosse un guasto, ed è proprio questo elemento che sposta l’onere della prova sul fornitore che deve dimostrare che i consumi registrati dall’apparecchio (e riportati in fattura) corrispondono a quelli reali.
La Corte d’Appello di Roma, inoltre, ha sottolineato che spesso i guasti dei contatori sono di natura tecnica e nascosti: un condominio senza preparazione non è in grado di individuarli. Proprio per questo motivo se un condominio contesta il giusto funzionamento di un contatore, la prova di dimostrare che l’importo richiesto in fattura è corretto si sposta sul fornitore.
Se non ci sono prove concrete e documentali che dimostrino che il contatore funzioni perfettamente, le somme indicate in fattura non sono dovute. Se da un lato, quindi, il condominio deve inviare richieste scritte al fornitore per richiedere un controllo del contatore, dall’altro il fornitore che vanta un credito dovrà sempre essere in grado di dimostrare che i consumi indicati nel contatore corrispondono a quelli reali.
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