Questa nuova professione si occupa di gestire l’eredità digitale del defunto, agevolando così il processo di elaborazione del lutto per parenti e amici. Ecco di cosa si tratta.
In un mondo sempre più digitalizzato, le modalità per onorare la scomparsa di una persona cara assumono nuove e innovative funzionalità.
Un tempo, la memoria dei defunti veniva preservata in “analogico”, con filmini, album di fotografie in pellicola, lettere e racconti di parenti e amici. Adesso, invece, a custodire la testimonianza della vita di una persona scomparsa sono - per la maggior parte dei casi - dispositivi digitali come computer, smartphone e tablet, che contengono al loro interno un gigantesco ecosistema di tracce digitali come foto, video, chat, note e informazioni sensibili.
Questa preziosa raccolta di ricordi può, tuttavia, rappresentare un carico troppo doloroso da revisionare per un congiunto, ma anche sollevare interrogativi sulla gestione di questo “testamento digitale”. Ed è proprio per questo motivo che, negli ultimi anni, sta spopolando una nuova professione in grado di agevolare questo processo: l’After Life Manager.
Qual è il ruolo dell’After Life Manager?
Secondo uno studio effettuato dall’Università del Colorado, un utente medio di Internet possiede oltre 190 account digitali e produce circa 850 GB di dati l’anno, un quantitativo imponente e potenzialmente insormontabile da affrontare per chi sta affrontando una perdita.
L’After Life Manager si occupa di gestire la “digital legacy” (ovvero eredità digitale) di un cliente - ancora in vita durante la consulenza - con cui selezionerà i contenuti da mantenere online, agevolando così il passaggio o l’eliminazione delle proprietà, facilitando anche l’elaborazione del lutto per familiari e amici.
Tra i numerosi passaggi chiave gestiti dall’After Life Manager, ecco alcuni dei procedimenti più importanti per preservare la testimonianza digitale di un defunto:
- conservare un inventario di tutti gli account del defunto, con dati sensibili come nome utente e password;
- selezionare quali account social preservare dopo la morte (alcuni social, come Facebook o Instagram, consentono di trasformare i profili in pagine commemorative);
- informare parenti e amici del defunto sulle modalità di comunicazione della scomparsa sui social media.
L’importanza della “death education”
A differenza di altri Paesi come gli Stati Uniti, l’Inghilterra o il Giappone, in Italia tipologie di servizi come l’After Life Management sono ancora poco presenti sul territorio. Questa carenza è dovuta principalmente a fattori socio-culturali per cui - nella maggioranza dei casi - gli italiani tentano in ogni modo di ignorare il pensiero della morte.
Invece, l’importanza di istruire i cittadini alla “death education”, ovvero l’educazione alla morte, aiuterebbe a ridurre lo stigma nei confronti di un evento tragico e spaventoso - ma al tempo stesso naturale e universale - che accomuna il destino di tutti gli esseri umani.
Proprio per questo motivo, il consulto con un After Life Manager può aiutare a riflettere più a fondo su come affrontare il tema della morte e - una volta arrivato il momento - in quale modo vorremmo essere ricordati dal mondo.
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