Che succede se non pago una o più rate di un finanziamento?

Ilena D’Errico

7 Novembre 2022 - 22:14

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Che succede se non pago una o più rate di un finanziamento? Dalla segnalazione come cattivo debitore al pignoramento dei beni.

Che succede se non pago una o più rate di un finanziamento?

Il finanziamento prevede un piano di rientro estremamente rigoroso, con un sistema ben preciso per far fronte a mancati pagamenti e ritardi, costituito da varie penalizzazioni del debitore che vanno dalla segnalazione al pignoramento dei beni.

Cosa succede se non pago una o più rate di un finanziamento dipende dal numero di rate e dalle caratteristiche del finanziamento stesso. In generale, però, il sistema di segnalazioni è scandito in modo preciso e al debitore è concesso un determinato periodo di tempo per rientrare dell’importo dovuto, evitando così conseguenze decisamente più gravose.

Il primo passo, infatti, consiste nella segnalazione come cattivi pagatori, che può perdurare per un periodo variabile.

Soltanto in seguito alla segnalazione alla Centrale rischi finanziari l’istituto di credito potrà richiedere un decreto ingiuntivo del tribunale, al fine di avviare la procedura di recupero credito. Questo si applica ai casi di insolvenza grave, poiché quando il mancato pagamento rappresenta un caso isolato la finanziaria si limita inizialmente a inviare un avviso bonario.

Vediamo dunque nel dettaglio cosa succede qualora ci si dimentichi, oppure non si abbia la possibilità economica, di pagare una o più rate di un finanziamento.

L’avviso bonario, la raccomandata e il pagamento degli interessi

Solitamente la prassi per il mancato pagamento di una finanziaria prevede in primis l’invio di un avviso bonario tramite telefonata, e-mail o lettera informale e successivamente, in caso di mancato riscontro, di una raccomandata con cui si chiede il saldo del debito e si indica un termine entro il quale bisognerà procedere al pagamento della somma dovuta.

Nel richiedere il pagamento della rata, o delle rate mancanti, verranno applicati anche gli interessi di mora, oltre a essere addebitate le spese postali e quelle di recupero.

La segnalazione come cattivo pagatore: cosa fare

Se il pagamento non dovesse ancora avvenire, allora si procederà con la segnalazione come cattivo pagatore.

Infatti, i dati relativi al credito vengono sempre conservati, così che se il pagamento viene completato possono rappresentare una garanzia, mentre in caso contrario impediscono l’accesso a un nuovo credito costituendo così una misura di sicurezza per le finanziarie.

Le banche dati principali sono il Crif e l’Experian, che rispettano una precisa tempistica in merito alla conservazione dei dati e rappresentano soltanto il primo passo di una procedura che non è immediata come si potrebbe credere.

La prassi comune è infatti la seguente:

  • Segnalazione come cattivo pagatore.
  • Decreto ingiuntivo.
  • Procedura di recupero crediti.
  • Espropriazione forzata e pignoramento.

I sistemi di informazione creditizia raccolgono tutti i dati relativi al finanziamento, compresi quelli relativi alla richiesta che rimangono visibili per 180 giorni, mentre la rinuncia o il rifiuto di una domanda di finanziamento vengono conservati per 90 giorni. Il rimborso regolare del piano, invece, può essere consultato per 60 mesi dalla data di estinzione del rapporto creditizio.

Le condizioni, quindi, sono piuttosto favorevoli per i beneficiari del finanziamento, ma per quanto riguarda il mancato pagamento le tempistiche sono variabili. È infatti prevista la conservazione dei dati per:

  • 12 mesi per il pagamento ritardato di 1 o 2 rate, contati dalla comunicazione di regolarizzazione, a patto che nell’arco di questo periodo i pagamenti siano regolari.
  • 24 mesi dalla regolarizzazione per il ritardo nel pagamento di 3 o più rate, se i pagamenti sono proceduti in maniera regolare in questo periodo.
  • 60 mesi dalla data di estinzione effettiva per finanziamenti non rimborsati e morosità.

La segnalazione può essere evitata se il contratto con la finanziaria prevede l’opzione salto rata, che consiste per l’appunto nella possibilità di rimandare di solito da 1 a 3 rate senza conseguenze. Si tratta comunque di un’opzione aggiuntiva che peraltro viene solitamente pagata come servizio accessorio.

Nel caso in cui, invece, si arrivasse a ricevere un decreto ingiuntivo, è possibile opporsi entro 40 giorni, al termine dei quali inizierà la procedura di esecuzione forzata.

L’esecuzione forzata e il pignoramento

Se il debitore non ha presentato opposizioni per tempo al decreto ingiuntivo, la finanziaria provvede immediatamente all’invio dell’atto di precetto e dopo soli 10 giorni può intervenire con il pignoramento. Durante la fase di recupero crediti saranno coinvolti:

  • Il quinto dello stipendio.
  • Il pignoramento dello stipendio con trattenuta in busta paga.
  • Il pignoramento di beni, mobili, immobili e del conto corrente.
  • Il pignoramento dei beni del garante del credito, il quale deve presentare tempestivamente opposizione per evitarlo.

Una volta che la procedura di recupero crediti è stata avviata, l’unica soluzione rimanente consiste nella richiesta di una perizia tecnica per individuare eventuali irregolarità. La consulenza con avvocati specializzati nel settore finanziario, poi, può consentire di trovare un accordo più favorevole.

In ogni caso, è bene tenere a mente la Legge sul sovraindebitamento che permette di organizzare un piano di restituzione su misura dell’effettiva disponibilità economica. La prescrizione del debito, invece, è un evento piuttosto remoto in quanto i termini vanno da 5 a 10 anni e ripartono dall’inizio ogni volta in cui si riceve una comunicazione.

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