La Cina ha lanciato un allarme globale

Luna Luciano

10 Maggio 2025 - 11:50

Il ministro cinese Lan Fo’an avverte: la guerra commerciale con gli USA minaccia l’economia globale. Rischi concreti per imprese, consumatori e stabilità mondiale.

La Cina ha lanciato un allarme globale

La Cina ha messo in guardia il mondo: la guerra commerciale avviata dagli Stati Uniti rischia di esporre l’economia globale a rischi senza precedenti.

Lo ha dichiarato il ministro delle Finanze Lan Fo’an in un discorso tenutosi durante la riunione della Banca asiatica di sviluppo (ADB) a Milano. Pur non menzionando gli Stati Uniti, il discorso del ministro cinese non ha lasciato spazio a dubbi o margini di errore nell’interpretazione.

Lan ha evidenziato come un “certo Paese” abbia innescato una guerra tariffaria e commerciale che sta rendendo lo scenario globale sempre più instabile. In un contesto di crescente tensione tra le due maggiori economie del pianeta, le parole del ministro arrivano in un momento in cui i mercati internazionali sono già sotto pressione per i cambiamenti geopolitici, le catene di approvvigionamento in crisi e un’inflazione ancora non completamente sotto controllo.

L’allarme di Pechino, pubblicato anche sul sito ufficiale del Ministero delle Finanze cinese, è un chiaro segnale rivolto alla comunità internazionale: le dinamiche attuali potrebbero condurre a un collasso del sistema economico multilaterale.

Il messaggio è anche un invito, rivolto soprattutto ai paesi dell’Asia e ai membri della ADB, a non cedere all’unilateralismo e al protezionismo, ma a mantenere il dialogo e la collaborazione attraverso le istituzioni intergovernative. Ecco cosa ha detto il ministro e quali sono le possibilità che Cina e Usa si siedano a un tavole per gli accordi?

Cina lancia l’allarme: la guerra dei dazi può mettere in ginocchio l’economia globale

L’allarme lanciato da Lan Fo’an si concentra sulla guerra commerciale in corso tra Stati Uniti e Cina, esplosa dopo che il presidente americano Donald Trump ha imposto dazi fino al 145% su centinaia di prodotti importati dalla Cina. Pechino ha reagito con misure simmetriche, applicando dazi del 125% su una vasta gamma di beni statunitensi. Il risultato è stato un inasprimento delle tensioni tra le due superpotenze e un impatto diretto sulle economie di molti altri Paesi, trascinati nella spirale di instabilità.

Nel suo discorso a Milano, Lan ha evidenziato i pericoli derivanti da questo scontro. Ha dichiarato che la situazione mondiale sta diventando sempre più turbolenta. Il ministro ha fatto appello ai Paesi della regione Asia-Pacifico affinché si oppongano a tali tendenze, rimanendo fedeli alla cooperazione multilaterale. Il messaggio è chiaro: continuare sulla strada del protezionismo potrebbe far deragliare l’economia globale, compromettendo la crescita, aumentando la povertà e generando nuove crisi regionali.

L’adozione di misure unilaterali, secondo Lan, mina la fiducia nei meccanismi di cooperazione economica e nelle istituzioni globali. La guerra dei dazi non è solo una disputa bilaterale, ma un pericoloso precedente per tutte le future relazioni commerciali. Le sue ripercussioni si estendono oltre gli Stati Uniti e la Cina, con effetti a catena sui mercati finanziari, sulla stabilità dei prezzi e sull’accesso alle materie prime. L’appello della Cina, dunque, non va letto solo come una difesa dei propri interessi, ma come un allarme su scala internazionale.

Stati Uniti-Cina: c’è la possibilità di un accordo?

Nonostante il clima teso, uno spiraglio potrebbe aprirsi sul fronte diplomatico. Donald Trump ha recentemente dichiarato che la Cina avrebbe manifestato la volontà di incontrare gli Stati Uniti per cercare un accordo commerciale. L’affermazione è arrivata durante un incontro con il primo ministro canadese Mark Carney e ha subito attirato l’attenzione tra analisti e investitori.

Tuttavia, il percorso verso un’intesa è tutt’altro che scontato. Il Ministero degli Esteri cinese ha sottolineato che Washington deve cambiare il proprio approccio “minaccioso” se davvero intende giungere a un compromesso. Senza un accordo, gli effetti negativi per l’economia globale saranno inevitabili. La prima conseguenza tangibile sarà l’aumento dei prezzi per i consumatori americani, colpiti direttamente dall’inflazione dovuta ai dazi sulle importazioni. Le grandi aziende statunitensi che dipendono dalla Cina per produzione o forniture – come Apple e Walmart – potrebbero subire pesanti contraccolpi, traducibili in tagli occupazionali, perdita di competitività e rialzi dei prezzi al dettaglio.

Ma le ricadute si estenderebbero ben oltre gli USA. La Cina, costretta a trovare nuovi sbocchi per i propri prodotti, potrebbe riversare le sue esportazioni in Europa, creando un surplus pericoloso per il mercato europeo. L’Unione Europea è già in stato di allerta: un afflusso di merci a basso costo potrebbe compromettere la produzione interna e spingere a nuove misure protezionistiche.

Inoltre, il conflitto economico rischia di contagiare altri settori strategici come la tecnologia e la finanza, aumentando la frammentazione del commercio globale. In uno scenario del genere, il rischio di una recessione mondiale non è più un’ipotesi remota ma una concreta possibilità. Per questo motivo, la comunità internazionale osserva con attenzione ogni mossa di Pechino e Washington, nella speranza che i colloqui si traducano in azioni concrete prima che il prezzo da pagare diventi insostenibile.

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