Cina e Usa: due “bombe esplosive” nel G7 (e per l’economia mondiale)

Violetta Silvestri

10/05/2023

11/05/2023 - 08:34

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Nell’agenda del G7, Cina e Usa sono protagoniste indiscusse e minacciano la stabilità finanziaria mondiale: perché le due potenze sono ormai considerate bombe pronte a esplodere?

Cina e Usa: due “bombe esplosive” nel G7 (e per l’economia mondiale)

Cina e Usa protagoniste indiscusse del G7. I problemi economici e finanziari legati alle due potenze mondiali saranno al centro dei dibattiti, con la minaccia di esplodere in turbolenze e tensioni a livello globale.

I ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali delle nazioni più ricche del mondo si riuniscono in Giappone dall’11 maggio, con un elenco crescente di questioni urgenti da discutere, dal rischio di ulteriori fallimenti bancari e la necessità di una ristrutturazione del debito, alla minaccia di un default negli Usa fino al ridimensionamento del peso cinese nelle catene di approvvigionamento mondiale.

Il punto chiave è che, per motivi diversi, i colossi dell’economia mondiale, solitamente chiamati a dare sostegno e soluzioni per le fragilità altrui, sono ora più che mai essi stessi delle minacce per la stabilità della finanza globale. Nel meeting del G7, il clima è teso anche per le delicate - ed esplosive - posizioni di Usa e Cina.

Usa e il fardello del debito: una bomba al G7?

Dopo il crollo della Silicon Valley Bank e l’acquisizione da parte del Credit Suisse, il mondo ha guardato con diffidenza allo stato della stabilità finanziaria globale. Il fallimento della First Republic Bank si è aggiunto a queste preoccupazioni.

I responsabili finanziari hanno finora assicurato che l’impatto sulle loro economie e mercati è limitato e che la situazione normativa è cambiata in meglio dopo la crisi finanziaria globale. Tuttavia, hanno anche affermato che stanno monitorando attentamente gli sviluppi. Nel mirino sono finiti proprio i potenti Stati Uniti, con gli istituti di credito regionali che hanno vacillato.

Su di loro pesa sempre di più anche la drammatica incertezza sul suo debito: senza un rinnovo all’aumento del limite di indebitamento, sarà catastrofe. Non a caso, nel G7 i funzionari finanziari saranno ansiosi di ascoltare le ultime notizie sullo stallo dal segretario al Tesoro. In vista degli incontri, Janet Yellen ha detto che “semplicemente non ci sono buone opzioni” per risolvere la situazione Washington, a parte la decisione del Congresso di alzare il tetto al debito ed evitare una crisi di liquidità già a giugno.

Il dollaro e i titoli di Stato Usa sono asset chiave dell’intero sistema finanziario globale, ha detto lunedì la Yellen, avvertendo del danno che un default potrebbe infliggere all’economia e ai mercati finanziari statunitensi.

Questa crisi degli Stati Uniti, allarma, tra gli altri, il Giappone, che è il presidente del G7 e il più grande detentore mondiale del debito statunitense.

Tutti contro la Cina? Il dragone è un problema

Tra i temi in agenda nella riunione del G7 c’è quello di avviare un piano concreto per diversificare le catene di approvvigionamento mondiali e allontanarle dalla Cina, attraverso partnership con nazioni a basso e medio reddito.

Sottolineando il suo desiderio di conquistare il “Sud globale”, il ministro delle finanze giapponese Shunichi Suzuki ha invitato il presidente dell’Unione africana Comore a un incontro di sensibilizzazione sul tema che si terrà venerdì.

Altri cinque paesi sono stati invitati, tra cui Brasile, India e Indonesia, ma non la Cina. In realtà, c’è incertezza sul fatto che il G7 possa convincere le economie emergenti a costruire catene di approvvigionamento meno dipendenti dal dragone. Molte di esse, infatti, sono state colpite da aggressivi aumenti dei tassi statunitensi che hanno aumentato il peso del loro debito denominato in dollari.

Gli Stati Uniti, però, stanno da tempo esercitando pressioni sugli alleati affinché aderiscano alle restrizioni sulla vendita di prodotti strategici come alcune esportazioni di semiconduttori in Cina. Anche molti nel G7 si stanno muovendo in quella direzione.

In questa cornice, una dichiarazione congiunta dei ministri potrebbe anche enfatizzare il miglioramento delle condizioni di lavoro e la spinta per l’energia pulita come parte della posizione del G7 sulle catene di approvvigionamento, una mossa che contrasterebbe con la recente espansione cinese delle centrali a carbone.

La Cina, è evidente, è un problema e un rivale per le altre potenze. Su di essa, però, grava anche la questione del debito dello Sri Lanka. Pechino ha partecipato al primo round di colloqui come osservatore, non come partecipante ufficiale.

In qualità di maggiore creditore bilaterale ufficiale al mondo, la Cina dovrebbe partecipare a una significativa riduzione del debito per i paesi che affrontano problemi, ma è stata per troppo tempo un ostacolo all’azione necessaria, ha affermato Yellen il mese scorso.

I rapporti con Pechino e il G7 si stanno quindi deteriorando e per questo si può azzardare che nuove micce stanno per accendersi nel già infuocato scenario globale.

“I problemi del debito delle nazioni emergenti stanno diventando sempre più gravi a causa in parte del dollaro forte”, ha affermato Takahide Kiuchi, analista del Nomura Research Institute. “L’agenda dei colloqui mostra come il G7 stia diventando sempre più politicizzato in natura, con un’enfasi sulla lotta contro la Cina.

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